Corsa di testa esemplarenel Challenge de Cadiz. Ortolani 38°
Ha vinto Patrick Cantlay, che ha superato con un par alla prima buca di playoff Collin Morikawa, ma forse è il primo verdetto della storia del PGA Tour deciso dal Covid-19. Infatti resta il forte dubbio che non sarebbe certo finita in questo modo se lo spagnolo Jon Rahm, campione in carica, non fosse stato costretto al ritiro perché, dopo tre turni, è risultato positivo al Covid-19. Infatti l’iberico aveva sei colpi di vantaggio proprio sui due e stava dominando la scena in lungo e largo dall’alto di una forma straripante, regalandosi anche una “hole in one (buca 16, par 3, yards 183, ferro 8, secondo).
Comunque sul percorso del Muirfield Village Golf Club (par 72) di Dublin nell’Ohio è andata diversamente. Cantlay (275 - 69 67 68 71, -13) e Morikawa (66 72 66 71) non hanno brillato nel giro finale, che hanno condotto di pari passo con un 71 (-1), entrambi con quattro birdie e tre bogey), poi lo spareggio ha concesso il quarto titolo, e il secondo in questo evento dopo quello del 2019, al primo.
Cantlay, 29enne di Long Beach (California), alla 114ª partenza, è diventato il settimo plurivincitore della gara
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Primo titolo per l’inglese, undicesimo posto per Renato Paratore
In un pazzo finale la filippina Yuka Saso ha vinto con 280 (69 67 71 73, -4) colpi il 76° US Women’s Open, il secondo dei cinque major stagionali femminili disputato all’Olympic Club (Lake Course, par 71) di San Francisco in California, dove Giulia Molinaro si è classificata 61ª con 300 (74 74 76 76, +16).
Yuka Saso ha superato dopo tre buche di playoff la giapponese Nasa Hataoka (280 - 72 69 71 68)
L'iberico Santiago Tarrio ha vinto il D+D Real Czech Challenge
La slovena
La slovena è la più giovane vincitrice sul circuito di sempre
Domina Sara Kouskova, Fornara e De Martini n bassa classifica
Al St. Leon Rot Francesca Fiorellini si classifica 12ª tra le Girls
Nel SunBet Challenge a Sun City Philip Geerts fuori al taglio
Ha battuto in finale per 2/1 la tedesca Sophia Popov
Dai successi alle difficoltà e ritorno. Dopo anni di purgatorio Renato Paratore ha ritrovato la vittoria. Negli Emirati Arabi Uniti ha dominato l’UAE Challenge, evento dell’HotelPlanner Tour, tornando a festeggiare una impresa a distanza di 1.723 giorni dall’ultima volta (British Masters sul DP World Tour nel luglio 2020). “Sono davvero felice. È stato un exploit importante perché non riuscivo ad affermarmi da molto tempo. Ho avuto dei dubbi e mi sono chiesto: ‘Ma riuscirò a tornare a vincere’? Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. E adesso, l’obiettivo del 2025, è quello di riconquistare la ‘carta’ per il massimo circuito continentale”, spiega Paratore in una intervista a cuore aperto sui canali federali. È la storia di un predestinato, quella di Paratore. Nato il 14 dicembre del 1996 a Roma, da dilettante ha conquistato prima lo Junior Orange Bowl nel 2013 a Miami (Usa), poi, nel 2014, il Portuguese International Amateur Championship a Palmela.
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Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925 che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano.
Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open. La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta
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