L’attesa (lunga e tormentata) pare sia finita. "Mi sento pronto. Ora posso effettuare tutti i colpi possibili e ho il pieno controllo di tutti i gesti tecnici", le rassicurazioni di Tiger dopo i giri di prova alle Bahamas sono musica per le orecchie di chi ama il golf. Tiger c’è e si prepara a un rientro in grande stile, non certo da comparsa.
L’esperienza in Ryder Cup nel ruolo di Vice Capitano del Team USA ha riacceso il sacro fuoco della "tigre". Woods sembra dunque aver definitivamente superato i problemi alla schiena che lo avevano costretto a tre operazioni chirurgiche in 20 mesi. La gioia dei milioni di fan è però accompagnata da una buona dose di cautela. Troppe volte, infatti, l’entusiasmo per il ritorno all’attività del campione era stato freddato da qualche stop inatteso. Lo scorso ottobre, ad esempio, dopo aver annunciato il rientro in gara nel Safeway Open, Woods spiazzò tutti con un forfait a pochi giorni dalla gara. Alla base del ripensamento nessun problema di salute, ma la poca fiducia nel proprio gioco. Difficile immaginare ora una nuova retromarcia.
La tigre vuol tornare a ruggire.
A CACCIA DI NUOVI RECORD Fantastico catalizzatore di interesse mediatico, l’ex numero 1 al mondo proverà ad arricchire la sua già strepitosa bacheca di trofei: 78 titoli sul PGA Tour (soltanto tre in meno di Sam Snead) e 14 affermazioni nei Major (solo Jack Nicklaus lo precede con 18 vittorie). Indimenticabile la striscia di risultati tra 1997 e il 2014 che gli permise di blindarsi in vetta al ranking mondiale per ben 683 settimane. Con un simile palmares non deve stupire che il suo nome sia stato per anni in cima alla lista degli sportivi più pagati. E anche nel 2016, nonostante la prolungata assenza dai campi, il 40enne californiano si è assestato al 12° posto nell’elenco degli atleti più ricchi stilato dalla rivista Forbes.
Tiger non vuole abdicare. Se ritroverà la continuità di rendimento che lo ha sempre contraddistinto, potrebbe ancora puntare a dei primati che lo incoronerebbero recordman assoluto del golf.
SPONSOR E ATTREZZATURA TECNICA Tiger Woods non è un giocatore qualunque. Tiger Woods è il golf. Ecco spiegata la curiosità morbosa di appassionati e addetti ai lavori per scoprire con quale attrezzatura tecnica scenderà in campo. La Nike, infatti, pur proseguendo a vestire Woods e altri fuoriclasse del green, ha deciso di interrompere la produzione di bastoni e palline. Così per Tiger è iniziato un lungo periodo di test per capire con quali "ferri del mestiere" proseguire la carriera. Si intensificano intanto le voci di un nuovo sponsor per la sua sacca. Sarebbe il settimo brand a investire sul campione americano per questo tipo di sponsorizzazione dopo Titleist, Buick, AT&T, Nike, Fuse Science e MusclePharm.
INCUBO GOSSIP Se dal punto di vista fisico il peggio sembra alle spalle, diverso è il discorso per la situazione sentimentale. Archiviata nel 2009 la catastrofica fine del matrimonio con Elin Nordegren, quando la scoperta di relazioni extra coniugali con almeno 120 donne provocò la reazione furiosa della moglie (leggenda narra di colpi di bastone da golf al fedifrago) e la fuga di molti sponsor, il fuoriclasse americano sembrava aver ritrovato stabilità con la sciatrice Lindsey Vonn. Nato sotto i migliori auspici, l’idillio fra la stella del golf e la campionessa di sci è durato soltanto tre anni, interrompendosi nel maggio 2015, quando - secondo i tabloid americani – la Vonn scoprì che Tiger le aveva mentito, nascondendole una scappatella. Come dire… La tigre perde il pelo ma non il vizio.
Tiger Woods, 15° con 284 (73 65 70 76, -4) colpi, ha ceduto nel giro finale dell’Hero World Challenge (PGA Tour), disputato sul percorso dell’Albany Resort (par 72), a New Providence nelle Isole Bahamas. L'ex numero uno mondiale fatto vedere parecchio di buono, ma era prevedibile che non potesse tenere fino al termine nella gara del suo rientro dopo 16 mesi di stop a seguito di tre interventi chirurgici alla schiena.
Ha vinto con 270 (65 67 65 73, -18) il giapponese Hideki Matsuyama, che nel giro finale si è però fatto rimontare cinque dei sette colpi di vantaggio, che aveva dopo 54 buche, dallo svedese Henrik Stenson (272, -16), numero uno europeo. Al terzo posto con 275 (-13) Rickie Fowler, Dustin Johnson e Matt Kuchar, al sesto con 277 (-11) Brandt Snedeker, Jordan Spieth e Bubba Watson, campione uscente e molto alterno nel rendimento. Sotto tono Patrick Reed, 10° con 280 (-8), Zach Johnson, 12° con 282 (-6), e Jimmy Walker, 13° con 283 (-5), tutti provati da una stagione logorante.
Woods ha concluso la sua prestazione con un 76 (+4) reagendo con tre birdie di fila prima del giro di boa al bogey e al doppio bogey con cui aveva cominciato, ma nel rientro, come era accaduto anche in precedenza, eccetto che nel secondo giro, ha ceduto lasciando quattro colpi al par con due bogey e due doppi bogey contro due birdie. Ha fatto sempre vedere le cose migliori sulle prime nove buche, quando era fresco. Eloquente il parziale complessivo di "meno 10", mentre nelle altre nove ha segnato un "+6" che indica qualche problema di tenuta fisica, da ritenersi abbastanza naturale. Il suo ritorno ha, comunque, sollevato entusiasmo tanto che, dopo le stupende prime cinque buche del terzo turno, sui social c'era chi lo vedeva già campione Masters 2017.
"E' bello essere stato di nuovo in campo - ha detto - cercando di battere i migliori giocatori del mondo. E' una cosa che mi ha reso molto felice, anche se ho perso. Ho sofferto molto nel lungo periodo di stop, in alcuni momenti ho pensato di non poter tornare, ma adesso debbo solo avere pazienza per arrivare a condizioni migliori".
Fine anno da incorniciare per Hideki Matsuyama, 24enne di Ehime, che ha ottenuto quattro vittorie (le altre nel WGC HSBC Champions e due nel Japan Tour) e un secondo posto negli ultimi cinque tornei a cui ha preso parte. Si è parecchio rilassato nel giro finale, ma il 73 (+1), con due birdie, un bogey e un doppio bogey, è stato sufficiente per tenere a distanza Henrik Stenson (68, -4 con un eagle, tre birdie e un bogey). E' stato gratificato con un milione di dollari su un montepremi di 3.500.000 dollari.
TERZO GIRO - Tiger Woods, decimo con 208 (73 65 70, -8) colpi, è rimasto a metà classifica nell’Hero World Challenge (PGA Tour), che si sta svolgendo sul percorso dell’Albany Resort (par 72), a New Providence nelle Isole Bahamas, con la partecipazione di 18 selezionati concorrenti. A un giro dal termine ha ipotecato il titolo il giapponese Hideki Matsuyama, leader con 197 (65 67 65, -19) e con sette colpi di vantaggio su Dustin Johnson e sullo svedese Henrik Stenson (204, -12). Al quarto posto con 205 (-11) Matt Kuchar e Brandt Snedeker, al sesto con 206 (-10) Rickie Fowler e al settimo con 207 (-9) J. B. Holmes, Jordan Spieth e il sudafricano Louis Oosthuizen. E’ scivolato dal quinto all’11° con 210 (-6) Bubba Watson, campione uscente.
Tiger Woods si è preso la scena sulle prima sette buche con cinque birdie e un bogey, ma soprattutto con un gran gioco. Dopo un altro birdie all’11ª le cose sono completamente cambiate con due bogey e un doppio bogey, a fronte di un solo birdie, per il 70 (-2).
"Ho iniziato sempre bene - ha detto - in questi tre giri, ma poi ho avuto la forza di andare avanti sullo stesso passo solo nel secondo. Però sono molto soddisfatto di essere tornato in campo e di essere competitivo". Malgrado questa incostanza, del resto plausibile, dopo le prime cinque buche (quattro birdie e un par) sui social c’era già chi parlava di un Woods campione Masters 2017.
Hideki Matsuyama, 24enne di Ehime, è a un passo da quarto successo negli ultimi cinque tornei disputati. Arriva da tre vittorie (una nel WGC HSBC Champions e due nel Japan Tour) e da un secondo posto. Ha preso il volo con un eagle, sette birdie e due bogey per il 65 (-7). L’evento, organizzato dallo stesso Woods, attraverso la sua Fondazione, ha un montepremi di 3.500.000 dollari.
SECONDO GIRO - Grande prova di Tiger Woods, salito dal 17° al nono posto con 138 (73 65, -6) colpi, nel secondo giro dell’Hero World Challenge (PGA Tour),sul percorso dell’Albany Resort (par 72), a New Providence nelle Isole Bahamas, la gara del suo ritorno in campo dopo 16 mesi di stop e tre interventi alla schiena.
L’ex numero uno mondiale ha realizzato un ottimo 65 (-7), terzo score di giornata, e ha rilanciato le sue ambizioni di un rientro alla grande anche se i due leader sono lontani. Comandano con 132 (-12) Dustin Johnson (66 66) e il giapponese Hideki Matsuyama (65 67), che hanno due colpi di vantaggio su Matt Kuchar e sul sudafricano Louis Oosthuizen (134, -10). In rimonta Bubba Watson, campione uscente, da 12° a quinto con 135 (-9), dopo un 63 (-9), punteggio più basso del turno. Sesto Brandt Snedeker con 136 (-8) e settimi con 137 (-7) Jordan Spieth e J.B. Holmes, che era in vetta dopo 18 buche. Affiancano Woods lo svedese Henrik Stenson e Rickie Fowler. Si è ritirato l’inglese Justin Rose, campione olimpico.
