Ariya Jutanugarn dominatrice del LPGA Tour 2016 - La thailandese Ariya Jutanugarn è la regina del LPGA Tour 2016. Al termine di una annata straordinaria, con cinque successi comprensivi di un major, la 21enne di Bangkok si è assicurata il successo nella money list e nella Race to the CME Globe, la versione del femminile della FedEx Cup, che assegnava un milione di dollari.
Nel CME Group Tour Championship, la gara conclusiva del circuito, ha ottenuto il primo titolo la ventenne inglese Charley Hull (269 - 67 70 66 66, -19), che le ha fruttato 500.000 dollari su un montepremi di due milioni di dollari. Ha superato la coreana So Yeon Ryu (271, -17) e Jennifer Song (273, -15). Con il quarto posto, dove è stata affiancata da Mo Martin e dalla spagnola Beatriz Recari, la Jutanugarn (274 - 72 68 65 69, -14), numero due mondiale, ha avuto ragione della neozelandese Lydia Ko, numero uno, che era seconda alle sue spalle in entrambe le classifiche e che arrivandole avanti avrebbe capovolto il risultato. In realtà la Ko aveva preso il comando nel secondo giro, con otto colpi di margine sulla rivale, ma poi ha ceduto clamorosamente terminando decima con 277 (70 62 73 72, -11) colpi.
Avevano chances di imporsi nella Race to the CME Globe, ma non hanno trovato il passo giusto per farlo, anche la cinese Shanshan Feng (6ª RCG), ottava con 276 (-12), la canadese Brooke M. Henderson (3ª RCG) e la coreana Sei Young Kim (5ª RCG), 24.e con 282 (-6), e la coreana Ha Na Jang (4ª RCG), 55ª con 290 (-2). Nella classifica finale Jutanugarn p. 6.800, Ko p. 5.050, Henderson p. 4.370, Hull p. 3.920 e Jang p. 3.600.
Nella money list Ariya Jutanugarn ha concluso la stagione raccogliendo 2.550.928 dollari contro i 2.492.994 di Lydia Ko. Al terzo posto Brooke M. Henderson ($ 1.724.409), quindi la coreana In Gee Chun ($ 1.501.102) e Shanshan Feng ($ 1.458.579).
Hanno perso la 'carta' Giulia Molinaro, 108ª con 72.953 dollari, e Giulia Sergas, 137ª con 31.764 dollari. Quest'ultima, da metà stagione, ha rinunciato al LPGA Tour dedicandosi al Ladies European Tour. Giulia Molinaro proverà a rientrare nel circuito partecipando, insieme a Silvia Cavalleri, alla finale della Qualifying School (28 novembre- 4 dicembre, LPGA International, Daytona Beach, Florida).
TERZO GIRO - Il cedimento inatteso della neozelandese Lydia Ko, numero uno mondiale, da leader e quarta con 205 (70 62 73, -11) colpi, e il gran recupero della thailandese Ariya Jutanugarn, numero due, che l'ha agganciata (205 - 72 68 65), risalendo dal 19° posto, hanno caratterizzato la terza giornata del CME Group Tour Championship, ultimo torneo stagionale del LPGA Tour, che assegna anche un milione di dollari alla vincitrice della speciale classifica a punti della Race to the CME Globe, la versione al femminile della FedEx Cup ma con premi molto inferiori.
Con questa classifica il jackpot andrebbe alla Jutanugarn, che conduce tale graduatoria, ma con un successo la Ko ribalterebbe la situazione. Potrebbe comunque farlo terminando seconda o terza e con l'avversaria due posti indietro o con varie altre opzioni più difficili da realizzarsi. Le due sono anche il lotta per il primato nella money list, dove sono separate da pochi dollari ($ 2.457.218 per la thailandese e $ 2.457.913 per la Ko).
Sul percorso del Tiburon Golf Club (par 72), a Naples in Florida, conduce la gara con 203 (67 70 66, -13) l'inglese Charley Hull, seguita con 204 (-12) da Brittany Lincicome e dalla coreana So Yeon Ryu. In corsa per il titolo anche Jennifer Song, Lizette Salas e la coreana In Gee Chun, anche loro quarte.
Per la Race to the CME Globe sono fuori gioco le altre concorrenti che potevano aspirare al successo: la coreana Sei Young Kim (5ª RCG) e la cinese Shanshan Feng (6ª RCG), 12.e con 208 (-8), la canadese Brooke M. Henderson (3ª RCG), 34ª con 213 (-3), e la coreana Ha Na Jang (4ª RCG), 47ª con 217 (+1).
Tra le altre proette in gara non può più difendere il titolo Cristie Kerr, 18ª con 209 (-7) insieme alla norvegese Suzann Pettersen, e non hanno reso come nelle attese Stacy Lewis, 26ª con 211 (-5), la spagnola Carlota Ciganda, che affianca la Henderson, e Lexi Thompson, 40ª con 215 (-1).
Alla gara sono state ammesse le prime 72 classificate della Race to the CME Globe (68 poi al via) e, come avviene per la FedEx Cup maschile, prima della finale i punti guadagnati in tutti gli eventi della stagione sono stati resettati. Ariya Jutanugarn, che aveva raccolto nei tornei 4.491 punti, è partita con una dote di 5.000 punti seguita da Lydia Ko (p. 4.500), da Brooke M. Henderson (p. 4.000), dalle coreane Ha Na Jang p. 3.600) e Sei Young Kim (p. 3.200) e dalla cinese Shanshan Feng (p. 2.800). Per la classifica saranno assegnati 3.500 punti alla vincitrice della gara, 2.400 alla seconda e 2.000 alla terza.
Il montepremi del CME Group Tour Championship è di 2.000.000 di dollari.
SECONDO GIRO - Sul percorso del Tiburon Golf Club (par 72), a Naples in Florida, la neozelandese Lydia Ko, numero uno mondiale, con un deciso attacco, sintetizzato da un 62 (-10 con undici birdie e un bogey) e dallo score di 132 (70 62, -12) colpi, ha proposto la sua candidatura al titolo del CME Group Tour Championship, ultimo torneo stagionale del LPGA Tour, e soprattutto al primo posto nella speciale classifica a punti della Race to the CME Globe, la versione al femminile della FedEx Cup ma con premi molto inferiori, che vale un milione di dollari.
La Ko ha lasciato a tre colpi Ryann O'Toole e la coreana So Yeon Ryu (135, -9) e a quattro la spagnola Beatriz Recari e l'altra coreana Sei Young Kim (136, -8). E' scesa al 16° posto con 139 (-5) la cinese Shanshan Feng, leader dopo un giro, ma i danni maggiori li hanno subiti la thailandese Ariya Jutanugarn, in vetta alla Race to the CME Globe, 19ª con 140 (-4), e la canadese Brooke M. Henderson, terza nella RCG, 38ª con 144 (par), perché con questa classifica Lydia Ko, seconda nella RCG, si assicurerebbe il jackpot. Per il sistema di punteggio attuato ognuna delle tre con il successo arriverebbe al milione di dollari, ma con la Jutanugarn e la Henderson così in ritardo a Lydia Ko potrebbero andar bene anche un secondo o un terzo posto.
Tra le altre concorrenti Cristie Kerr, campionessa uscente del torneo, è decima con 138 (-6) insieme alla norvegese Suzann Pettersen, Stacy Lewis è 22ª con 141 (-3) e la spagnola Carlota Ciganda 59ª con 147 (+3). Quest'ultima appare piuttosto deconcentrata dopo la vittoria della scorsa settimana nel Lorena Ochoa Invitational.
Alla gara sono state ammesse le prime 72 classificate della Race to the CME Globe (68 poi al via) e, come avviene per la FedEx Cup maschile, prima della finale i punti guadagnati in tutti gli eventi della stagione sono stati resettati. Ariya Jutanugarn, che aveva raccolto nei tornei 4.491 punti, è partita con una dote di 5.000 punti seguita da Lydia Ko (p. 4.500), da Brooke M. Henderson (p. 4.000), dalle coreane Ha Na Jang p. 3.600) e Sei Young Kim (p. 3.200) e dalla cinese Shanshan Feng (p. 2.800). Per la classifica saranno assegnati 3.500 punti alla vincitrice della gara, 2.400 alla seconda e 2.000 alla terza.
Il montepremi del CME Group Tour Championship è di 2.000.000 di dollari.
PRIMO GIRO - La cinese Shanshan Feng, vincitrice di due degli ultimi tre tornei, è partita a gran ritmo e ha preso il comando con 66 (-6) colpi nel CME Group Tour Championship che, sul percorso del Tiburon Golf Club (par 72), a Naples in Florida, conclude la stagionale del LPGA Tour e assegna anche un milione di dollari alla vincitrice della speciale classifica a punti della Race to the CME Globe, la versione al femminile della FedEx Cup, ma con premi molto inferiori.
Non hanno comunque lasciato molto spazio alla cinese l’inglese Charley Hull e la coreana So Yeon Ryu, seconde con 67 (-5), Mo Martin, Ryann O’Toole, Lizette Salas, la spagnola Beatriz Recari e le coreane In Gee Chun, Amy Yang, Ha Na Jang e Sei Young Kim, quarte con 68 (-4).
Nella corsa al jackpot con questa graduatoria Shanshan Feng avrebbe partita vinta perché ha già un buon ritardo la leader della Race to the CME Globe, ossia la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due mondiale, 32ª con 72 (par) insieme alla canadese Brooke M. Henderson (3ª nella RCG). Ha fatto meglio la neozelandese Lydia Ko (2ª RCG), numero uno del Rolex Ranking, 16ª con 70 (-2), ma non le basterebbe per superare la Feng.