Tiger Woods ha espresso brani di gioco vecchia maniera e ha condotto il giro con sette birdie senza bogey. "Ho cambiato tante cose - ha detto - e mi sono ispirato ad alcuni movimenti che facevo da ragazzo. Non sono certo uguali e nemmeno posso eseguirli con quella elasticità, ma ho preso tante cose che mi stanno aiutando. Non sollevo più pesi e non corro: nei primi anni di carriera percorrevo circa 30 miglia la settimana e queste cose sono state la causa dei miei guai. Ora sto lavorando su una protezione a lungo termine. Non carico più la colonna vertebrale come facevo un tempo, ma non ho problemi di morbidezza o flessibilità. Debbo solo trovare stabilità".
Hideki Matsuyama, che viene da tre successi (uno nel WGC HSBC Champions e due nel Japan Tour) e da un secondo posto nelle ultime quattro uscite, ha girato in 67 (-5) colpi con sei birdie e un bogey in chiusura con il quale ha favorito l’aggancio di Dustin Johnson, autore di un 66 (-6) con un eagle, cinque birdie e un bogey. L’evento, organizzato dallo stesso Woods, attraverso la sua Fondazione, ha un montepremi di 3.500.000 dollari.
PRIMO GIRO - E’ iniziato in bassa classifica, 17° con 73 (+1) colpi, il ritorno alle gare di Tiger Woods, dopo 16 mesi di assenza a seguito di tre interventi alla schiena. Nell’Hero World Challenge (PGA Tour), sul percorso dell’Albany Resort (par 72), a New Providence nelle Isole Bahamas, un brutto finale ha cambiato l’esito di una prestazione che per 15 buche era stata abbastanza soddisfacente.
Guida la graduatoria con 64 (-8) colpi J.B. Holmes, tallonato dal giapponese Hideki Matsuyama (65, -7), il giocatore più in forma tra i 18 in gara. In terza posizione con 66 (-6) Dustin Johnson, in quarta con 67 (-5) Matt Kuchar, lo svedese Henrik Stenson, numero uno europeo, e il sudafricano Louis Oosthuizen e in settima con 68 (-4) Rickie Fowler e Jordan Spieth. In ombra Bubba Watson, campione uscente, e Patrick Reed, 12.i con 72 (par), e l’inglese Justin Rose, oro olimpico, 18° e ultimo con 74 (+2).
Tiger Woods ha iniziato molto bene con quattro birdie in otto buche, che l’hanno portato al vertice della graduatoria, poi due bogey, uno alla nona e l’altro all’11ª, ne hanno rallentato il passo. Un birdie alla 15ª lo ha rimesso in linea, ma una palla ingiocabile e una in acqua hanno fatto due doppi bogey (16ª e 18ª) e uno score fin troppo penalizzante. E’ stato buono il gioco corto, ma deve ancora lavorare parecchio su quello lungo e, del resto, era prevedile qualche sbavatura.
L’ex numero uno mondiale ha respinto l’ipotesi della stanchezza nel finale causata dalla lunga inattività: "No - ha detto - non è così. Ho solo commesso degli errori che solitamente non faccio. In mio obiettivo non è ottenere tutto e subito. Devo avere pazienza. Ci sono ancora tre giri e dovrebbe alzarsi il vento: sono fattori a mio vantaggio e spero di giocare meglio".
J. B. Holmes, 34enne di Campbellsville (Kentucky) con quattro titoli nel circuito e la presenza nell’ultima Ryder Cup, ha iniziato con un bogey poi ha conquistato la leadership con un eagle e sette birdie. Hideki Matsuyama, che viene da tre successi (uno nel WGC HSBC Champions e due nel Japan Tour) e da un secondo posto nelle ultime quattro uscite, ha segnato un eagle, sette birdie e un doppio bogey. Il torneo, organizzato dallo stesso Woods, attraverso la sua Fondazione, ha un montepremi di 3.500.000 dollari.
LA VIGILIA - Un Tiger Woods molto fiducioso torna in campo dopo 16 mesi nell’Hero World Challenge (1-4 dicembre) sul percorso dell’Albany Resort, a New Providence nelle Isole Bahamas. Nel torneo, giunto alla 18ª edizione e organizzato dallo stesso Woods attraverso la sua Fondazione, giocheranno solo 18 campioni selezionati, di cui 16 tra i primi 28 della classifica mondiale e due invitati, lo stesso Tiger e Zach Johnson.
Difende il titolo Bubba Watson, la cui forma lascia un po’ a desiderare, ma è comunque difficile ripetersi quando in gara ci sono lo svedese Henrik Stenson, numero uno europeo, l’inglese Justin Rose, campione olimpico, Dustin Johnson e Jimmy Walker, major champions stagionali insieme a Stenson. E ancora, Jordan Spieth, Patrick Reed e il giapponese Hideki Matsuyama, tutti nella top ten del world ranking, o anche Rickie Fowler e il sudafricano Louis Oosthuizen, bravi e imprevedibili.
Tiger Woods ha così commentato il ritorno: "E’ vero, in alcuni momenti ho pensato al ritiro. Non potevo quasi alzarmi dal letto e quindi ritenevo impensabile poter tornare a eseguire movimenti a 120 miglia orarie. In questi mesi di stop ho sentito l’affetto di tante persone in particolare dei giocatori che mi hanno incoraggiato a rientrare in campo a tutti i costi. E’ bello essere qui: cercherò di dare il massimo per poi vedere come sarò messo domenica. Ci sono ancora delle incognite, ma saprò dare delle risposte giorno per giorno a me stesso e a chi mi segue. E’ certo che voglio giocare a lungo o, almeno, fin quando il fisico me lo permetterà".
PROLOGO - Tiger Woods torna finalmente in campo. Il rientro nell’Hero World Challenge (1-4 dicembre) sul percorso dell’Albany Resort, a New Providence nelle Bahamas, a distanza di 16 mesi dall’ultima apparizione nel Wyndham Championship (10°) e dopo tre interventi alla schiena. Sarà un ritorno come si conviene, perché nel field di soli 18 giocatori, tutti campioni, vi sono 16 tra i primi 28 del world ranking e, tra costoro, tre vincitori di major stagionali, i tre medagliati alle Olimpiadi e 12 protagonisti dell’ultima Ryder Cup. Il torneo è organizzato dallo stesso Woods attraverso la sua Fondazione insieme alla Fondazione Tavistock e ad Albany Scholars Program.
Difende il titolo Bubba Watson in un contesto in cui tutti sono in grado di imporsi a parte probabilmente Woods, delle cui condizioni di forma si sa poco, se non che si è allenato con molta intensità perché, come ha detto lui stesso, sarebbe tornato solo quando si fosse sentito pienamente competitivo.
Hanno più chance degli altri di impedire un bis a Watson, lo svedese Henrik Stenson, numero uno europeo, Dustin Johnson, Jordan Spieth, Patrick Reed, il giapponese Hideki Matsuyama e l’inglese Justin Rose.
Woods, che nel frattempo è sceso all’879° posto della classifica mondiale, dove negli anni d’oro era rimato in vetta per 683 settimane, e che per essere ammesso alla gara ha avuto necessità di un invito, ha detto:
Sono felice di riprendere l'attività e di farlo in occasione di questo evento straordinario a quale ogni anno partecipano i migliori giocatori della stagione appena conclusa. Albany è un ambiente eccezionale e non posso che ringraziare Hero MotoCorp per il sostegno alla gara e alla mia fondazione". Il montepremi di 3.500.000 dollari.
Una struttura all’avanguardia che permette ai professionisti del golf di allenarsi con tutti i privilegi e i comfort di ultima generazione. E’ nato il VIP – Villaverde Institute of Performance, all’interno della Golf Academy del Villaverde Hotel & Resort – Wellness Spa & Golf a Fagagna (Udine).
Creato per pratiche individuali e collettive, si rivolge in particolar modo ai professionisti PGA che troveranno il top dell’esperienza formativa nel mondo del golf, con programmi mirati e tecnologia d’avanguardia: un team di professionisti in loco, fisioterapisti, personal trainer e tutto lo staff che svolge un lavoro importante per garantire soluzioni su misura al cliente e al gruppo.
Il VIP, servizio integrato all’interno della nuovissima Villaverde Golf Academy inaugurata lo scorso ottobre, è stato ideato secondo i più alti standard qualitativi di Dellanzo Group, team manageriale inglese di golf gestito da Paul ed Emilio Dellanzo. Il metodo, è adatto a giocatori di tutte le età, di tutti i livelli di gioco e con diversi gradi di preparazione. La struttura è dotata di tutti i privilegi: attrezzatura di ultima generazione che permette di elaborare per ogni allievo un allenamento ad hoc; test per misurare forza, potenza e mobilità; una divisione medica per prevenire infortuni fisici o per gestirli al meglio giocando in totale sicurezza; alimentazione corretta al fine di massimizzare l’energia, i livelli di concentrazione e il recupero fisico dopo una prestazione; trattamenti decontratturanti e rilassanti dopo l’allenamento quali i massaggi, il galleggiamento, l’idrofangoterapia.
Il Golf Club Udine è anche la sede ideale per il Footgolf dove si sono infatti disputati i campionati 2016 con oltre 130 partecipanti. Situato in uno dei borghi più belli d’Italia, immerso nelle splendide colline di querce e faggi sullo sfondo delle Alpi Giulie, è stato fondato nel 1972. Dal 2013, a seguito della sua acquisizione da parte dell’imprenditore Gabriele Lualdi, il campo è stato soggetto a importanti interventi per ospitare gare internazionali. Le 18 buche, divertenti ma impegnative, sono state disegnate dagli architetti Marco Croze, John Harris e Fulvio Bani e sono armoniosamente integrate negli oltre 85 ettari di campo, perfettamente curato. Al circolo sono state riconosciute le certificazioni “GEO” e “Impegnati nel Verde”.
Il Golf Club Udine ha ospitato, lo scorso ottobre, l’unica tappa italiana dell’European Senior Tour, importante torneo di golf che rientra nel quadro del progetto Ryder Cup 2022. Molti i campioni che sono scesi in campo e che prima di superare i 50 anni si sono affermati nei più importanti tour mondiali.
A pochi passi dal Golf Club, nello stesso complesso sorge il Villaverde Hotel & Resort – Wellness Spa & Golf, ideato dallo stesso proprietario, Gabriele Lualdi, e progettato dall’Architetto Alessio Princic. Una struttura ecosostenibile che, con la sua architettura contemporanea, si sviluppa su 4 piani e rappresenta sicuramente la location ideale per un’offerta turistica e sportiva completa. Non solo albergo, con 33 camere Comfort e Suite, tutte con ampio balcone esterno con vista sul campo da golf e le Alpi Giulie, ma anche una sala meeting da 100 posti, due ristoranti (uno al piano della hall e uno presso la Club House), un piano medico con 16 ambulatori per tutte le specialità, due sale chirurgiche e una palestra Technogym, un piano wellness con piscina interna ed esterna, idromassaggio, bagno turco, stanza del sale, sauna finlandese e 7 cabine per trattamenti. Punto di forza le due floating room, per galleggiare e recuperare le forze soprattutto dopo uno sforzo fisico e l’idrofangoterapia.
L’idea di Gabriele Lualdi è stata quella di creare un insieme di servizi fra loro coordinati con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulle esigenze del cliente e del suo benessere psicofisico. Grazie al suo trascorso in ambito medicale, è un grande sostenitore della prevenzione, garanzia della salute della persona. Non solo check-up periodici programmati associandosi al Club della Prevenzione, ma anche particolare attenzione alla medicina del movimento e alle attività sportive che possono essere svolte in un contesto naturale meraviglioso. Il gioco del golf, tre percorsi podistici di diversa lunghezza e difficoltà all’interno dello stesso, una piscina olimpionica corta da 25 mt e una palestra con i migliori e più innovativi macchinari della Technogym.
Secondo successo consecutivo per l’indiana Aditi Ashok, che si è imposta con 273 colpi (70 66 68 69, -15) nel Qatar Ladies Open, penultimo torneo stagionale del Ladies European Tour che si concluderà con l’Omega Dubai Ladies Masters (7-10 dicembre) all’Emirates GC di Dubai.
Sul percorso del Doha Golf Club (par 72) in Qatar, Sophie Sandolo si è classificata 42ª con 290 (71 71 73 75, +2), Diana Luna 52ª con 292 (71 73 75 73, +4) e Stefania Croce 54ª con 293 (73 71 72 77, +5). E’ uscita al taglio, caduto a 145 (+1), Giulia Sergas, 75ª con 147 (73 74, +3).
La Ashok, leader dopo tre giri con la danese Nanna Koerstz Madsen, si è liberata rapidamente di quest’ultima, quarta al termine con 277 (-11), e ha contenuto con autorità il tentativo di recupero della svedese Caroline Hedwall, seconda con 276 (-12), alla pari con la gallese Lydia Hall. In quinta posizione con 278 (-10) l’inglese Annabel Dimmock e in sesta con 279 (-9) la sudafricana Nicole Garcia.
Aditi Ashok, 18enne di Bangalore che ha rappresentato la sua nazionale alle Olimpiadi, neo pro e profeta in patria nel precedente Indian Open, ha realizzato il parziale vincente di 69 (-3) con quattro birdie e un bogey. Ha ricevuto un assegno di 75.000 euro su un montepremi di 500.000 euro.
Per Sophie Sandolo 75 (+3) colpi con un birdie e quattro bogey, per Diana Luna 73 (+1) con due birdie e tre bogey e per Stefania Croce 77 (+5) con due birdie e sette bogey.
TERZO GIRO - Cambio della guardia in vetta al Qatar Ladies Open dove sono con 204 (-12) colpi l’indiana Aditi Ashok (70 68 68) e la danese Nanna Koerstz Madsen (69 66 69). Sul percorso del Doha Golf Club (par 72) in Qatar navigano tra media e bassa classifica Sophie Sandolo, 35ª con 215 (71 71 73, -1), Stefania Croce, 43ª con 216 (73 71 72, par), e Diana Luna, 57ª con 219 (71 73 75, +3). E’ uscita al taglio, caduto a 145 (+1), Giulia Sergas, 75ª con 147 (73 74, +3).
Seguono la coppia di testa, e sono in corsa per il titolo, la gallese Becky Morgan, terza con 205 (-11), l’inglese Annabel Dimmock, quarta con 206 (-10), e l’altra gallese Lydia Hall, quinta con 207 (-9), che affiancava in vetta Nanna Koerstz Madsen dopo due turni, Più difficile un inserimento della svedese Linda Wessberg e della francese Jade Schaeffer, seste con 208 (-8), anche se posseggono notevoli qualità tecniche.
Aditi Ashok, 18enne di Bangalore, neo pro e vincitrice del precedente Indian Open, ha recuperato dalla terza piazza con sei birdie e due bogey per il 68 (-4). Nanna Koerstz Madsen, 22enne di Smorum che ha colto quest’anno il primo titolo nel tour (Tipsport Golf Masters), ha evitato il sorpasso con un parziale di 69 (-3) frutto di quattro birdie e un bogey.
Per Sophie Sandolo 73 (+1) colpi con tre birdie e quattro bogey, per Stefania Croce 72 (par) con quattro bridie e quattro bogey e per Diana Luna 75 (+3) con due birdie e cinque bogey. Il montepremi è di 500.000 euro.
SECONDO GIRO - La gallese Lydia Hall (135 - 67 68, -9) è rimasta in vetta al Qatar Ladies Open, ma è cambiata la sua compagna di viaggio che ora è la danese Nanna Koerstz Madsen (135 - 69 66), mentre ha ceduto la finlandese Noora Tamminen, sesta con 136 (-6), che l’affiancava dopo un giro.
Sul percorso del Doha Golf Club (par 72) in Qatar, sono scese Sophie Sandolo, da 22ª a 30ª con 142 colpi (71 71, -2), e Diana Luna, da 22ª a 43ª con 144 (71 73, par), stesso score di Stefania Croce (73 71). E’ uscita al taglio, caduto a 145 (+1), Giulia Sergas, 75ª con 147 (73 74, +3).
Ha recuperato dodici posizioni la giovanissima neopro indiana Aditi Ashok, terza con 136 (-8), che prova a ripetere il successo ottenuto nell’Indian Open, e cerca di emergere l’inglese Annabel Dimmock, che ha lo stesso score. Al quinto posto con 137 (-7) la francese Alexandra Vilatte e al sesto, insieme alla Tamminen, anche le svedesi Caroline Hedwall, Linda Wessberg e Johanna Gustavsson.
Lydia Hall, 29enne di Bridgend con un titolo nel circuito, ha praticamente mantenuto lo stesso ritmo del turno iniziale con cinque birdie e un bogey per il 68 (-5). Nanna Koerstz Madsen, 22eenne di Smorum che ha colto quest’anno la prima vittoria nel tour (Tipsport Golf Masters), l’ha raggiunta con sette birdie e un bogey per il 66 (-6).
Sophie Sandolo ha raddoppiato il 71 (-1) di partenza con un eagle, due birdie e tre bogey. Per Diana Luna 73 (+2) colpi con due birdie e tre bogey e per Stefania Croce 71 con tre birdie e due bogey. Giulia Sergas è rimasta fuori con un 74 (+2) dovuto a un birdie, un bogey e a un doppio bogey. Il montepremi è di 500.000 euro.
PRIMO GIRO - Diana Luna e Sophie Sandolo al 22° posto con 71 (-1) colpi, Giulia Sergas e Stefania Croce al 52° con 73 (+1) dopo il primo giro del Qatar Ladies Open, penultimo torneo stagionale del Ladies European Tour che poi si concluderà con l’Omega Dubai Ladies Masters (7-10 dicembre) all’Emirates GC di Dubai.
Sul percorso del Doha Golf Club (par 72) in Qatar, la finlandese Noora Tamminen e la gallese Lydia Hall conducono con 67 (-5) colpi davanti alla svedese Anna Nordqvist e alla scozzese Kylie Walker (68, -4). In quinta posizione con 69 (-3) dieci concorrenti tra le quali la gallese Becky Morgan, la francese Sophie Giguel, la danese Nanna Koerstz Madsen e l’australiana Sarah Kemp e in 15ª con 70 (-2) l’indiana Aditi Ashok, a segno nel recente Indian Open.
Noora Tamminen, 26enne di Tampere a caccia del primo successo, e Lydia Hall, 29enne di Bridgend con un titolo nel palmares, hanno marciato di pari passo con cinque birdie senza bogey. Diana Luna ha segnate due birdie e un bogey, Sophie Sandolo ha ottenuto lo stesso score con un birdie e 17 par, Giulia Sergas ha messo insieme due birdie e tre bogey e Stefania Croce tre birdie e quattro bogey. Il montepremi è di 500.000 euro.
LA VIGILIA - Diana Luna, Giulia Sergas, Stefania Croce e Sophie Sandolo prendono parte al Qatar Ladies Open (23-26 novembre), penultimo torneo stagionale del Ladies European Tour che poi si concluderà con l’Omega Dubai Ladies Masters (7-10 dicembre) all’Emirates GC di Dubai.
Sul percorso del Doha Golf Club in Qatar sono nel field le francesi Gwladys Nocera e Anne-Lise Caudal, le danesi Nanna Koerstz Madsen e Malene Jorgensen, le australiane Stacey Keating e Sarah Kemp, le svedesi Anna Nordqvist e Caroline Hedwall, la scozzese Kylie Walker e la neopro indiana Aditi Ashok, vincitrice dell’Indian Open. Il montepremi è di 500.000 euro.