Nella corsa al titolo del torneo la campionessa uscente Cristie Kerr è 19ª con 71 (-1) affiancata da Stacy Lewis, Lexi Thompson e dalla norvegese Suzann Pettersen, mentre è apparsa un po’ deconcentrata la spagnola Carlota Ciganda, reduce dal successo nel Lorena Ochoa Invitational, 58ª con 75 (+3)
Alla gara sono state ammesse le prime 72 classificate della Race to the CME Globe (68 poi al via) e, come avviene per la FedEx Cup maschile, prima della finale i punti guadagnati in tutti gli eventi della stagione sono stati resettati. Ariya Jutanugarn, che aveva raccolto nei tornei 4.491 punti, è partita con una dote di 5.000 punti seguita da Lydia Ko (p. 4.500), da Brooke M. Henderson (p. 4.000), dalle coreane Ha Na Jang p. 3.600) e Sei Young Kim (p. 3.200) e dalla cinese Shanshan Feng (p. 2.800).
Per la classifica saranno assegnati 3.500 punti alla vincitrice, 2.400 alla seconda e 2.000 alla terza, il che equivale a dire che con un successo Lydia Ko e Brooke M. Henderson si assicurano il milione di dollari della Race to the CME Globe in quanto Ariya Jutanugarn non avrebbe difesa neanche con un secondo posto. Tutte le altre sono soggette a diverse opzioni, dipendendo innanzi tutto dalla posizione della thailandese. Il montepremi del CME Group Tour Championship è di 2.000.000 di dollari.
LA VIGILIA - Sul percorso del Tiburon Golf Club, a Naples in Florida, si conclude la lunga stagione del LPGA Tour con la disputa del CME Group Tour Championship, che assegnerà anche un milione di dollari alla vincitrice della speciale classifica a punti della Race to the CME Globe, la versione al femminile della FedEx Cup, ma con premi molto inferiori.
Alla gara prendono parte le prime 72 classificate nella Race to the CME Globe e. come avviene per la FedEx Cup maschile, prima dell’evento i punti guadagnati in stagione sono stati resettati. La prima della graduatoria, la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due mondiale, che ha raccolto nei tornei 4.491 punti partirà con una dote di 5.000 punti. La seguono la neozelandese Lydia Ko (p. 4.500), numero uno del Rolex ranking, la canadese Brooke M. Henderson (p. 4.000), le coreane Ha Na Jang p. 3.600) e Sei Young Kim (p. 3.200), la cinese Shanshan Feng (p. 2.800), l’australiana Minjee Lee (p. 2.400), la coreana In Gee Chun (p. 2.000), la giapponese Haru Nomura (p. 1.600) e la svedese Anna Nordqvist (p. 1.200).
Per la gara saranno assegnati 3.500 punti alla vincitrice, 2.400 alla seconda e 2.000 alla terza, il che equivale a dire che con un successo Lydia Ko e Brooke M. Henderson si assicurano il milione di dollari in palio per la prima in graduatoria CME Globe, in quanto Ariya Jutanugarn non avrebbe difesa neanche con un secondo posto. Tutte le altre sono soggette a diverse opzioni, dipendendo innanzi tutto dalla posizione della thailandese. La classifica
Nel torneo, oltre alla dieci citate, hanno possibilità di inserirsi nella lotta al vertice Cristie Kerr, che difende il titolo, Stacy Lewis, Brittany Lincicome, Lexi Thompson, la spagnola Carlota Ciganda, a segno due volte nell’ultimo mese, la coreana Amy Yang e la norvegese Suzann Pettersen. Non vi saranno italiane in campo. Il montepremi della gara è di 2.000.000 di dollari.
Francesco Molinari ha offerto una nuova grande prova terminando quarto con 275 colpi (68 67 70 70, -13) nel DP World Tour Championship, dove sono stati ammessi i primi 60 classificati della money list. Il torneo ha concluso la stagione dell’European Tour, allo Jumeirah Golf Estates (par 72) di Dubai, e ha laureato lo svedese Henrik Stenson, vincitore della Race to Dubai, miglior giocatore nel circuito europeo 2016. Ha condotto una bella gara anche Renato Paratore, 30° con 282 (70 73 70 69, -6).
In un finale ricco di colpi di scena si è assicurato il terzo titolo in carriera il 22enne inglese Matthew Fitzpatrick (271 - 69 69 66 67, -17) ), che ha approfittato di un grave errore del connazionale Tyrrell Hatton (272 - 71 66 67 68, -16) ) il quale alla buca 18 ha favorito il sorpasso in extremis con una palla in acqua. Al terzo posto con 274 (-14) il sudafricano Charl Schwartzel e, affiancati a Molinari, l'austriaco Bernd Wiesberger, il belga Nicolas Colsaerts, il danese Soren Kjeldsen e il francese Victor Dubuisson, leader dopo tre turni.
Hanno dato spettacolo, salendo entrambi dal 22° al nono posto con 276 (-12) grazie il miglior parziale di giornata (65, -7), Henrik Stenson (otto birdie, un bogey), che ha voluto dare un tono alla sua vittoria nella Race to Dubai, dopo tre giri d'attesa, e Rory McIlroy (un eagle, sette birdie, due bogey), il quale alla vigilia aveva quale obiettivo il successo per tornare numero uno al mondo e che lo ha mancato soprattutto per una falsa partenza (55° con 75, +3).I due avversari più temibili per Stenson, il connazionale Alex Noren, 23° con 280 (-8), e l'inglese Danny Willett, 50° con 287 (-1) non si sono neanche dati una minima possibilità di effettuare il sorpasso, e hanno finito in calando.
Nella graduatoria finale Stenson ha prevalso con E 4.148.402 guadagnati in stagione seguito da Willett (E 3.734.528), Noren (E 3.447.323), Hatton (e 3.233.586) e da McIlroy (E 2.971.988). Molinari è salito dal 24° al 19° posto con E 1.494.934 e Paratore dal 59° al 57° con E 637.032. Negli ultimi cinque anni la Race to Dubai è stata dominata dallo stesso Stenson, vincitore anche nel 2013, e da McIlroy, a segno nel 2012-2014 e 2015.Francesco Molinari, in vetta dopo due turni, ha perso un po' di ritmo nella seconda parte del torneo con due 70 (-2), ma questo non ha tolto nulla alla sua ottima performance. Ha confermato la quarta piazza ottenuta anche nella scorsa stagione e ha veramente concluso alla grande un anno da incorniciare con quattro prestazioni di elevatissimo livello tecnico e di gioco: in sequenza, il successo nell'Open d'Italia, il sesto posto nell WGC HSBC Champions e il quarto nello Shriners Hospital (PGA Tour), comprensivo di un giro in 61, e a Dubai. Nel suo score quattro birdie e due bogey come nel turno precedente.
Renato Paratore, il più giovane in campo con i suoi 19 anni, è stato un po' alterno, ma ha avuto momenti di gioco in cui sono emersi sia la bravura che la saldezza di nervi, specie quando ha dovuto rimettere in piedi score che rischiavano di divenire pesanti. In chiusura 69 (-3) colpi, suo miglior punteggio nell'evento, con cinque birdie e due bogey.
Matthew Fitzpatrick (sei birdie e un bogey nel suo 67, -5 vincente) ha ricevuto un assegno di 1.217.175 euro su un montepremi di 7.450.000 euro.
TERZO GIRO - Francesco Molinari è sceso dal primo al quinto posto con 205 colpi (68 67 70, -11), ma sarà in piena corsa per il titolo nel giro finale del DP World Tour Championship, torneo al quale sono stati ammessi i primi 60 classificati della money list e che conclude la stagione dell’European Tour allo Jumeirah Golf Estates (par 72) di Dubai. E' rimasto a metà graduatoria Renato Paratore, 32° con 213 (70 73 70, -3).
Con un ottimo parziale di 64 (-8) e lo score di 203 colpi (70 69 64, -13) è salito in vetta il francese Victor Dubuisson e, in un classifica rivoluzionata, si sono portati in seconda posizione con 204 (-12) il belga Nicolas Colsaerts e gli inglesi Matthew Fitzpatrick e Tyrrell Hatton, mentre Molinari è affiancato dallo spagnolo Rafael Cabrera Bello e dall'inglese Lee Westwood. Ha ceduto nettamente l'iberico Sergio Garcia, leader insieme al torinese e ora 13° con 209 (-7) dopo un 74 (+2).
La volata verso il primo posto della Race to Dubai, che indica il miglior giocatore europeo, sembra praticamente decisa in favore dello svedese Henrik Stenson, attuale leader, 22° con 211 (-5). Infatti il connazionale Alex Noren, terzo nell'ordine di merito, è alla pari con Sergio Garcia e per operare il sorpasso dovrebbe arrivare almeno secondo, dipendendo comunque dal piazzamento di Stenson, mentre sono fuori gioco il nordirlandese Rory McIlroy (4° OM), anch'egli 22°, che aveva solo l'opzione del successo, e l'inglese Danny Willett (2° OM), che si è autoeliminato con un 76 (+4) precipitando al 51° posto con 217 (+1).Per quanto riguarda la gara possono dire la loro per il titolo anche lo spagnolo Nacho Elvira, il danese Soren Kjelden,il sudafricano Charl Schwartzel e l'austriaco Bernd Wiesberger, ottavi con 207 (-9). Non potranno trarre note positive dalla loro prestazione il tedesco Martin Kaymer e l'inglese Andy Sullivan, 28.i con 212 (-4), il belga Thomas Pieters, il thailandese Thongchai Jaidee e l'irlandese Padraig Harrington, 39.i con 214 (-2), e l'altro thailandese Kiradech Aphibarnrat, 48° con 216 (par).
Victor Dubuisson, 26enne di Cannes con due titoli nel circuito, ha recuperato dalla decima piazza con un eagle, sette birdie e un bogey.Francesco Molinari è partito male con due bogey sulle prime quattro buche, ma si è trattato più un incidente di percorso che di un improvviso appannamento di forma e lo ha dimostrato tornando rapidamente al suo notevole standard di gioco. In sei buche, dalla nona alla 14ª, ha rimesso in piedi lo score con quattro birdie (70, -2) mantenendo intatte le due possibilità di vittoria.