La Danimarca (Soren Kjeldsen/Thorbjorn Olesen) ha dominato nella ISPS Handa World Cup of Golf, disputata sul percorso del Kingston Heath GC (par 72), a Melbourne in Australia. Si è imposta con 268 (72 60 70 66, -20) colpi conquistando per la prima volta il titolo in 58 edizioni dell'evento. L'Italia (Francesco Molinari/Matteo Manassero) ha ottenuto un bel sesto posto con 274 (71 66 73 64, -14) al termine di una tonica prova e tutta in alta classifica.
Hanno provato invano a contrastare i danesi gli Stati Uniti (Rickie Fowler/Jimmy Walker), la Francia (Victor Dubuisson/Romain Langasque) e la Cina (Ashun Wu/Haotong Li), seconde con 272 (-16), e la stessa Italia, affiancata dal Giappone di Hideki Matsuyama/Ryo Iskikawa, protagonisti di una bella rimonta. Non è stata mai in corsa la Svezia (Alex Noren/David Lingmerth), che però con un 62 (-10), miglior score del fourball finale, e il totale di 273 (-15) è salita in quinta posizione, un premio probabilmente superiore ai meriti.
In ottava con 275 (-13) la Spagna (Rafael Cabrera Bello/Jon Rahm), leader dopo un giro e che ha pagato care le disattenzioni nella terza frazione, mentre è riuscita a entrare quanto meno tra le top ten l'Australia (Adam Scott/Marc Leishman), campione uscente, nona con 277 (-11) alla pari con l'Irlanda (Shane Lowry/Graeme McDowell). I padroni di casa, che hanno mancato il bis dopo il successo nel 2013, hanno accusato l'assenza di Jason Day, numero uno mondiale e attualmente ai box per infortunio, pur riconoscendo a Marc Leishman, che l'ha sostituto, generosità e grande impegno.
La lista delle deluse comprende la Nuova Zelanda (Danny Lee/Ryan Fox), 11ª con 278 (-10), l'Inghilterra (Chris Wood/Andy Sullivan) e il Belgio (Thomas Pieters/Nicolas Colsaerts), 13.e con 279 (-9), la Thailandia (Thongchai Jaidee/Kiradech Aphibarnrat), 19ª con 282 (-6), e la Corea (Byeong Hun An/K.T. Kim), 22ª con 283 (-5) su 28 formazioni in campo.
Francesco Molinari, alla settima World Cup consecutiva e con un titolo firmato nel 2009 insieme al fratello Edoardo, e Matteo Manassero, alla seconda presenza, hanno offerto una prestazione molto positiva. Sono stati sempre in corsa per il titolo e hanno mancato un piazzamento migliore per una buca sbagliata nel primo turno foursome (un "8" alla buca 12, par 5) e per un avvio molto difficile nel terzo in cui hanno perso tre colpi sulle prime 11 buche. Molto bello il giro finale condotto in 64 (-8) colpi, terzo punteggio giornaliero, con otto birdie e senza sbavature.
Soren Kjeldsen e Thorbjorn Olesen, per i quali è stato fondamentale il 60 (-12) nel fourball del secondo giro, hanno iniziato lentamente la frazione conclusiva (un birdie e un bogey in nove buche) permettendo agli avversari di avvicinarsi pericolosamente, poi si sono scatenati nel rientro con sei birdie per il 66 (-6) vincente con cui hanno portato in patria il trofeo. In precedenza la Danimarca era giunta una volta seconda nel 2001 con Thomas Bjorn e Soren Hansen.
"E’ stata una settimana assolutamente incredibile - ha detto Kjeldsen - e mi sono veramente divertito. Ho apprezzato il cameratismo con Thorbjorn e sono stato compito dal suo gioco e dal suo atteggiamento che hanno avuto peso sul risultato. Con lui ho compreso, forse per la prima volta, cosa voglia dire essere una squadra". Ha aggiunto Olesen: "E’ stata dura, ma io e Soren siamo stati grandi sia per forza mentale, sia per aver saputo mantenere la calma che ci ha permesso di esprimere il nostro gioco al top. Non abbiamo mai pensato agli altri, ma solo a quello che stavamo facendo e ciò è stato fondamentale". I vincitori hanno ricevuto un assegno di 1.200.000 dollari su un montepremi di 8.000.000 di dollari.
Nell’albo d’oro della World Cup of Golf figurano 24 successi degli Stati Uniti, cinque di Australia e Sudafrica e quattro della Spagna. L’Italia, oltre al titolo del 2009, ha ottenuto anche un secondo posto con Costantino Rocca e Massimo Florioli in Nuova Zelanda (1998).
TERZO GIRO - L’Italia (Francesco Molinari/Matteo Manassero) è al settimo posto con 210 colpi (71 66 73, -6) a un giro del termine della ISPS Handa World Cup of Golf, che si sta svolgendo sul percorso del Kingston Heath GC (par 72), a Melbourne in Australia.
Nel terzo turno, disputato con formula foursomes, la Danimarca (Soren Kjeldsen/Thorbjorn Olesen) ha realizzato un 70 (-2), secondo score di giornata, e con un totale di 202 (72 60 70, -14) ha portato a quattro colpi il vantaggio sugli Stati Uniti di Rickie Fowler/Jimmy Walker (206, -10), procurandosi l’occasione di cogliere il primo titolo in 58 edizioni dell’evento.
La classifica si è allungata e, nell’ultimo giro con formula fouballs, potrà contrastare i leader anche la Cina (Ashun Wu/Haotong Li), terza con 207 (-9), mentre sembrano un po’ troppi i sette colpi che debbono recuperare, anche se quarti con 209 (-7), il Giappone (Hideki Matsuyama/Ryo Iskikawa), in risalita dopo una falsa partenza, la Francia (Victor Dubuisson/Romain Langasque) e la Spagna (Rafael Cabrera Bello/Jon Rahm). La formula, però, facilita le grandi rimonte e, sotto questo aspetto, anche l’Italia potrà giocarsi le sue carte.
Hanno guadagnato sette posizioni, 11.i con 212 (-4), l’Australia (Adam Scott/Marc Leishman), campione uscente che ha accusato più del dovuto l’assenza di Jason Day, numero uno mondiale e fermo per infortunio, e il Belgio (Thomas Pieters/Nicolas Colsaerts). Un risveglio tardivo che però lascia aperta la porta verso un ingresso tra i top ten. Sono scivolate in bassa classifica, deludendo di molto le attese, la Thailandia (Thongchai Jaidee/Kiradech Aphibarnrat), 23ª con 216 (par), e la Corea (Byeong Hun An/K.T. Kim), 26ª con 219 (+3) su 28 team in gara.
Il gioco di Francesco Molinari e di Matteo Manassero non è stato fluido come nei primi due turni e i due azzurri hanno incontrato parecchie difficoltà nelle prime undici buche in cui sono andati di tre colpi sopra par con quattro bogey a fronte di un solo birdie. E’ seguita però una bella reazione con birdie alle buche 13 e 14 per un 73 (+1), che comunque ha lasciato loro qualche chance.
I danesi sono partiti con un bogey, poi hanno espresso il meglio tra la quarta e la 13ª buca con quattro birdie e un bogey e hanno concluso con un errore alla 17ª. E’ stato comunque un bel 70 (-2) che ha consolidato la loro leadership.
"Quattro colpi sono una bella dote - ha detto Thorbjorn Olesen - ma non sarà facile domani, perché nel fourball il nostro 60 ha dimostrato che si possono realizzare score molto bassi e il campo, pur se difficile specie con il vento, offre l’opportunità di tanti birdie. Quattro colpi sono tanti e anche pochi: quando ho vinto in Turchia ero avanti di sette che sono svaniti quasi tutti in un lampo". Ha aggiunto Soren Kjeldsen: "Dobbiamo continuare con la nostra condotta aggressiva, ma anche stare molto accorti. Non dovremo pensare a difendere il vantaggio, ma mantenere la stessa mentalità dei primi tre giri e andare a caccia di birdie. Sono certo che domani qualcuno potrà ripetere il nostro 60 o andarci vicino".
Il miglior punteggio del turno è stato il parziale di 69 (-3) degli Stati Uniti (cinque birdie e due bogey) e dei canadesi David Hearn/Adam Hadwin (11.i) con quattro birdie e un bogey.
Nell’albo d’oro della World Cup of Golf figurano 24 successi degli Stati Uniti, cinque di Australia e Sudafrica e quattro della Spagna. Uno per l’Italia, siglato da Francesco ed Edoardo Molinari nel 2009, che ha ottenuto anche un secondo posto con Costantino Rocca e Massimo Florioli in Nuova Zelanda (1998). Il montepremi è di 8.000.000 di dollari.
SECONDO GIRO - L’Italia (Francesco Molinari/Matteo Manassero) è salita dal quinto al quarto posto con 137 colpi (71 66, -7) nel secondo turno, disputato con formula fourballs, della 58ª ISPS Handa World Cup of Golf, sul percorso del Kingston Heath GC (par 72), a Melbourne in Australia.
Con un gran giro in 60 (-12) e lo score di 132 (72 60, -12), la Danimarca (Soren Kjeldsen/Thorbjorn Olesen) è volata dalla settima alla prima posizione staccando la Cina (Ashun Wu/Haotong Li), seconda con 135 (-9), e la Spagna (Rafael Cabrera Bello/Jon Rahm), leader dopo 18 buche e ora terza con 136 (-8). L’Italia è affiancata dall’Inghilterra (Chris Wood/Andy Sullivan), dalla Francia (Victor Dubuisson/Romain Langasque) e dagli Stati Uniti (Rickie Fowler/Jimmy Walker), team che stenta a decollare.Sostanzialmente si sono un po’ mescolate le carte, ma sono rimaste in alta classifica le squadre favorite, compresa la Svezia (Alex Noren/David Lingmerth), ottava con 138 (-6), agganciata dal Giappone (Hideki Matsuyama/Ryo Iskikawa), che ha fatto tre importanti passi avanti. Sono ancora in corsa, ma non hanno il ritmo che si attendeva, la Nuova Zelanda (Danny Lee/Ryan Fox) e la Thailandia (Thongchai Jaidee/Kiradech Aphibarnrat), decime con 139 (-5).