Renato Paratore, il più giovane giocatore in gara con i suoi 19 anni, è stato piuttosto alterno, come già era accaduto nella seconda frazione. Ha marciato in par sulle prime nove buche (tre birdie e altrettanti bogey), poi ha fissato il 70 nella seconda metà del campo con tre birdie di fila e un bogey.
Il torneo ha un montepremi di otto milioni di dollari (E 7.450.000 con prima moneta di 1.244.010 euro) e un bonus di altri cinque milioni di dollari da assegnare ai primi dell’ordine di merito.
SECONDO GIRO - Francesco Molinari, con una nuova brillante prestazione, ha preso il comando con 135 colpi (68 67, -9), alla pari con lo spagnolo Sergio Garcia (68 67), nel DP World Tour Championship, torneo al quale sono stati ammessi i primi 60 classificati della money list e che conclude la stagione dell’European Tour. Sul tracciato dello Jumeirah Golf Estates (par 72) di Dubai è al 29° posto con 143 (70 73, -1) Renato Paratore, l’altro azzurro in gara.
In terza posizione con 136 (-8) l’inglese Lee Westwood e in quarta con 137 (-7) l’inglese Tyrrell Hatton, l’austriaco Bernd Wiesberger, il sudafricano Charl Schwartzel e l’olandese Joost Luiten.
Nella corsa al primo posto della Race to Dubai, che indica il miglior giocatore europeo, ancora una giornata favorevole all’attuale leader, lo svedese Henrik Stenson, sebbene sia solo 17° con 141 (-3) colpi. Infatti il suo avversario più pericoloso, l’inglese Danny Willett, secondo nell’ordine di merito, ha il medesimo score, mentre l’altro svedese Alex Noren (terzo OM), 14° con 140 (-4), lo precede di un colpo, ma per operare il sorpasso ha necessità di vincere. Fuori gioco il nordirlandese Rory McIlroy, 29° come Paratore, che ha fallito, salvo miracoli, entrambi gli obiettivi che si era prefisso: puntare al primato continentale (anche se aveva meno chances degli altri tre) e tornare numero uno al mondo imponendosi nel torneo.
Pur con metà torneo ancora da giocare sono fuori scena, oltre a McIlroy, anche altri giocatori dai quali si attendeva di più come gli spagnoli Rafael Cabrera Bello e Pablo Larrazabal, 23.i con 142 (-2), il thailandese Kiradech Aphibarnrat, l’irlandese Padraig Harrington e il sudafricano Louis Oosthuizen, anche loro 29.i, il belga Thomas Pieters, quarto alle Olimpiadi, e il thailandese Thongchai Jaidee, 43.i con 144 (par), e il tedesco Martin Kaymer, 47° con 145 (+1).
Francesco Molinari sta attraversando un momento di grande forma sintetizzato dai risultati delle ultime tre uscite: il successo nell’Open d’Italia, il sesto posto nel WGC HSBC Champions e il quarto nello Shriners Hospital (PGA Tour). Ha offerto un gioco di alto livello tecnico, solido e redditizio in ogni parte del campo, che si è tradotto in un 67 (-5). Quarto al via, con tre birdie sulle prime sette buche il torinese si è portato nel gruppo di testa e, dopo una frenata con un bogey alla 10ª, ha reagito con tre birdie di fila a iniziare dalla 14ª recuperando su Garcia e su Westwood, poi sganciatosi per una palla in acqua alla 18ª.
Sergio Garcia ha fatto percorso parallelo con Molinari: stesso 67 e anche per lui nato da sei birdie e da un bogey. Per Lee Westwood 70 (-2) colpi con tre birdie e un bogey.
Renato Paratore, il più giovane concorrente in campo, è stato piuttosto discontinuo perdendo 16 posizioni. Partito bene con due birdie, ha avuto il merito di non disunirsi dopo quattro bogey tra la 7ª e la 14ª buca evitando la bassa classifica con due birdie e un bogey a chiudere (73, +1). Ancora una volta ha mostrato una saldezza di nervi insolita per un 19enne.
Il torneo ha un montepremi di otto milioni di dollari (E 7.450.000 con prima moneta di 1.244.010 euro) e un bonus di altri cinque milioni di dollari da assegnare ai primi dell’ordine di merito.
PRIMO GIRO - Francesco Molinari, quarto con 68 (-4) colpi, e Renato Paratore, 13° con 70 (-2), hanno effettuato un’ottima partenza nel DP World Tour Championship, dove si stanno confrontando con l’élite continentale nel torneo conclusivo dell’European Tour riservato ai primi 60 classificati nell’ordine di merito. Allo Jumeirah Golf Estates (par 72) di Dubai guida la graduatoria con 66 (-6) l’inglese Lee Westwood davanti al francese Julien Quesne e al belga Nicolas Colsaerts (67, -5). Molinari è affiancato dallo spagnolo Sergio Garcia, che ha perso la leadership nel finale per un doppio bogey (16ª), e dall’olandese Joost Luiten.
Non hanno emesso l’acuto i quattro più attesi protagonisti, che si stanno contendendo il titolo di miglior giocatore del circuito 2014 e la situazione, a conti fatti, favorisce lo svedese Henrik Stenson, 33° con 72 (par), perché con la classifica attuale nessuno degli altri tre mette a rischio la sua leadership. L’inglese Danny Willett, secondo nell’ordine di merito, e lo svedese Alex Noren, terzo, 24.i con 71 (-1), hanno fatto un po’ meglio, ma per il sorpasso hanno bisogno di un successo per andare sul sicuro o anche di un secondo o un terzo posto, ma in tal caso Stenson dovrebbe letteralmente franare.
Ha "steccato" il nordirlandese Rory McIlroy (4° OM), 55° con 75 (+3), che ha quale obiettivo primario di conquistare il titolo per tornare numero uno mondiale (chances ridottissime di prevalere nella money list), ma dopo le disavventure odierne (quattro bogey e un doppio bogey contro tre birdie) dovrebbe fare tre giri inimmaginabili per prendersi la vetta. Tra l’altro è stato costretto anche a togliersi scarpa e calzino e a mettere un piede nudo in acqua per eseguire un colpo con palla a bagno, scelta discutibile (più logico il droppaggio) che si è risolta con un doppio bogey.
Sono in buona posizione, e hanno le qualità per imporsi, il thailandese Kiradech Aphibarnrat e i sudafricani Louis Oosthuizen e Jaco Van Zyl, settimi con 69 (-3) e l’altro sudafricano Charl Schwartzel, 13° come Paratore, che però da qualche tempo è fuori dalla scena. Hanno tenuto lo stesso passo di Willett e Noren anche gli iberici Rafael Cabrera Bello e Pablo Larrazabal e il tedesco Martin Kaymer e sono insieme a Stenson il belga Thomas Pieters e l’irlandese Padraig Harrington. In panne il cinese Haotong Li e il thailandese Thongchai Jaidee, 50.i con 74 (+2), e l’inglese Andy Sullivan, 58° con 76 (+4).
Lee Westwood, che dopo la deludente prova in Ryder Cup ha cambiato marcia nelle ultime esibizioni, ha realizzato sette birdie e un bogey.
Francesco Molinari, 24° nella money list, punta a entrare tra i primi 15, impresa che gli riuscirebbe con una piazzamento entro i cinque. Ha confermato il suo ottimo stato di forma, di cui il 61 (-10) nel giro finale dello Shriners Hospitals (PGA Tour), con relativo quarto posto, e il sesto nel WGC HSBC Champions ne sono la testimonianza più eloquente. E’ andato subito all’attacco scendendo di tre colpi sotto par sulle prime nove buche (quattro birdie, un bogey) e ne ha guadagnato un altro nel finale (due birdie, un bogey).
Renato Paratore, il più giovane tra i partecipanti, ha staccato il biglietto per Dubai con due toniche prestazioni nel Turkish Open e nel Nedbank Golf Challenge (25° in entrambi gli eventi). Allo Jumeirah ha mostrato una certa tranquillità, liberato dalla necessità di raggiungere traguardi impellenti. E’ partito con un birdie, ha proseguito con dodici par di fila, poi ha completato il 70 con due birdie e un bogey.
Il torneo ha un montepremi di otto milioni di dollari (E 7.450.000 con prima moneta di 1.244.010 euro) e un bonus di altri cinque milioni di dollari da assegnare ai primi dell’ordine di merito.
LA VIGILIA - Francesco Molinari e Renato Paratore chiudono la loro ottima stagione partecipando al DP World Tour Championship (17-20 novembre), torneo conclusivo dell’European Tour riservato ai primi 60 classificati nell’ordine di merito, che avrà luogo allo Jumeirah Golf Estates di Dubai. La loro presenza alla gara più ambita della stagione, in cui si confronta l’élite europea fatta anche di campioni di livello mondiale, è un segnale forte che da il golf italiano attraverso il suo giocatore attuale più rappresentativo e il più giovane, che possiede mezzi tecnici e agonistici notevoli. Peraltro Paratore, vent’anni a dicembre, sarà anche il più giovane in campo, avendo un anno in meno di altri due emergenti, il coreano Jeunghun Wang e il cinese Haotong Li.
Francesco Molinari, 24° nella money list, proverà a entrare tra i primi quindici e per riuscire nell’impresa avrà bisogno di classificarsi entro i primi cinque. Nelle ultime settimane ha dimostrato di essere in gran forma e il 61 (-10) nel giro finale dello Shriners Hospitals (PGA Tour) con relativo quarto posto e il sesto nel WGC HSBC ne sono la testimonianza più eloquente. Renato Paratore, che si è guadagnato il biglietto per Dubai con due toniche prestazioni nel Turkish Open e nel Nedbank Golf Challenge (25° in entrambi gli eventi), avrà l’obiettivo di ben figurare e potrà farlo anche dall’alto di una certa serenità d’animo, liberato da traguardi impellenti.