Probabilmente già emesso il verdetto per i campioni uscenti dell’Australia (Adam Scott/Marc Leishman) che hanno perso ancora terreno e dal 18° posto (142, -2) ben difficilmente potranno recuperare e concedere il bis dopo il titolo nel 2013. I numeri dicono che sono fuori anche il Belgio (Thomas Pieters/Nicolas Colsaerts), stessa posizione, e la Corea (Byeong Hun An/K.T. Kim), 23ª con 143 (-1) su 28 compagini in gara, tuttavia nei doppi non c’è mai niente di stabilito, poiché sono possibili dei punteggi a volte straordinari.
Francesco Molinari e Matteo Manassero hanno condotto in par le prime sette buche con un birdie e un bogey in sequenza (3ª e 4ª). A dare la scossa un eagle all’8ª e da quel momento non ci sono state più sbavature. Quattro birdie nel rientro hanno fatto 66 (-6). Francesco Molinari, che ha vinto il torneo nel 2009 insieme al fratello Edoardo, è alla settima presenza consecutiva. Ha giocato con Emanuele Canonica (2006, Italia 8ª) poi quattro volte di fila con Edoardo Molinari (2007, 17ª - 2008. 19ª - 2009, 1ª, - 2011, 17ª) e con Manassero (2013, 20ª).
In casa danese Soren Kjeldsen ha aperto la strada verso il 60 con un eagle centrando la terza buca dal fairway. Dopo due birdie, Thorbjorn Olesen ha realizzato il secondo eagle per la squadra mettendo a segno la palla da fuori green. Sono seguiti cinque birdie di fila e poi l’ottavo della serie a chiudere.
Il record su un giro fourballs alla World Cup è di 57 colpi, tuttavia anche il 59 è sempre nei sogni dei giocatori. "A essere onesti - ha detto Olesen - ho pensato nelle ultime buche di poter sforare il 60, ma è un dettaglio nel contesto di un ottimo score ottenuto su un percorso molto difficile e reso ancor più ostico dal vento". Ha aggiunto Kjeldsen: "Siamo una buona coppia e ci compensiamo. Thorbjorn ha un gioco piuttosto vario ed è molto lungo. Io sono come un treno, arrivo sempre in orario, ma senza fare nulla di appariscente".
Nella terza giornata si tornerà alla formula foursome, quindi la conclusione ancora con il fourball. Il montepremi è di 8.000.000 di dollari.
PRIMO GIRO - L’Italia (Francesco Molinari/Matteo Manassero) quinta con 71 (-1) colpi, è stata tra le compagini protagoniste nel giro iniziale della 58ª ISPS Handa World Cup of Golf, sul percorso del Kingston Heath GC (par 72), a Melbourne in Australia.
Nella prima delle due sessioni foursomes a cui si alterneranno altre due fourballs, in una giornata dove il vento ha reso ancora più ostico il tracciato e solo sei team sono scesi sotto par, si sono portate subito al proscenio quasi tutte le formazioni più forti, tra le 28 in gara. Ha preso il comando con 69 (-3) colpi la Spagna di Rafael Cabrera Bello/Jon Rahm, tallonata con 70 (-2) da Stati Uniti (Rickie Fowler/Jimmy Walker), Cina (Ashun Wu/Haotong Li) e Francia (Victor Dubuisson/Romain Langasque), mentre l’Italia è affiancata dall’Inghilterra (Chris Wood/Andy Sullivan), che ha avuto come compagna di gioco.
Al settimo posto con il 72 del par l’Irlanda (Graeme McDowell/Shane Lowry), la Svezia (Alex Noren/David Lingmerth) e la Danimarca (Soren Kjeldsen/Thorbjorn Olesen).
Ha avuto qualche problema l’Australia (Adam Scott/Marc Leishman), solo 14ª con 74 (+2), ma i campioni uscenti, che hanno dovuto rinunciare all’apporto di Jason Day, numero uno mondiale, fermo per infortunio e sostituito da Leishman, hanno spazio per recuperare i cinque colpi di ritardo, così come la Corea (Byeong Hun An/K.T. Kim), stesso punteggio. Tra le favorite sono le squadre più attardate, ma nel vento non si sono trovate a loro agio nemmeno il Belgio (Thomas Pieters/Nicolas Colsaerts), il Giappone (Hideki Matsuyama/Ryo Iskikawa) e la Thailandia (Thongchai Jaidee/Kiradech Aphibarnrat), decime con 73 (+1).
Francesco Molinari, alla settima presenza consecutiva nel torneo che ha vinto nel 2009 insieme al fratello Edoardo, ha mostrato un buon affiatamento con Matteo Manassero. Gli azzurri hanno tenuto un bel ritmo in 17 delle 18 buche con quattro birdie, ma hanno pagato a caro prezzo una sola sbavatura sotto forma di un "8" alla buca 12, par cinque, perdendo tutti insieme tre colpi. In quel momento l’Italia, con "meno 3", era in vetta alla pari con i francesi. Molinari ha commentato su Twitter: "Un buon inizio nel foursome. Il campo è molto delicato, ma altrettanto divertente".
L’esperienza di Rafael Cabrera Bello e la freschezza di Jon Rahm, che per le sue ottime prove nell’anno d’esordio ha avuto una membership onorararia sul PGA Tour, hanno prodotto un giro di ottima fattura. A un bogey in partenza hanno fatto riscontro un eagle e due birdie che propongono la candidatura al titolo degli iberici, i quali non lo riportano dal lontano 1984.
Era stato criticato il transalpino Victor Dubuisson per aver voluto come compagno il neopro Romain Langasque, ma almeno per ora ha ragione lui con la seconda piazza e una tonica prestazione (quattro birdie e due bogey per lo score).
Nell’albo d’oro della World Cup of Golf figurano 24 successi degli Stati Uniti, cinque di Australia e Sudafrica e quattro della Spagna. L’Italia, oltre alla vittoria del 2009, ha ottenuto il secondo posto con Costantino Rocca e Massimo Florioli in Nuova Zelanda (1998). Il montepremi è di 8.000.000 di dollari.
LA VIGILIA - Al Kingston Heath GC di Melbourne, in Australia, inizia la 58ª ISPS Handa World Cup of Golf (24-27 novembre) dove l’Italia è rappresentata da Francesco Molinari e da Matteo Manassero.
Le 28 formazioni nazionali in gara si contenderanno il titolo su 72 buche con la formula adottata dagli anni 2000, ossia due sessioni foursomes, nella prima e terza giornata, e due fourballs, nella seconda e nella quarta, mentre nel 2013 era stata rispolverata la Canada Cup (somma degli score medal della coppia) e riproposta la classifica individuale.
Si torna a distanza di tre anni dalla precedente edizione nella stessa città, ma su campo diverso dal Royal Melbourne dove trionfarono gli australiani Adam Scott e Jason Day. Sarebbero stati gli indiscussi favoriti, ma Day, numero uno mondiale, è fermo da qualche mese per un infortunio e sarà sostituto da Marc Leishman, giocatore solido, ma che non potrà dare la qualità dell’assente. Ciò non significa che gli australiani siano fuori gioco, ma soltanto che ci sarà probabilmente maggiore incertezza a tutto vantaggio dello spettacolo, garantito anche da un field di ottima qualità, malgrado qualche defezione importante.
Insieme ai padroni di casa, che avranno la spinta del pubblico e il vantaggio di conoscere meglio di tutti il percorso, hanno ampia considerazione nelle previsioni gli statunitensi Rickie Fowler e Jimmy Walker, gli svedesi Alex Noren e David Lingmerth, l’irlandese Shane Lowry e il nordirlandese Graeme McDowell, che giocheranno sotto unica bandiera tentando di riportare in patria il trofeo che manca dal 1997. Molto agguerriti gli orientali e in particolare i team di Corea (Byeong Hun An-K.T. Kim), Thailandia (Thongchai Jaidee-Kiradech Aphibarnrat), ) e Giappone (Hideki Matsuyama-Ryo Ishikawa) e non vanno sottovalutati quelli di Spagna (Rafael Cabrera Bello-Jon Rahm), Canada (David Hearn/Adam Hadwin), Belgio (Thomas Pieters-Nicola Colsaertas) e di Inghilterra con Chris Wood e Andy Sullivan, presenti nell’ultima Ryder Cup, che giocheranno nel primo giro insieme all’Italia.
C’è molta fiducia nella squadra azzurra, che va inserita tra le possibili protagoniste per la grande condizione di Francesco Molinari e perché Matteo Manassero appare come il compagno giusto per il torinese, dettaglio fondamentale in una gara a coppie.
Francesco Molinari, alla settima presenza consecutiva nell’evento e che ha dato all’Italia il titolo nel 2009 insieme al fratello Edoardo, ha detto: "La World Cup è un grande torneo, completamente diverso da quelli che disputiamo abitualmente e per questo ancora più stimolante. Il successo del 2009 con mio fratello Edoardo fu fantastico e al tempo stesso un po' inaspettato. Sarebbe stupendo tornare a vincere con un nuovo compagno. Matteo sta attraversando un buon momento di forma e sono sicuro che in campo ci completeremo bene, soprattutto nei foursomes. La sua abilità nel gioco corto sarà una risorsa preziosa".
Matteo Manassero ha aggiunto: "Sin da quando ero bambino ho sempre sperato di poter giocare per i colori italiani. Ho già disputato nel 2013 la World Cup con Francesco e credo sia il partner ideale per i foursomes e i fourballs. Sai di poter contare su di lui in ogni situazione. Vincere il mondiale sarebbe un risultato strepitoso per tutta la nazione e per me varrebbe quasi quanto un major".
Nell’albo d’oro figurano 24 successi degli Stati Uniti, cinque di Australia e Sudafrica e quattro della Spagna. L’Italia, oltre alla vittoria del 2009, ha ottenuto il secondo posto con Costantino Rocca e Massimo Florioli in Nuova Zelanda (1998). Il montepremi è di 8.000.000 di dollari.
PROLOGO - Francesco Molinari e Matteo Manassero difendono i colori azzurri nella 58ª edizione della ISPS Handa World Cup of Golf (24-27 novembre) in programma al Kingston Heath GC di Melbourne in Australia dove la manifestazione approda per la quinta volta. Nelle precedenti quattro occasioni si è giocato sempre al Royal Melbourne, l’ultima nella scorsa edizione del 2013 in cui si sono imposti i rappresentanti di casa Adam Scott e Jason Day. A difendere il titolo ci sarà ancora Scott, ma avrà per compagno Marc Leishman, perché Jason Day numero uno mondiale, è fermo da qualche mese per un infortunio.
Francesco Molinari, che nel 2009 ha vinto la World Cup of Golf insieme al fratello Edoardo, è alla settima presenza consecutiva e per la seconda volta di fila avrà per compagno Matteo Manassero. Nel 2013 l’Italia si è classificata 20ª e il primo è terminato ottavo nella classifica individuale. Si giocò con la vecchia formula Canada Cup (somma degli score medal) e fu riproposta la gara l’individuale, abbandonata dal 2000, ma è stata fatta immediata marcia indietro e si ritornerà alle formule foursomes, nella prima e terza giornata, e fourballs, nella seconda e nella quarta.
Sebbene ci sia stata qualche defezione, sono parecchi i giocatori di livello tra le 28 selezioni nazionali in campo. Numerose le formazioni in grado di vincere e l’assenza di Jason Day concede un bel margine di incertezza, perché è indubbio che l’Australia non potrà essere, con tutto il rispetto per Marc Leishman, la macchina da guerra di tre anni addietro. Oltre ai campioni uscenti, hanno qualcosa più degli altri gli Stati Uniti con Rickie Fowler e Jimmy Walker, anche se gli americani avrebbero potuto schierare almeno cinque/sei coppie migliori, la Svezia (Alex Noren-David Lingmerth), il Giappone (Hideki Matsuyama-Ryo Ishikawa), la Thailandia (Thongchai Jaidee-Kiradech Aphibarnrat), la Corea (Byeong Hun An-K.T. Kim) e l’Irlanda (Graeme McDowell-Shane Lowry). Outsider il Belgio con la rivelazione Thomas Pieters e l’esperto Nicolas Colsaerts, la Spagna, con la certezza Rafael Cabrera Bello e con Jon Rahm, giovane di grandi prospettive, l’Inghilterra, con Chris Wood e Andy Sullivan, presenti nell’ultima Ryder Cup, e la Francia dove Victor Dubuisson ha voluto per compagno il neo pro Romain Langasque lasciando una bel po’ di perplessità in patria.
In questo contesto l’Italia ha ottime possibilità di recitare un ruolo importante. Francesco Molinari ha confermato a Dubai di essere in splendida condizione e Matteo Manassero, in crescita anche a dispetto di qualche sbavatura, si integra perfettamente con lui, dettaglio essenziale specie nelle due frazioni foursomes.
Nell’albo d’oro 24 successi degli Stati Uniti, cinque di Australia e Sudafrica e quattro della Spagna. L’Italia, oltre alla vittoria del 2009, ha ottenuto il secondo posto con Costantino Rocca e Massimo Florioli in Nuova Zelanda (1998). Nella prima giornata gli azzurri giocheranno insieme all’Inghilterra. Il montepremi è di 8.000.000 di dollari.
L'indiano Gaganjeet Bhullar ha vinto con 272 colpi (71 65 68 68, -16) il BANK BRI-JCB Indonesia Open (Asian Tour), che si è concluso di lunedì dopo che il quarto giro era stato sospeso con il leader avanti di due colpi sul connazionale Jeev Milkha Singh. Questi ha poi mantenuto la posizione con 275 (-13), ma raggiunto dallo statunitense Johannes Veerman e dai thailandesi Danthai Boonma e Panuphol Pittayarat . In sesta posizione con 276 (-12) l'americano Dodge Kemmer e il thailandese Chinnarat Phadungsil.
Sul percorso del Pondok Indah Golf Course (par 72), a Giacarta in Indonesia, Alessandro Tadini , 27° con 283 colpi (69 72 71 71, -5) ha ottenuto il miglior risultato stagionale nelle sette gare a cui ha partecipato, dopo aver conseguito la 'carta' a inizio anno. E' andato a premio in cinque occasioni subendo due tagli. Nel giro finale ha segnato tre birdie e due bogey per il 71 (-1).
Gaganjeet Bhullar, 28 anni, ha ottenuto il settimo titolo nell'Asian Tour, il secondo stagionale, e ha ricevuto un assegno di 54.000 dollari su un montepremi di 300.000 dollari. Nel suo palmares anche un successo nel Challenge Tour ottenuto nel 2011 proprio in India (Gujarat Kensville Challenge).
QUARTA GIORNATA - Asian Tour: il titolo una questione tra indiani - Gioco sospeso nel quarto giro del BANK BRI-JCB Indonesia Open (Asian Tour) e conclusione di lunedì con l'indiano Gaganjeet Bhullar, leader con "meno 16" e con il connazionale Jeev Milkha Singh, secondo con "meno 14", entrambi con tre buche da giocare sul percorso del Pondok Indah Golf Course (par 72), a Giacarta in Indonesia.
Non hanno terminato il turno, ma non possono competere per il titolo, i thailandesi Danthai Boonma e Panuphol Pittayarat , terzi con "meno 13", ma con una sola buca a disposizione. Fuori anche lo statunitense Dodge Kemmer, quinto con 276 (-12), il connazionale Johannes Veerman e il thailandese Chinnarat Phadungsil, stesso "meno 12", ma rispettivamente fermati alla 15ª e alla 17ª buca.
Ha concluso al 27° posto con 287 colpi (69 72 71 71, -5) Alessandro Tadini, che ha segnato tre birdie e due bogey per il 71 (-1). Il montepremi è di 300.000 dollari.
TERZA GIORNATA - Asian Tour: si rivede Jeev Milkha Singh, Tadini 32° - Alessandro Tadini è al 32° posto con 212 colpi (69 72 71, -4) dopo il terzo giro del BANK BRI-JCB Indonesia Open (Asian Tour), che si conclude con la disputa del quarto sul percorso del Pondok Indah Golf Course (par 72), a Giacarta in Indonesia.
Al vertice si è portato l'indiano Jeev Milkha Singh (203 - 71 66 66, -13), 44enne di Chandigarth con sei successi nel circuito e con quattro nell'European Tour, il quale con un 66 (-6 con sei birdie senza bogey) ha staccato di un colpo il connazionale Gaganjeet Bhullar (204, -12) e di due il thailandese Pannakorn Uthaipas (205, -11).
Alessandro Tadini, alla settima gara stagionale nell'Asian Tour dove è approdato con la 'carta' conquistata a inizio stagione, praticamente è rimasto nella stessa posizione di classifica nei tre turni. Si è espresso con un 71 (-1) dovuto a cinque birdie e a quattro bogey.
Anche il terzo giro, come i primi due, non è stato portato a termine, ma vi sono soltanto otto giocatori che debbono completare una buca e non apporteranno variazioni significative alla graduatoria. Il montepremi è di 300.000 dollari.
SECONDA GIORNATA - Anche il secondo giro del BANK BRI-JCB Indonesia Open (Asian Tour) è stato sospeso e sul percorso del Pondok Indah Golf Course (par 72), a Giacarta in Indonesia. la classifica provvisoria sarà soggetta a importanti cambiamenti alla conclusione del turno.
Alessandro Tadini è stato fermato dopo sette buche, tutte condotte in par, e con il "meno 3" maturato nel primo giro, è sceso dal 19° al 31° posto. E’ passato a condurre lo statunitense Johannes Veerman con 133 (67 66, -11), ma i due colpi di vantaggio potrebbero non essere sufficienti per mantenere la leadership, poiché il taiwanese Chien-yao Hun, fermato dopo 10 buche, e l’indiano Khalin Joshi, stoppato alla nona, entrambi a "meno 9", hanno ancora molto spazio per fare meglio. Rimarranno invece secondi a due colpi il finlandese Janne Kaske e il francese Lionel Weber che hanno terminato con 135 (-9).
Johannes Veerman ha girato in 66 (-6) colpi con un eagle e quattro birdie. Alessandro Tadini, alla settima gara nell’Asian Tour, aveva concluso il giro d’apertura in 69 (-3) con cinque birdie e due bogey. Il montepremi è di 300.000 dollari.
PRIMA GIORNATA - Alessandro Tadini ha iniziato al 15° posto con 69 (-3) colpi il BANK BRI-JCB Indonesia Open, torneo dell’Asian Tour che si sta svolgendo sul tracciato del Pondok Indah Golf Course (par 72) a Giacarta in Indonesia. La classifica è provvisoria poiché 56 giocatori non hanno potuto completare il turno a causa del maltempo.
Hanno preso il comando con 65 (-7) colpi l’indiano Khalin Joshi e il thailandese Chinnarat Phadungsil, seguiti con 66 dal taiwanese Chien-yao Hung e dal thailandese Natipong Srithong, che ha lo stesso "meno 6", ma con cinque buche a disposizione per ambire anche al primo posto in graduatoria. Al quinto con 67 il coreano Soonsang Hong, il malese Sukree Othman e lo statunitense Jason Knutzon, ma è stato fermato alla buca 14 Donlaphatchai Niyomchon, con il medesimo "meno 5" e anch’egli ha la possibilità di migliorarsi.