Tanti i motivi del torneo, in primis l’assegnazione del primato nella money list, con una lotta a quattro tra lo svedese Henrik Stenson, l’inglese Danny Willett, l’altro svedese Alex Noren e il nordirlandese Rory McIlroy. Poi il montepremi di otto milioni di dollari (E 7.450.000 con prima moneta di 1.244.010 euro) e il bonus di altri cinque milioni di dollari da assegnare ai primi dell’ordine di merito. Infine il tentativo di Rory McIlroy di riprendersi con un successo la leadership mondiale, lasciata nel settembre del 2015 dopo 95 settimane di regno.
Negli ultimi quattro anni il nordirlandese e Stenson sono stati i mattatori dell’evento e della money list. Nelle vittorie a Dubai sono in parità con lo svedese a segno nel 2013 e nel 2014 e con McIlroy nel 2012 e nel 2015, però quest’ultimo si è imposto tre volte nell’ordine di merito (2012-2014-2015) contro una di Stenson (2013).
Questa volta sembra preclusa a McIlroy la conferma al vertice continentale, poiché il ritardo è notevole da Stenson (E 4.000.563 contro E 2.824.149), ma il numero due mondiale ha davanti, come detto, anche Danny Willett (E 3.700.888) e Alex Noren (E 3.367.136). In sostanza per confermare la supremazia in Europa dovrebbe vincere con Stenson classificato oltre il 12° posto, Noren oltre il secondo e Willett oltre il terzo.
"Sono conscio di due cose - ha detto McIlroy - che se vinco il torneo ritorno leader mondiale e che, pure se matematicamente sono ancora in corsa, anche con il titolo non sarò numero uno in Europa. Infatti i tre che ho davanti stanno andando molto forte e dubito che possa verificarsi la serie di difficili combinazioni che mi favorirebbe. Per cui sono molto concentrato solo sul primo obiettivo".
Quanto a Stenson, a parte McIlroy, può perdere la leadership se s’impone Willett, contro cui non avrebbe difesa, mentre gli basterebbe giungere secondo con un successo di Noren.
Quanto ad Alex Noren, forse il più in forma del lotto, non si crea problemi: "Dubai propone una nuova ed eccitante sfida e vi arrivo nelle condizioni ideali, perché una vittoria nella settimana che precede un grande impegno ti permette di giocare più rilassato. Presentarmi qui come terzo nell’ordine di merito e nono nel world ranking è motivo di soddisfazione, ma anche una spinta per guardare a tornei e a traguardi sempre più importanti. In questa sede non mi pongo particolari problemi e nemmeno ho fatto tanti conti pensando al ranking: magari, se li fai, trovi qualcuno che gioca per una settimana il golf della vita e manda tutto all’aria. Con il mio allenatore sono d’accordo che è prioritario giocare bene e ci concentriamo innanzi tutto su quello".
Nel field tra i primi 60 della money list mancheranno solo lo scozzese Russell Knox (35°) e il nordirlandese Graeme McDowell (60), che hanno lasciato spazio al francese Raphael Jacquelin e al cileno Felipe Aguilar. Oltre al quartetto citato e a Molinari, la lista dei favoriti è lunga e comprende, per citarne alcuni, anche i sudafricani Branden Grace e Louis Oosthuizen, lo spagnolo Sergio Garcia, il coreano Jeunghun Wang, il thailandese Thongchai Jaidee e inglese Andy Sullivan.
Il torneo su Sky - Il DP World Tour Championship sarà teletrasmesso in diretta, in esclusiva e in alta definizione da Sky con collegamenti ai seguenti orari: giovedì 17 novembre, dalle ore 9 alle ore 14 (Sky Sport 3 HD e Sky Sport Mix HD); venerdì 18, dalle ore 9 alle ore 14 (Sky Sport 3 HD); sabato 19, dalle ore 9 alle ore 13 (Sky Sport 3 HD e Sky Sport Mix HD); domenica 20, dalle ore 8,30 alle ore 13,30 (Sky Sport 3 HD). Commento di Silvio Grappasonni, Nicola Pomponi e di Roberto Zappa.
Edoardo Molinari si è classificato secondo con 416 colpi (66 68 72 69 67 74, -12) nella finale della Qualifying School e ha ottenuto la ‘carta’, ossia il diritto di gioco, per l’European Tour 2017 dove affiancherà il fratello Francesco, Renato Paratore, Matteo Manassero e Nino Bertasio.
Sul percorso dello Stadium Course (par 72), al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna, ha vinto l’inglese Nathan Kimsey (415 - 70 70 71 61 73 70, -13) e Molinari ha concluso alla pari con l’argentino Ricardo Gonzalez e con lo scozzese Scott Henry, ma più che l’ordine di classifica contava entrare fra i primi trenta, ossia tra coloro hanno avuto accesso al tour maggiore
Non ci sono riusciti Enrico Di Nitto (70 69 71 73 71 76) e Matteo Delpodio (73 68 76 67 71 75), 58.i con 430 (+2), e Andrea Maestroni, 67° con 432 (68 74 73 69 75 73, +4)., ma hanno ricevuto la ‘carta’ per il Challenge Tour 2017, dove peraltro erano già tutti e tre con differente categoria. Sono usciti al taglio Lorenzo Gagli, 124° con 291 (71 69 75 76, +7), e Marco Crespi, 136° con 293 (75 71 77 70, +9).
Edoardo Molinari,
due successi nell’European Tour, una Ryder Cup vinta con la squadra continentale (2010) e poi un infortunio al polso che l’ha pesantemente penalizzato, era leader dopo cinque turni in una gara tutta d’alta graduatoria. Ha iniziato il giro finale con un doppio bogey e questo lo ha indotto alla prudenza, pensando solo a mantenersi in quota. Un bogey e un birdie hanno dato corpo al 74 (+2) e al suo obiettivo. Il torneo si è svolto sulla distanza di 108 buche. Nelle prime 72 i concorrenti si sono alternati anche sul Tour Course (par 70).
QUINTO GIRO - Edoardo Molinari è solitario al comando con 342 colpi (66 68 72 69 67, -14) a un giro dal termine della Qualifying School dell’European Tour che si sta disputando sul percorso dallo Stadium Course (par 72) al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna, dove si assegnano le ‘carte’ per l’European Tour 2017.
Il torinese, secondo al via, ha sorpassato, con un gran giro in 67 (-5) colpi, l’inglese Nathan Kimsey (345, -11), leader con tre colpi di vantaggio e che ora ne ha altrettanti di ritardo. Inglesi anche sei degli altri inseguitori: Matthew Nixon, Eddie Pepperell, Tom Lewis e Richard McEvoy, terzi con 347 (-9), Jamie Rutherford e Max Orrin, settimi con 348 (-8) insieme allo svedese Niclas Johansson.
Ha recuperato Enrico Di Nitto, da 52° a 43° con 354 (70 69 71 73 71, -2), che ora è a tre colpi dalla ‘carta’, e si trova a quattro Matteo Delpodio, da 62° a 53° con 355 (73 68 76 67 71, -1). Rimonta, invece, praticamente impossibile per Andrea Maestroni, 71° con 359 (68 74 73 69 75, +3).
Hanno iniziato il torneo, programmato su 108 buche, 156 concorrenti, che nei primi quattro giri si sono alternati anche sul Tour Course (par 70), Il taglio, dopo 72 buche, ne ha lasciati in gara 72: al termine i primi 25 classificati e i pari merito al 25° posto avranno la ‘carta’ per l’European Tour 2017, gli altri per il Challenge Tour 2017.
Edoardo Molinari, 35 anni, due successi nell’European Tour, una Ryder Cup vinta con la squadra continentale (2010) e poi un infortunio al polso che l’ha pesantemente penalizzato, ha attaccato decisamente, sorretto da un ottimo stato di forma, e ha messo a segno quattro birdie sulle prime otto buche. Dopo un bogey, un birdie e un altro bogey, ha fissato il 67 con un eagle alla buca 15. E’ stato il momento determinante, perché Kimsey, che era riuscito con un po’ di fatica a contrare l’azzurro, si è defilato con un doppio bogey alla buca 16 (73, +1 con quattro birdie, tre bogey e un doppio bogey)
Enrico Di Nitto è risalito con un 71 (-1) frutto di tre birdie e di due bogey e stesso score per Matteo Delpodio con quattro birdie e tre bogey. Per Andrea Maestroni un penalizzante 75 (+3) con due birdie e cinque bogey. Sono rimasti fuori al taglio gli altri due italiani presenti: Lorenzo Gagli, 124° con 291 (71 69 75 76, +7), e Marco Crespi, 136° con 293 (75 71 77 70, +9).
QUARTO GIRO - Edoardo Molinari è salito dall’ottavo al secondo posto con 275 colpi (66 68 72 69, -9) nel quarto giro della Qualifying School dell’European Tour che si sta svolgendo sui due percorsi del Tour Course (par 70) e dello Stadium Course (par 72), al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna.
Il taglio, dopo 72 buche, ha lasciato in gara 72 concorrenti tra i quali anche Enrico Di Nitto, 52° con 283 (70 69 71 73, -1), Matteo Delpodio (73 68 76 67) e Andrea Maestroni (68 74 73 69), 62.i con 284 par. Dopo che nei primi quattro giri i partecipanti si sono alternati sui due percorsi, le ultime 36 buche dell’evento, programmato su 108, di svolgeranno sullo Stadium Course. Al termine i primi 25 classificati e i pari merito al 25° posto avranno la ‘carta’ per l’European Tour 2017, gli altri per il Challenge Tour 2017.
Ha preso il comando con 272 colpi (70 70 71 61, -12), dopo uno spettacolare 61 (-9) al Tour Course, l’inglese Nathan Kimsey, che, oltre a Molinari, precede di tre colpi anche i connazionali Robert Coles e Richard McEvoy, leader dopo tre turni, e il danese Jeff Winter. Al sesto posto con 276 (-8) lo svedese Niclas Johannson e l’inglese Ross McGowan.
Sono rimasti fuori gli altri due italiani presenti: Lorenzo Gagli, 124° con 291 (71 69 75 76, +7), e Marco Crespi, 136° con 293 (75 71 77 70, +9).
TERZO GIRO - Edoardo Molinari, ottavo con "meno 6" colpi (206 - 66 TC 68 SC 72 TC), ha perso tre posizioni, ma è rimasto in alta classifica nella finale della Qualifying School dell’European Tour che si sta svolgendo sui due percorsi del Tour Course (par 70) e dello Stadium Course (par 72), al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna. La graduatoria fa riferimento al par essendo differente quello dei due tracciati e il Tour Course concede sicuramente qualcosa in più, perché dei primi 58 solamente in cinque hanno disputato il terzo turno sullo Stadium Course.
Ha recuperato Enrico Di Nitto, da 54° a 43° con "meno 2" (210 - 70 SC 69 TC 71 TC), e sono oltre la linea del taglio Andrea Maestroni 75° con "+1" (215 - 68 TC 74 SC 73 SC), risalito dal 95° posto, Matteo Delpodio (217 - 73 SC 68 TC 76 SC) e Lorenzo Gagli (215 - 71 SC 69 TC 75 TC) 88.i con "+3", che hanno ampi spazi di recupero. Più difficile la situazione di Marco Crespi 142° con "+9" (223 - 75 SC 71 TC 77 SC)
Hanno mantenuto il comando con "meno 9" gli inglesi Richard McEvoy (203 - 63 TC 69 SC 71 TC) e connazionale Robert Coles (203 - 64 TC 68 SC 71 TC) con un colpo di margine sul connazionale Ross McGowan e sul danese Jeff Winter (-8).
Nel torneo, programmato su 108 buche, sono rimasti in gara 153 concorrenti (156 alla partenza), compresi sei italiani, che si contendono le ‘carte’ per il circuito maggiore 2017. Dopo 72 buche, in cui i partecipanti si alternano sui due tracciati, il taglio promuoverà i primi 70 classificati e i pari merito al 70° posto che completeranno le ultime 36 allo Stadium Course. Al termine, i primi 25 avranno la ‘carta’ categoria 15 per l’anno prossimo e i rimanenti potranno competere nel Challenge Tour 2017.
SECONDO GIRO - Edoardo Molinari, quinto con 134 colpi (66 TC 68 SC, -8), ha guadagnato dieci posizioni nel secondo giro della finale della Qualifying School dell’European Tour che si sta svolgendo sui due percorsi del Tour Course (par 70) e dello Stadium Course (par 72), al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna.
Al torneo, programmato su 108 buche, prendono parte 156 concorrenti, compresi sei italiani, che si contendono le ‘carte’ per il circuito maggiore 2017. Dopo 72 buche, in cui i partecipanti si alternano sui due tracciati, il taglio lascerà in gara i primi 70 classificati e i pari merito al 70° posto che completeranno le ultime 36 allo Stadium Course. Al termine, i primi 25 avranno la ‘carta’ categoria 15 per l’anno prossimo e i rimanenti potranno competere nel Challenge Tour 2017.
Altri cinque gli azzurri in campo: Enrico Di Nitto 54° con 139 (70 SC 69 TC), Lorenzo Gagli 71° con 140 (71 SC 69 TC, -2), Matteo Delpodio 82° con 141 (73 SC 68 TC, -1), Andrea Maestroni 95° con 142 (68 TC 74 SC) e Marco Crespi 138° con 146 (75 SC 71 TC, +4).
In vetta l’inglese Richard McEvoy (132 - 63 TC 69 SC, -10) è stato raggiunto dal connazionale Robert Coles (64 TC 68 SC) e i due sono seguiti con 133 (-9) dal tedesco
Christian Braeunig e dall’inglese Aaron Rai. Tra i giocatori più noti, tutti vincitori sull’European Tour, sta risalendo il nordirlandese Michael Hoey (5 titoli), 27° con 137 (-5), ha perso qualcosa il sudafricano Garth Mulroy, 35° con 138 (-4), e sono in grande difficoltà lo spagnolo Alvaro Quiros (6 vittorie), 95° con 142 (par), e l’australiano Brett Rumford (5 successi), 150° con 148 (+6).
PRIMO GIRO - Buona partenza di Edoardo Molinari, 15° con "meno 4", nella finale della Qualifying School dell’European Tour che si sta svolgendo sui due percorsi del Tour Course (par 70) e dello Stadium Course (par 72), al PGA Catalunya Resort di Girona in Spagna. La classifica fa riferimento al par essendo diversi quelli dei due campi.
Al torneo, programmato su 108 buche, prendono parte 156 concorrenti, compresi sei italiani, che si contendono le ‘carte’ per il circuito maggiore 2017. Dopo 72 buche il taglio lascerà in gara i primi 70 classificati e i pari merito al 70° posto e, al termine, i primi 25 avranno la ‘carta’ categoria 15 per l’anno prossimo. Gli altri potranno competere nel Challenge Tour 2017.
Ha concesso qualcosa in più il Tour Course, dove hanno giocato nove dei primi dieci classificati: l’inglese Richard McEvoy e lo svedese Michael Jonzon, al comando con "meno 7" (63 colpi), e gli scozzesi Scott Henry e Bradley Neil, gli inglesi Steven Tiley, Steve Webster e Robert Coles, il thailandese Thitiphun Chuayprakong e lo statunitense Julian Suri, terzi con "meno 6" (64), insieme al tedesco Christian Braeunig, che ha girato allo Stadium Course (70 colpi).
Degli altri cinque italiani, impegnati nella finale insieme a Molinari (66 TC), sono nella parte buona della graduatoria Andrea Maestroni (68 TC) ed Enrico Di Nitto (70 SC), 43.i con "meno 2", e Lorenzo Gagli, 58° con "meno 1" (71 SC), Oltre la linea del taglio Matteo Delpodio, 95° con "+1" (73 SC), e Marco Crespi, 135° con "+3" (75 SC). Tra i giocatori più noti, e tutti vincitori sull’European Tour, è al 27° posto con "meno 3" il sudafricano Garth Mulroy (67 TC), sono al 43° insieme a Maestroni e a Di Nitto, il nordirlandese Michael Hoey (70 SC), cinque titoli, e lo spagnolo Alvaro Quiros (68 TC), sei successi, e al 95° come Delpodio, l’australiano Brett Rumford (73 SC), cinque vittorie. E’ stato squalificato lo svedese Johan Edfors (tre titoli).
LA VIGILIA - Al PGA Catalunya Resort, sui percorsi del Tour Course e dello Stadium Course, a Girona in Spagna, si disputa la finale della Qualifying School dell’European Tour (12-17 novembre). Una maratona di 108 buche alla quale prendono parte 156 concorrenti, compresi sei italiani, che si contenderanno le ‘carte’ per il circuito maggiore 2017. Dopo 72 buche il taglio lascerà in gara i primi 70 classificati e i pari merito al 70° posto e, al termine, i primi 25 avranno la ‘carta’ categoria 15 per l’anno prossimo. Gli altri potranno competere nel Challenge Tour 2017.
Sei gli azzurri in campo: Edoardo Molinari, Marco Crespi e Lorenzo Gagli ammessi di diritto e Matteo Delpodio, Enrico Di Nitto e Andrea Maestroni approdati dallo Stage 2.
Nel field vi sono 36 vincitori di torneo costretti a cercare la ‘carta’: insieme a Edoardo Molinari (due vittorie e anche una Ryder Cup giocata e vinta) e a Marco Crespi (un titolo), ricordiamo, tra gli altri, il coreano Y.E. Yang, un major nel suo palmares, il nordirlandese Michael Hoey (5 successi), gli spagnoli Alvaro Quiros (6), Pablo Martin (3) e José Manuel Lara, gli argentini Ricardo Gonzalez (4), Estanislao Goya e Daniel Vancsik, l’australiano Brett Rumford (5), gli svedesi Johan Edfors (3) e Michael Jonzon, gli inglesi Oliver Wilson (una Ryder Cup), Simon Khan, Steve Webster e Ross McGowan, il sudafricano Garth Mulroy, gli austriaci Martin Wiegele e Marcus Brier, il gallese Rhys Davies, l’olandese Maarten Lafeber, il danese Morten Orun Madsen e il portoghese Ricardo Santos.
Nessuno ancora è riuscito a eguagliare la sua impresa di vincere quattro Open Championship consecutivi, record che ormai resiste da 150 anni, distribuiti nell’arco di tre secoli. Tom Morris jr probabilmente sarebbe stato famoso ai suoi tempi quanto lo è attualmente Tiger Woods, se i mezzi di comunicazione fossero stati gli stessi di oggi, ma ha comunque lasciato una traccia indelebile nella storia del golf se la sua leggenda continua a sopravvivere in un mondo che fagocita i suoi protagonisti alla velocità di un lampo.
Aveva 17 anni, cinque mesi e otto giorni quando nel 1868 indossò per la prima volta il "Belt", la cintura che spettava al primo classificato nell’Open Championship. Stabilì un primato come vincitore più giovane, ancora imbattuto, ma già si era assicurato quello di partecipante più giovane quando era sceso in campo nel 1865 a 14 anni, quattro mesi e quattro giorni.
Morris alla prima delle dodici buche del percorso di Prestwick (dove il torneo era nato il 17 ottobre 1860 e si disputò consecutivamente fino al 1972), la "Back of Cardinal", par 5, mise a segno un eagle e chiarì subito le sue intensioni. Vinse con 157 colpi, primo a scendere sotto i 160, lasciandosi alle spalle Robert Andrew (159).