Chinnarat Phadungsil, 28 anni, vanta tre titoli nel circuito, il primo da amateur, ma non va a segno dal 2009. Nel suo score nove birdie e un doppio bogey. Khalin Joshi, 24 anni e da tre stagioni nel tour senza titoli, ha segnato otto birdie e un bogey. Alessandro Tadini, alla settimana gara nell’Asian Tour, ha messo insieme cinque birdie e due bogey. Il montepremi è di 300.000 dollari.
Lucrezia Colombotto Rosso, 18ª con 302 colpi (74 77 73 78, +14), Elisabetta Bertini, 21ª con 304 (76 81 73 74, +16), e Alessandra Braida, 28ª con 310 (78 73 75 84, +22) hanno superato la Lalla Aicha Tour School Pre Qualifier A del Ladies European Tour che si è svolta sul percorso del Royal Golf Mohammedia (par 72), a Mohammedia in Marocco. Ha vinto dopo una corsa di testa la scozzese Jane Turner con 284 colpi (65 73 72 74, -4), unica giocatrice sotto par, che ha staccato nettamente la gallese Chloe Williams (289, +1). e le francesi Julia Aime (290, +2) e Camille Chevalier, quest'ultima dilettante (291, +3).
Sono quattro le prequalifiche che conducono alla finale. Dopo l'attuale si disputerà ancora in Marocco la Pre Qualifier B, stesso campo dal 9 al 12 dicembre, La Pre Qualifier C (23-26 novembre) avrà luogo all’Angkor Golf Resort in Cambogia e la Pre Qualifer D /23-26 novembre) al Golf Club La Padera de Potosi in Colombia. In totale saranno in gara atlete di 42 nazioni.
La finale si disputerà dal 17 al 21 dicembre sui due tracciati del Samanah Country Club e dell’Amelkis Golf Club, a Marrakech in Marocco. In programma 90 buche al termine delle quali le prime 30 classificate e le pari merito al 30° posto otterranno la ‘carta’ piena per il Ladies European Tour 2017, categoria 8a.
TERZO GIRO - Nella Lalla Aicha Tour School Pre Qualifier A del Ladies European Tour, che si sta disputando sul percorso del Royal Golf Mohammedia (par 72), a Mohammedia in Marocco, Lucrezia Colombotto Rosso, 13ª con 224 (74 77 73, +8) ha guadagnato una posizione e Alessandra Braida, 16ª con 226 (78 73 75, +10), ne ha perse due a un giro dal termine. In risalita anche Elisabetta Bertini, da 31ª a 25ª con 230 (76 81 73, +14).
E’ continuata la corsa di testa della scozzese Jane Turner (210 - 65 73 72, -6), che è stata avvicinata dalla dilettante francese Camille Chevalier (214, -2), grazie a un 66 (-6). Sono le uniche due giocatrici sotto par, mentre è a livello l’amateur danese Puk Lyng Thomsen (216), e sono un colpo sopra la francese Julie Aime e le inglesi Bethan Popel (am) e Lucy Goddard (217, +1).
Il torneo si disputa sulla distanza di 72 buche con la partecipazione di 64 concorrenti. Sono quattro le prequalifiche che conducono alla finale. Due si svolgono in Marocco, l’attuale e la Pre Qualifier B, stesso campo dal 9 al 12 dicembre, La Pre Qualifier C (23-26 novembre) avrà luogo all’Angkor Golf Resort in Cambogia e la Pre Qualifer D /23-26 novembre) al Golf Club La Padera de Potosi in Colombia. In totale saranno in gara atlete di 42 nazioni.
La finale si disputerà dal 17 al 21 dicembre sui due tracciati del Samanah Country Club e dell’Amelkis Golf Club, a Marrakech in Marocco. In programma 90 buche al termine delle quali le prime 30 classificate e le pari merito al 30° posto otterranno la ‘carta’ piena per il Ladies European Tour 2017, categoria 8a.
SECONDO GIRO - Nella Lalla Aicha Tour School Pre Qualifier A del Ladies European Tour, che si sta disputando sul percorso del Royal Golf Mohammedia (par 72), a Mohammedia in Marocco, sono al 14° posto con 151 (+7) colpi Alessandra Braida (78 73), salita dal 30°, e Lucrezia Colombotto Rosso (74 77), scesa dall’ottavo. Più indietro Elisabetta Bertini, 31ª con 157 (76 81, +13).
E’ rimasta al vertice scozzese Jane Turner (138 - 65 73, -6), unica giocatrice sotto par, che ha sei colpi di vantaggio sulla dilettante inglese Inci Mehmet (144, par), Seguono con 145 (+1) la francese Julie Aime e altre tre inglesi, Lucy Goddard e le due amateur Cloe Frankish e Bethan Popel.
Il torneo si disputa sulla distanza di 72 buche con la partecipazione di 64 concorrenti. Sono quattro le prequalifiche che conducono alla finale. Due si svolgono in Marocco, l’attuale e la Pre Qualifier B, stesso campo dal 9 al 12 dicembre, La Pre Qualifier C (23-26 novembre) avrà luogo all’Angkor Golf Resort in Cambogia e la Pre Qualifer D /23-26 novembre) al Golf Club La Padera de Potosi in Colombia. In totale saranno in gara atlete di 42 nazioni.
La finale si disputerà dal 17 al 21 dicembre sui due tracciati del Samanah Country Club e dell’Amelkis Golf Club, a Marrakech in Marocco. In programma 90 buche al termine delle quali le prime 30 classificate e le pari merito al 30° posto otterranno la ‘carta’ piena per il Ladies European Tour 2017, categoria 8a.
PRIMO GIRO - Lucrezia Colombotto Rosso all’ottavo posto con 74 (+2), Elisabetta Bertini al 21° con 76 (+4) e Alessandra Braida al 30° con 78 (+6) dopo il primo giro della Lalla Aicha Tour School Pre Qualifier A del Ladies European Tour sul percorso del Royal Golf Mohammedia (par 72), a Mohammedia in Marocco, dove competono 64 concorrenti,
Guida il gruppo la scozzese Jane Turner con un gran 65 (-7) ottenuto su un tracciato che non ha praticamente concesso nulla se è vero che solo altre due giocatrici, entrambe dilettanti, sono scese sotto par, l’inglese Bethan Popel e la coreana Eun-Jung Ji, seconde con 71 (-1). Al quarto posto con 72 (par) la svedese Louise Larson e l’inglese Amber Ratcliffe.
Il torneo si disputa sulla distanza di 72 buche. Sono quattro le prequalifiche che conducono alla finale. Due si svolgono in Marocco, l’attuale e la Pre Qualifier B, stesso campo dal 9 al 12 dicembre, La Pre Qualifier C (23-26 novembre) avrà luogo all’Angkor Golf Resort in Cambogia e la Pre Qualifer D /23-26 novembre) al Golf Club La Padera de Potosi in Colombia. In totale saranno in gara atlete di 42 nazioni.
La finale si disputerà dal 17 al 21 dicembre sui due tracciati del Samanah Country Club e dell’Amelkis Golf Club, a Marrakech in Marocco. In programma 90 buche al termine delle quali le prime 30 classificate e le pari merito al 30° posto otterranno la ‘carta’ piena per il Ladies European Tour 2017, categoria 8a.
LA VIGILIA - Lucrezia Colombotto Rosso, Elisabetta Bertini e Alessandra Braida partecipano alla Lalla Aicha Tour School Pre Qualifier A (16-19 novembre) del Ladies European Tour sul percorso del Royal Golf Mohammedia, a Mohammedia in Marocco. Vi prendono parte 64 concorrenti tra le quali la spagnola Marta Silva, la gallese Chloe Williams e la francese Manon Gidali.
Il torneo si disputa sulla distanza di 72 buche. Sono quattro le prequalifiche che conducono alla finale. Due si svolgono in Marocco, l’attuale e la Pre Qualifier B, stesso campo dal 9 al 12 dicembre, La Pre Qualifier C (23-26 novembre) avrà luogo all’Angkor Golf Resort in Cambogia e la Pre Qualifer D /23-26 novembre) al Golf Club La Padera de Potosi in Colombia. In totale saranno in gara atlete di 42 nazioni.
La finale si disputerà dal 17 al 21 dicembre sui due tracciati del Samanah Country Club e dell’Amelkis Golf Club, a Marrakech in Marocco. In programma 90 buche al termine delle quali le prime 30 classificate e le pari merito al 30° posto otterranno la ‘carta’ piena per il Ladies European Tour 2017, categoria 8a.
Cambiano le regole nella stesura della money list dell’European Tour, così che tutti i membri del circuito, compresi coloro che sono entrati attraverso il Challenge Tour o la Qualifying School, abbiano maggiori opportunità di mantenere la ‘carta’, a partire dal 2018, attraverso una Access List che verrà introdotta nel 2017.
Nell’ordine di merito dell’Access List non entreranno le cifre guadagnate nei sette tornei delle Rolex Series, del Masters, dell’US PGA Championship e dei quattro eventi del World Golf Championships (WGC), mentre faranno classifica l’US Open e l’Open Championship, poiché con le prequalifiche tutti i giocatori hanno opportunità di trovare posto nel field.
Dieci le ‘carte’ concesse dall’Access List, mentre si ridurranno da 110 a 100 quelli relative alla Race to Dubai. Inoltre i primi tre della Access List avranno diritto a disputare il BMW PGA Championship, il Dubai Duty Free Irish Open e l’Open d’Italia.
Keith Pelley, Chief Executive Officer dell’European Tour, ha detto: "Abbiamo sempre dichiarato di avere a cuore gli interessi di tutti i nostri associati e l’istituzione della Access List è una parte importante nell’ottica di tale impegno".
Patrick Reed, il miglior giocatore statunitense nell’ultima Ryder Cup, sarà membro dell’European Tour anche nella stagione 2017. Ha, infatti, mantenuto la ‘carta’ potendo sfruttare l’esenzione dovuta al successo nel WGC American Express nel 2014.
Lo ha annunciato Keith Pelley, Chief Executive del circuito continentale che ha commentato: "Reed è uno dei migliori talenti attuali, come ha testimoniato la sua grande performance nella Ryder Cup, e sono certo che la sua presenza nel nostro tour sarà molto apprezzata da tutti gli appassionati di golf".