L’anno dopo fu lotta in famiglia. "Young Tom" superò il padre "Old Tom", che nel 1867 aveva firmato il suo quarto Open Championship bruciando Willie Park, il quale ne aveva tre all’attivo compreso quello inaugurale. Per vincere dovette ancora migliorarsi e portò lo score a 154, contro i 157 del genitore.
Il terzo successo di "Young Tom", nel 1870, mise in crisi tutto il sistema. Fu un autentico trionfo: con 149 colpi infranse il muro dei 150 e lasciò a 12 colpi David Strath e Bob Kirk. Non riuscì a superare il record del padre che nel 1862 aveva distaccato Willie Park di tredici lunghezze, ma si prese la soddisfazione di portarsi definitivamente a casa il "Belt", una cintura di marocchino rosso ornata di medaglioni d’argento, destinata per regolamento a divenire proprietà del giocatore che avesse vinto la gara per tre volte consecutive.
Qualcuno si dimentico di far approntare un nuovo trofeo per l’anno dopo e quando gli organizzatori se ne resero conto fu troppo tardi. Così l’edizione del 1871 non venne disputata. Forse la causa non fu solo questa, ma piuttosto qualche accomodamento politico necessario per un torneo che stava divenendo sempre più prestigioso. Di certo si ripartì con un accordo tra i clubs di Prestwick, St. Andrews e Musselburgh per una rotazione dei tracciati.
Si decise anche di mettere in palio una coppa, molto simile all’attuale Claret Jug, con l’intesa che non sarebbe mai divenuta proprietà di nessuno. Non è dato a sapere se fu la proverbiale parsimonia scozzese a dettare le regole oppure il timore di un’altra clamorosa dimenticanza. I campi che avevano il privilegio di ospitare la manifestazione rimasero tre fino al 1891 quando entrarono in scena anche Muirfield ed Hoylake.
Nel 1872 si ripartì da Prestiwick e Morris jr firmò la quaterna con il suo punteggio più alto, 166 colpi, ma David Strath, gliene rese tre. Questi giunse ancora secondo nel 1876, perché rifiutò di disputare lo spareggio con Bob Martin. Non ebbe più occasione per vincere.
Sebbene si fosse agli albori del golf professionistico, non bisogna credere che i successi di "Young Tom" siano stati favoriti dalla scarsità dei propri avversari. Giocatori come Willie Park, lo stesso Strath, Bob Kirk, Allan Robertson erano bravi e famosi quanto i campioni dei nostri giorni. "Old Tom Morris", poi, era ritenuto in assoluto il migliore, almeno fino a quando entrò in scena il figlio, a cui nessuno si sognò mai di paragonarlo.
La popolarità di Morris "il giovane" non fu determinata soltanto dalle quattro vittorie, ma anche dal modo come le ottenne. Punteggi record e superiorità indiscussa. Fece sensazione il 149 del 1870, rimasto primato assoluto per la fase in cui l’Open Championship (che gli americani chiamano British Open facendo irritare da sempre i sudditi di Sua Maestà) si svolse su 36 buche, ossia fino al 1892 quando Harold H. Hilton si impose con 305 colpi a Muirfield.
In uno dei tre giri sulle 12 buche di Prestwick Morris jr segnò un 47, ossia "uno sotto il quattro" secondo il linguaggio dell’epoca. La media di 74,5 a giro resistette per ben 34 anni, fino al 1904, quando Jack White superò la barriera dei 300 colpi, vincendo al Royal St. George con 296 e la media di 74 colpi. L’anno prima era stato Harry Vardon a emulare il 74,5 con 300 colpi tondi sullo stesso tracciato di Prestwick.
Il 166 con cui "Young Tom" concluse la sua quarta fatica vittoriosa, all’apparenza mediocre rispetto alla sua media, da ritenersi strepitosa se rapportata ai materiali e ai campi di quel periodo, trovò ampia giustificazione nelle critiche condizioni meteorologiche, come fu abbondantemente sottolineato nelle cronache dell’epoca.
La superiorità di Tom Morris "il giovane" nei riguardi dei suoi avversari fu comunque straripante. Per cercare di stabilirne i motivi tecnici si può solo ricorrere alle varie testimonianze scritte, perché non esiste praticamente nella di visivo a parte una foto che lo ritrae in un address. E le testimonianze concordano sul fatto che la sua tecnica di gioco avesse del rivoluzionario e non a caso influenzò generazioni successive di golfisti. Addirittura qualcuno sostiene che alcune delle innovazioni siano state seguite dai professionisti almeno fino agli anni Ottanta.
Morris jr, altezza media, simpatico e molto intelligente, aveva un bel fisico con spalle larghe e torace possente. Disponeva di una forza non comune nelle mani e negli avambracci: il suo grip veniva definito "a morsa" e si dice che fosse in grado di fratturare la mano di una persona, stingendola.
All’epoca tutti i campioni eseguivano lo swing "stile St. Andrews", ossia con un arco molto lungo e piuttosto piatto, con l’avambraccio destro che si portava quasi parallelo al terreno all’apice del backswing. Morris jr, invece, diede luogo al primo backswing "controllato" che si sia visto sui campi da golf con un movimento più corto e più verticale. Grazie alla compattezza di tale movimento effettuava con i ferri eccellenti colpi dalla media distanza e alla bandiera, con al massimo tre quarti di swing.
Anche nei colpi lunghi andò contro corrente creando il suo stile personale. La tesi dell’epoca era che la palla dovesse essere tenuta per quanto possibile bassa, imprimendole un leggero hook per meglio controllarla sui links battuti dal vento. Poiché le palline erano di guttaperca era ritenuta efficace un’azione a spazzola nell’impatto. Morris jr, invece, dava alle sue palline una traiettoria piuttosto alta così che, quando toccavano terra, si arrestavano in pochi metri. In tal senso sono molti a ritenere che colpisse la palla con il metodo adottato più tardi da Arnold Palmer, ossia far avvenire l’impatto prima che la testa del bastone raggiungesse il punto più basso dello swing. Qualunque fosse l’accorgimento di Morris jr per ottenere un maggior backspin fu sicuramente rivoluzionario. Talvolta eccedeva nel colpire prima la palla e poi il terreno specie con i ferri, ma era proverbiale l’efficacia dei suoi colpi anche dai lie più difficili.
Fu anche il primo a utilizzare il mashie, ossia un ferro corrispondente all’incirca all’attuale "sei", a faccia piccola che gli permetteva una maggior precisione nei colpi dalla media distanza. Era quasi impeccabile sul green. Usava un putter a "maglio", con la testa di legno, e imprimeva alla palla un marcato "overspin". Se però non trovava un tappeto erboso all’altezza, allora ricorreva a un ferro con la faccia più aperta. Suo principio fondamentale, attaccare sempre la buca e mai rimanere corto. Probabilmente sarebbe stato in difficoltà nel tour attuali, dove occorre rispettare i tempi per non incorrere in penalità per gioco lento: infatti studiava a lungo i colpi, anche i più semplici putts, perché non ammetteva l’errore. Sapeva domare anche i green più veloci o quelli che somigliavano a lastre di vetro, ma come facesse rimarrà per sempre un mistero. E poiché era estremamente preciso anche nei chip, praticamente il suo gioco non aveva "buchi".
I punteggi realizzati da Young Tom Morris sono da ritenersi eccezionali per l’epoca. Vanno, infatti, considerate le condizioni dei campi e i materiali. L’erba di rough e fairways, ad esempio, non veniva tagliata e la manutenzione era affidata a... pecore e conigli. I green non venivano annaffiati e solo saltuariamente il manto erboso veniva tagliato con la falciatrice, ma il risultato era un’erba di altezza simile a quella degli attuali fairways. E quanto ai bunker non subivano alcun intervento. La pallina di guttaperca, poi, se non veniva colpita nel modo giusto non faceva molta strada e, in ogni caso, studi fatti nel tempo hanno dimostrato che rispetto alle attuali, con lo stesso colpo percorreva almeno un centinaio di metri in meno. Quanto ai bastoni erano molto rudimentali. Un esempio per tutti: gli shaft di hickory erano molto flessibili e se non si voleva rischiare di veder volar via la testa occorreva evitare di portare indietro il bastone con troppa energia. Lo stesso Morris jr subì più volte questo tipo di incidente.
Fu il primo vero professionista della storia, perché al contrario dei suoi colleghi non lavorava nei circoli. Suo padre, ad esempio, si può considerare l’inventore della moderna attività del greenkeeper. Morris jr viveva esclusivamente con i proventi derivanti dalla sua attività agonistica, ma essendo il più forte doveva spesso concedere ai suoi avversari colpi di vantaggio, persino ben nove a giro su un tracciato di dodici buche. Tra le tante sfide ne vinse una con Davie Strath e Jamie Anderson, giocando contro la loro miglior palla.
La sua carriera fu molto breve, vittima di un destino crudele. Morì di crepacuore ad appena ventiquattro anni, stroncato dal dolore per la perdita della moglie e del figlio appena nato. Riposa nella cattedrale di St. Andrews.
Vittoria a sorpresa di Pat Perez con 263 colpi (68 66 62 67, -21) nell’OHL Classic at Mayakoba (PGA Tour), disputato sul tracciato de El Camaleon GC (par 71), a Playa del Carmen in Messico.
Il 40enne di Phoenix, che sta usufruendo di una "medical extension", ha sorpassato con cinque birdie sulle prime otto buche Gary Woodland (265, -19), leader nei due giri centrali, e poi ha mantenuto due colpi di margine malgrado un bogey nel rientro (67, -4). Al terzo posto con 266 (-18) lo scozzese Russell Knox e al quarto con 267 (-17) Scott Piercy, Chez Reavie e Kevin Streelman.
Dopo un inizio devastante, che lo ha messo subito fuori gioco per la difesa del titolo, il nordirlandese Graeme McDowell (273, -11), campione uscente, ha comunque espresso brani di classe risalendo dalla 121ª fino alla 24ª posizione. Ha fatto meglio Keegan Bradley, 15° con 272 (-12), e sono andati in altalena il colombiano Camilo Villegas e l’indiano Anirban Lahiri, 28.i con 274 (-10). Passaggio a vuoto di due giovani promesse, lo spagnolo Jon Rahm, 50° con 278 (-6), e Bryson DeChambeau, 66° con 281 (-3).
Pat Perez ha siglato il secondo titolo nel circuito, a distanza di sette anni da primo (Bob Hope Classic, 2009), e ha ricevuto un assegno d 1.260.002 dollari, su un montepremi di sette milioni di dollari, insieme a due anni di esenzione, probabilmente ancora più graditi del denaro.
TERZO GIRO - Gary Woodland ha mantenuto la leadership con 195 colpi (64 65 66, -18) nel terzo giro dell’OHL Classic at Mayakoba (PGA Tour), che si svolge sul tracciato de El Camaleon GC, a Playa del Carmen in Messico. Ha un colpo di vantaggio su Pat Perez (196, -17), due su Scott Piercy (197, -16), tre sull’irlandese Seamus Power (198, -15) e quattro su Webb Simpson (199, -14). Hanno qualche possibilità di competere per il titolo Jason Bohn, Luke List, Chez Reavie e lo scozzese Russell Knox, sesti con 200 (-13), mentre è fuori Chris Kirk, decimo con 201 (-12).
Sono risaliti l’indiano Anirban Lahiri, 14° con 202 (-11), e il nordirlandese Graeme McDowell, campione uscente, 32° con 205 (-8), insieme allo spagnolo Jon Rahm e al colombiano Camilo Villegas, che invece hanno fatto passi indietro. Sotto tono Keegan Bradley, 44° con 206 (-7), e Bryson DeChambeau, 48° con 207 (-6).
Gary Woodland, 32enne di Topeka (Kansas) con due titoli e una onesta carriera nel circuito, ha espresso un 66 (-5) con sette birdie e due bogey. Il montepremi è di sette milioni di dollari.
SECONDO GIRO - Il nordirlandese Graeme McDowell, 59° con 140 (75 65, -2), ha evitato il taglio di misura con una impennata d’orgoglio e un 65 (-6), ma non può più difendere il titolo nell’OHL Classic at Mayakoba (PGA Tour), che si svolge sul tracciato de El Camaleon GC, a Playa del Carmen in Messico.
E’ cambiata la classifica con Gary Woodland (129 - 64 65, -13) in vetta, che precede Webb Simpson (130 - 12) e Scott Piercy (131, -11). Ha perso ritmo Chris Kirk, da leader a quarto con 133 (-9) insieme ad Abraham Ancer, Charles Howell III, John Huh, Ben Martin, allo scozzese Russell Knox e al canadese Adam Hadwin.
Si barcamenano nella parte mediana della graduatoria lo spagnolo Jon Rahm, l’indiano Anirban Lahiri e il colombiano Camilo Villegas, 24.i con 136 (-6), Bryson DeChambeau, 39° con 138 (-4), e Keegan Bradley, 47° con
139 (-3). Sono usciti al taglio, caduto a 140, l’inglese Ian Poulter (141, -1), il sudafricano Ernie Els e lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño (142, par), Jim Furyk (144, +2), l’argentino Angel Cabrera e l’inglese Luke Donald (147, +3).
Gary Woodland, 32enne di Topeka (Kansas) con due titoli e una onesta carriera nel circuito, ha fissato il 65 (-6) con sei birdie senza bogey. Il montepremi è di sette milioni di dollari.
PRIMO GIRO - E’ iniziata male la difesa del titolo da parte del nordirlandese Graeme McDowell, 121° con 75 (+4) colpi, insieme all’inglese Luke Donald, nell’OHL Classic at Mayakoba (PGA Tour), che ha luogo sul tracciato de El Camaleon GC, a Playa del Carmen in Messico.
Al vertice con 63 (-8) Chris Kirk, ma la classifica è corta e gli sono a ridosso con 64 (-7) Ben Crane, Gary Woodland e il colombiano Camilo Villegas e con 65 (-6) Webb Simpson, Kevin Streelman, Aaron Wise, Abraham Ancer, Nicholas Lindheim e Scott Piercy, Sempre positivo lo spagnolo Jon Rahm, 14° con 67 (-4), e hanno tenuto l’indiano Anirban Lahiri, 36° con 69 (-2), e Bryson DeChambeau, 52° con 70 (-1). Note poco liete per Keegan Bradley, per l’inglese Ian Poulter, per il sudafricano Ernie Els e per l’iberico Gonzalo Fernandez Castaño , 88.i con 72 (+1), e soprattutto per Jim Furyk, 114° con 74 (+3), e per l’argentino Angel Cabrera, 128° con 77 (+6).
Chris Kirk, 31enne di Atlanta (Georgia) con quattro titoli nel circuito, attraversa un buon momento di forma che ha espresso con otto birdie senza bogey. Il montepremi è di sette milioni di dollari.
LA VIGILIA - Il nordirlandese Graeme McDowell difende il titolo nell’OHL Classic at Mayakoba (10-13 novembre), torneo del PGA Tour che avrà luogo sul tracciato de El Camaleon GC, a Playa del Carmen in Messico.
Molte le defezioni, ma egualmente buono il field: saranno presenti Keegan Bradley, Jim Furyk, Bryson De Chambeau, lo svedese Jonax Blixt, gli argentini Emiliano Grillo e Angel Cabrera, gli inglesi Luke Donald e Ian Poulter, lo spagnolo Gonzalo Fernandez Castaño, il coreano K.J. Choi, l’indiano Anirban Lahiri e il sudafricano Ernie Els. Il montepremi è di sette milioni di dollari.
Seconda vittoria nell’arco di un mese nel LPGA Tour per la spagnola Carlota Ciganda che con 275 colpi (67 72 68 68, -13) si è imposta nel Citibanamex Lorena Ochoa Invitational disputato al Club de Golf México (par 72) nella capitale messicana.
La 26enne di Pamplona è emersa nel finale e ha avuto ragione per due colpi di Angela Stanford, Austin Ernst, leader dopo tre giri, della francese Karine Icher e dell’australiana Sarah Jane Smith. Erano attese a una migliore classifica la thailandese Pornanong Phatlum, 12ª con 281 (-7), Paula Creamer, 15ª con 283 (-5), la canadese Brooke M. Henderson, 20ª con 284 (-4), Michelle Wie, 24ª con 287 (-1), e la svedese Anna Nordqvist, 27ª con 290 (+2).
Carlota Ciganda ha volto il torneo a suo favore nelle ultime tre buche: alla 16ª Austin Ernst le ha aperto la porta con un bogey (tre birdie e due bogey per il 71, -1) lasciandola sola in vetta, poi l’iberica ci ha messo del suo con un birdie alla 17ª raddoppiando il vantaggio, mantenuto con un par sull’ultima (in totale un eagle, quattro birdie e due bogey per il 68, -4). Nel palmares della vincitrice figurano tre successi nel Ladies European Tour e uno nel LET Access, dove ha iniziato a giocare nel 2011 anno del suo passaggio tra le proettes. Il titolo le ha fruttato 200.000 dollari su un montepremi di un milione di dollari.
L’evento, al quale sono state ammesse 36 concorrenti (35 rimaste in gara) di cui nessuna italiana, ha avuto come promotrice la grande campionessa messicana Lorena Ochoa ritiratasi dalle scene agonistiche a soli 28 anni per dedicarsi alla famiglia, dopo aver conseguito 27 titoli nel circuito, comprensivi di due major, e quando era numero uno mondiale.
TERZO GIRO - Cambio della guardia in vetta al Citibanamex Lorena Ochoa Invitational (LPGA Tour), in svolgimento al Club de Golf México (par 72) nella capitale messicana, dove si è portata Austin Ernst con 206 colpi (72 67 67, -10). Seguono la Ernst, autrice di un 67 (-5, con cinque birdie) la spagnola Carlota Ciganda e l’australiana Sarah Jane Smith, leader dopo due turni, seconde con 207 (-9), Angela Stanford, la francese Karine Icher e la coreana Mi Jung Hur, quarte con 208 (-8), e l’altra coreana Chella Choi, settima con 209 (-7), tutte in corsa per il titolo.
E’ rimasta al 16° posto con 213 (-3) la thailandese Pornanong Phatlum, raggiunta dalla canadese Brooke M. Henderson, e sono poco dietro Paula Creamer, 19ª con 214 (-2), e Michelle Wie, 20ª con 215 (-1), che ha perso sette posizioni.
L’evento, al quale sono state ammesse 36 concorrenti (35 rimaste in gara) di cui nessuna italiana, ha quale promotrice la grande campionessa messicana Lorena Ochoa ritiratasi dalle scene agonistiche a soli 28 anni per dedicarsi alla famiglia, dopo aver conseguito 27 titoli nel circuito, comprensivi di due major, e quando era numero uno mondiale. Il montepremi è di un milione di dollari.
SECONDO GIRO - L’australiana Sarah Jane Smith (135 - 67 68, -9) è rimasta da sola al comando del Citibanamex Lorena Ochoa Invitational (LPGA Tour) al Club de Golf México (par 72) nella capitale messicana. L’evento, al quale sono state ammesse 36 concorrenti (35 rimaste in gara) di cui nessuna italiana, ha quale promotrice la grande campionessa messicana Lorena Ochoa ritiratasi dalle scene agonistiche a soli 28 anni per dedicarsi alla famiglia, dopo aver conseguito 27 titoli nel circuito, comprensivi di due major, e quando era numero uno mondiale.