Ha detto Reed: "Sono veramente orgoglioso di poter avere sia la ‘carta’ per il PGA Tour che per l’European Tour. Questo mi darà modo di competere con tutti i più forti giocatori del mondo anche fuori dagli Stati Uniti".
Patrick Nathaniel Reed, 26enne di San Antonio (Texas), professionista dal 2011, vanta cinque titoli nel PGA Tour, compreso quello nel WGC Cadillac Championship che conta per tutti i circuiti mondiali. Ha giocato due Ryder Cup (2014-2016) e una Presidents Cup (2015). Nel 2016 gli figurano nove presenze nell’European Tour, ma in realtà ha disputato in Europa solo l’Open Championship e lo Scottish Open, Il resto delle partecipazioni nel torneo comuni a tutti i tour, ossia gli altri tre major, tre WGC e i Giochi Olimpici.
Il canadese Mackenzie Hughes ha prevalso con 265 colpi (61 67 68 69, -17), dopo una corsa di testa, nel RSM Classic (PGA Tour), disputato sui due percorsi del Sea Island Resort (Seaside Course par 70, Plantation Course par 72), a Sea Island in Georgia.
Dopo tre turni condotti da solo al comando, Hugues è stato raggiunto nelle ultime battute da Billy Horschel (66 66 65 68), Blayne Barber (63 68 66 66), dal colombiano Camilo Villegas (66 67 64 68) e dallo svedese Henrik Norldander (67 67 66 65). Dopo la prima buca (18, par 4) di spareggio, in cui è uscito Horschel con un bogey, il gioco è stato sospeso per oscurità e rinviato al mattino successivo. Alla seconda buca (ancora la 18) i quattro contendenti hanno segnato tutti un par, poi alla terza (17, par 3) Villegas, Norlander e Barber hanno lasciato strada con un bogey a Hugues, che ha colto il primo titolo nel circuito con un par.
Mackenzie Hughes, che compirà 26 anni mercoledì prossimo, era alla nona presenza sul tour, la quinta stagionale, dove è approdato attraverso il priority-ranking (28°) del Web.com Tour. E’ stato gratificato con 1.080.000 dollari su un montepremi di sei milioni di dollari.
Ha concluso la sesto posto Jim Furyk con 268 (-14), insieme a Jamie Lovemark, a Olle Schniederjans e al taiwanese Cheng Tsung Pan. Ha recuperato l’indiano Anirban Lahiri, 13° con 270 (-12), e hanno concluso a mezza classifica gli inglesi Ian Poulter e Luke Donald, 36.i con 274 (-8)
Il taglio, caduto a 137 (-5), ha messo fuori gioco Kevin Kisner, campione in carica, Zach Johnson, lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño e il sudafricano Ernie Els, 110.i con 140 (-2), Bryson DeChambeau, il neo pro che stenta a riprende il buon ritmo della passata stagione, 120° con 141 (-1), e Matt Kuchar, 127° con 142 (par). Nei primi due giri i concorrenti si sono alternati sui due tracciati, poi hanno condotto i due finali al Seaside Course.
TERZO GIRO - Il canadese Mackenzie Hughes ha continuato la sua corsa di testa (196 - 61 67 68, -16) e conduce con un colpo di vantaggio nel RSM Classic (PGA Tour), che si sta svolgendo sui due percorsi del Sea Island Resort (Seaside Course par 70, Plantation Course par 72), a Sea Island in Georgia.
Nel terzo giro disputato sul Seaside Course il taiwanese Cheng Tsung Pan (197, -15) è stato raggiunto al secondo posto da Billy Horschel e dal colombiano Camilo Villegas, che ha un'occasione di tornare al successo dopo tanto tempo. In corsa per il titolo anche Chesson Hadley, quarto con 198 (-14), Blayne Barber, Charles Howell III e Patrick Rodgers, sesti con 199 (-13). Troppo lontano Jim Furyk, 12° con 201 (-11), e bassa classifica per l'inglese Ian Poulter e per l'indiano Anirban Lahiri, 45.i con 205 (-7) e per l'altro inglese Luke Donald, 51° con 206 (-6).
Il taglio, caduto a 137 (-5), ha messo fuori gioco Kevin Kisner, campione in carica, Zach Johnson, lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño e il sudafricano Ernie Els, 110.i con 140 (-2), Bryson DeChambeau, il neo pro che stenta a riprende il buon ritmo della passata stagione, 120° con 141 (-1), e Matt Kuchar, 127° con 142 (par).
Mackenzie Hughes, che compirà 26 anni mercoledì prossimo, è alla nona presenza sul tour, la quinta stagionale, dove è approdato attraverso il priority-ranking (28°) del Web.com Tour. Ha girato in 68 (-2) con cinque birdie un triplo bogey, unico svarione in 54 buche. Il montepremi è di sei milioni di dollari.
SECONDO GIRO - Il canadese Mackenzie Hughes è rimasto al comando con 128 (61 67, -14) colpi nel RSM Classic (PGA Tour), che si sta svolgendo sui due percorsi del Sea Island Resort (Seaside Course par 70, Plantation Course par 72), a Sea Island in Georgia.
Si è portato al secondo posto con 130 (-12) il taiwanese Cheng Tsung Pan e sono al terzo con 131 (-11) Blayne Barber, Chad Campbell, Chesson Hadley e Hudson Swafford. Hanno perso terreno Jim Furyk e il colombiano Camilo Villegas, 17.i con 133 (-9), è risalito l'inglese Ian Poulter, da 60° a 26° con 134 (-8), e sono a metà classifica l'indiano Anirban Lahiri, 36° con 135 (-7), e l'inglese Luke Donald, 50° con 136 (-6).
Il taglio, caduto a 137 (-5), ha messo fuori gioco Kevin Kisner, campione in carica, Zach Johnson, lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño e il sudafricano Ernie Els, 110.i con 140 (-2), Bryson DeChambeau, il neo pro che stenta a riprende il buon ritmo della passata stagione, 120° con 141 (-1), e Matt Kuchar, 127° con 142 (par).
Mackenzie Hughes, che compirà 26 anni mercoledì prossimo, è alla nona presenza sul tour, la quinta stagionale, dove è approdato attraverso il priority-ranking (28°) del Web.com Tour. Dopo il 61 (-9) al Seaside Course, con nove birdie senza bogey, si è espresso con un 67 (-5) al Plantation Course con cinque birdie e nuovamente senza bogey. Il montepremi è di sei milioni di dollari.
PRIMO GIRO - Sui due percorsi del Sea Island Resort (Seaside Course par 70, Plantation Course par 72), a Sea Island in Georgia, è iniziato il RSM Classic (PGA Tour).
Nella classifica, che fa riferimento al par essendo differenti quelli dei due tracciati, è in vetta il canadese Mackenzie Hughes con "meno 9" (61 SC), che precede Jonathan Byrd e Stewart Cink con un "meno 8" (entrambi 62 SC). In quarta posizione con "meno 7" Blayne Barber (63 SC), Kyle Stanley, Cameron Tringale e il giapponese Hiroshi Iwata (tutti 65 PC). Ottavi con "meno 4" Jim Furyk (64 SC) e i colombiano Camilo Villegas (66 PC).
A metà graduatoria, 41.i con "meno 4", Bryson DeChambeau (66 SC), l’indiano Anirban Lahiri (68 PC) e il sudafricano Ernie Els (66 SC) e con un colpo in più gli inglesi Ian Poulter (67 SC) e Luke Donald (67 SC), 60.i con "meno 3". Difesa del titolo subito in salita per Kevin Kisner, 80° con "meno 2" (68 SC) alla pari con Matt Kuchar (70 PC). Pesante il ritardo di Zach Johnson (70 SC) e dello spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño (72 PC), 120.i con il par.
Mackenzie Hughes, che compirà 26 anni mercoledì prossimo, è alla nona presenza sul tour, la quinta stagionale, dove è approdato attraverso il priority-ranking (28°) del Web.com Tour. Ha realizzato lo score personale più basso in assoluto con nove birdie. Il montepremi è di sei milioni di dollari.
LA VIGILIA - Kevin Kisner difende il titolo nel RSM Classic (17-20 dicembre), evento del PGA Tour in programma al Sea Island Resort (Seaside Course), a Sea Island in Georgia.
Molte le defezioni in un field che comprende Jim Furyk, Zach Johnson, Matt Kuchar, Webb Simpson, Brandt Snedeker, Bryson DeChambeau, gli inglesi Luke Donald e Ian Poulter, lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño, l’indiano Anirban Lahiri, il colombiano Camilo Villegas, il sudafricano Ernie Els e il fijano Vijay Singh. Il montepremi è di sei milioni di dollari.
Dai successi alle difficoltà e ritorno. Dopo anni di purgatorio Renato Paratore ha ritrovato la vittoria. Negli Emirati Arabi Uniti ha dominato l’UAE Challenge, evento dell’HotelPlanner Tour, tornando a festeggiare una impresa a distanza di 1.723 giorni dall’ultima volta (British Masters sul DP World Tour nel luglio 2020). “Sono davvero felice. È stato un exploit importante perché non riuscivo ad affermarmi da molto tempo. Ho avuto dei dubbi e mi sono chiesto: ‘Ma riuscirò a tornare a vincere’? Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. E adesso, l’obiettivo del 2025, è quello di riconquistare la ‘carta’ per il massimo circuito continentale”, spiega Paratore in una intervista a cuore aperto sui canali federali. È la storia di un predestinato, quella di Paratore. Nato il 14 dicembre del 1996 a Roma, da dilettante ha conquistato prima lo Junior Orange Bowl nel 2013 a Miami (Usa), poi, nel 2014, il Portuguese International Amateur Championship a Palmela.
(Cliccare sul titolo per continuare a leggere)
Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925 che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano.
Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open. La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta
(Cliccare sul titolo per continuare a leggere)