Sarah Jane Smith, 32enne di Geelong a caccia del primo titolo nel circuito, grazie a un 68 (-4, con cinque birdie e un bogey) ha lasciato a due colpi la messicana Gaby Lopez, la coreana Mi Jung Hur e la colombiana MariaJo Uribe (137, -7). Al quinto posto con 138 (-6) la francese Karine Icher e la coreana Chella Choi e al settimo con 139 (-5) la spagnola Carlota Ciganda, leader insieme alla Smith dopo un giro. Ha perso sette posizioni Michelle Wie, 13ª con 141 (-3), e ne ha guadagnate tredici la thailandese Pornanong Phatlum, 16ª con 143 (-1). Praticamente stazionarie Paula Creamer e la canadese Brooke M. Henderson, 22.e con 145 (+1), e la svedese Anna Nordqvist, 29ª con 147 (+3). Il montepremi è di un milione di dollari.
PRIMO GIRO - La spagnola Carlota Ciganda e l’australiana Sarah Jane Smith conducono con 67 (-5) colpi il Citibanamex Lorena Ochoa Invitational (LPGA Tour) al Club de Golf México (par 72) nella capitale messicana. L’evento, al quale sono state ammesse 36 concorrenti di cui nessuna italiana, ha quale promotrice la grande campionessa messicana Lorena Ochoa ritiratasi dalle scene agonistiche a soli 28 anni per dedicarsi alla famiglia, dopo aver conseguito 27 titoli nel circuito, comprensivi di due major, e quando era numero uno mondiale.
La coppia di testa precede di due colpi la coreana Chella Choi, la francese Karine Icher e la messicana Maria Fassi (69, -3), una delle migliori amateur di casa (69, -3). Seguono con 70 (-2) Michelle Wie, la colombiana MariaJo Uribe e l’australiana Su Oh. Ha girato nel 72 del par Paula Creamer (17ª) e sono in notevole ritardo la canadese Brooke M. Henderson, la più gettonata alla vigilia tra le favorite, 24ª con 74 (+2), la svedese Anna Nordqvist e la thailandese Pornanong Phatlum, 29.e con 75 (+3).
Cinque birdie senza bogey per Carlota Ciganda, che sembra rivitalizzata dopo aver ottenuto il primo titolo nel circuito a ottobre (Keb Han Bank), e sette birdie e due bogey per Sarah Jane Smith. Il montepremi è di un milione di dollari.
LA VIGILIA - Classico appuntamento a Città del Messico per il LPGA Tour dove si disputa il Citibanamex Lorena Ochoa Invitational (10-13 novembre) al Club de Golf México. L’evento, al quale sono state ammesse 36 concorrenti di cui nessuna italiana, ha quale promotrice la grande campionessa messicana Lorena Ochoa ritiratasi dalle scene agonistiche a soli 28 anni per dedicarsi alla famiglia, dopo aver conseguito 27 titoli nel circuito, comprensivi di due major, e quando era numero uno mondiale.
Assenti la coreana Inbee Park, campionessa uscente, che dopo aver conquistato l’oro olimpico è stata costretta a saltare parecchie gare, e quasi tutte le migliori, sarà la canadese Brooke M. Henderson, numero sette mondiale, ad vestire i panni della favorita. In grado di contrastarla Michelle Wie, le coreane Chella Choi e In-Kyung Kim, la spagnola Carlota Ciganda, la svedese Anna Nordqvist, la taiwanese Candie Kung e la thailandese Pornanong Phatlum.
Alessandro Tadini si è classificato 54° con 282 colpi (68 72 73 69, -6) nel Resorts World Manila Masters (Asian Tour) sul percorso del Southwoods G&CC (par 72) a Manila nelle Filippine. In un combattuto finale l’indiano S.S.P. Chawrasia (269 - 68 64 71 66, -19) ha superato con un birdie alla seconda buca di spareggio il malese Nicholas Fung (269 - 66 69 71 63) e lo statunitense Sam Chien (269 - 74 65 65 65). Il dominio indiano è stato avallato dal quarto posto con 270 (-18) diShubhankar Sharma, di Chiragh Kumar e di Jyoti Randhawa. Al decimo con 272 (-16) il sudafricano Jbe Kruger e al 13° con 273 (-15) lo spagnolo Carlos Pigem e il filippino Miguel Tabuena.
S.S.P. Chawrasia ha ottenuto in totale cinque titoli nel circuito e questo è il primo fuori dall’India. Tre dei successi gli figurano anche nell’European Tour, avendoli colti in gare organizzate in combinata con l’Asian Tour. Ha girato in 66 (-6) colpi con sei birdie senza bogey, ma hanno fatto meglio e lo hanno raggiunto Nicholas Fung con un 63 (-9) dovuto a dieci birdie e a un bogey e Sam Chien, che ha siglato il terzo 65 (-7) consecutivo con sette birdie e nessun bogey. Nel playoff birdie per tutti e tre nella prima buca e poi solo per il vincitore nella seconda, che ha ricevuto 180.000 dollari su un montepremi di un milione d dollari.
Alessandro Tadini, che ha conseguito la ‘carta’ alla Qualifying School a inizio anno, ha concluso con un parziale di 69 (-3) con sei birdie e tre bogey. E’ andato per la quarta volta a premio su sei tornei disputati in stagione.
TERZO GIRO - Alessandro Tadini, 59° con 213 colpi (69 72 73, -3), è rimasto in retrovia nel Resorts World Manila Masters (Asian Tour) che termina sul percorso del Southwoods G&CC (par 72) a Manila nelle Filippine. Ancora un avvicendamento in vetta dove è salito il thailandese Sutijet Kooratanapisan (200 - 65 66 69, -16) che precede di due colpi il connazionale Phachara Khongwatmai (202, -14). E’ sceso al terzo posto con 203 (-13) l’indiano Jyoti Randhawa, leader dopo due turni, ora affiancato dal connazionale S.S.P. Chawrasia, dal sudafricano Jbe Kruger, entrambi vincitori sull’European Tour, e dall’australiano Terry Pilkadaris. In corsa per il titolo anche l’altro indiano Gaganjeet Bhullar, settimo con 205 (-11), insieme ad altri quattro concorrenti meno qualificati, mentre sono fuori gioco i filippini Antonio Lascuna e Miguel Tabuena, lo spagnolo Carlos Pigem e l’indiano Shiv Kapur, 17.i con 206 (-10).
Sutijet Kooratanapisan, 29 anni, ha quale miglior risultato nel circuito in quinto posto in questo torneo, edizione 2013. Ha preso la leadership con un parziale di 69 (-3) fatto di un eagle, due birdie e un bogey. Molto alterno Alessandro Tadini, ultimamente impegnato in Oriente dove sta sfruttando la ‘carta’ per l’Asian Tour ottenuta a inizio stagione, che ha assemblato quattro birdie, tre bogey e un doppio bogey per il 73 (+1). Il montepremi è di un milione di dollari.
SECONDO GIRO - - Alessandro Tadini, 60° con 140 (68 72, -4) colpi, ha superato il taglio nel Resorts World Manila Masters (Asian Tour) sul percorso del Southwoods G&CC a Manila nelle Filippine. Si è sfaldato il quintetto di testa ed è rimasto da solo al comando con 129 (64 65, -15) l’indiano Jyoti Randhawa davanti ai thailandesi Sutijet Kooratanapisan e Tirawat Kaewsiribandit (131, -13). Ha recuperato l’altro indiano S.S.P. Chawrasia, da 26° a quarto con 132 (-12), e gli sono a ruota il vietnamita Michael Tran e i thailandesi Sattaya Supupramai e Phachara Khongwatmai (133, -11). In buona classifica anche l’indiano Gaganjeet Bhullar, 11° con 135 (-9), il sudafricano Jbe Kruger, vincitore sull’European Tour, 17° con 136 (-8), lo spagnolo Carlos Pigem e il filippino Miguel Tabuena, 24.i con 137 (-7).
Jyoti Randhawa, che frequenta anche l’European Tour, ha effettuato le prime trentasei buche senza bogey, con quindici birdie complessivi, otto nel giro iniziale (64, -8) e sette nel secondo (65, -7). Alessandro Tadini, ultimamente impegnato in Oriente dove sta sfruttando la ‘carta’ per l’Asian Tour ottenuta a inizio stagione, ha girato nel 72 del par con due birdie e altrettanti bogey ed è rimasto in gara con l’ultimo punteggio utile. Il montepremi è di un milione di dollari.
PRIMO GIRO - Alessandro Tadini, 26° con 68 (-4) colpi, ha tenuto un buon passo nel primo giro del Resorts World Manila Masters (Asian Tour) sul percorso del Southwoods G&CC a Manila nelle Filippine.
Quintetto in vetta con 64 (-8) colpi composto dall’indiano Jyoti Randhawa, dallo statunitense Johannes Veerman, da Wen-tang Lin di Taiwan e dai thailandesi Rattanon Wannasrichan e Danthai Boonma, quest’ultimo "bronzo" nel 2014 alle Olimpiadi giovanili vinte da Renato Paratore.
Tra i cinque che inseguono con 65 (-7) si trovano l’australiano Adam Groom e l’inglese Steve Lewton e ha avuto parecchio seguito Frankie Minoza, leggenda filippina, 18° con 67 (-5). Sono alla pari con Tadini gli indiani Jeev Milkha Singh e S.S.P. Chawrasia, Siddikur Rahman del Bangladesh e il thailandese Prom Meesawat, e hanno un colpo in più l’indiano Gaganjeet Bhullar, vincitore a settembre in Corea, il filippino Antonio Lascuna e lo spagnolo Carlos Pigem, a segno recentemente in Cina, 39.i con 69 (-3). Ritardo già pesante per il thailandese Natipong Srithong, campione uscente, 70° con 71 (-1).
Cinque birdie e un bogey per Alessandro Tadini, ultimamente impegnato in Oriente dove sta sfruttando la ‘carta’ per l’Asian Tour ottenuta a inizio stagione. Il montepremi è di un milione di dollari.
LA VIGILIA - Alessandro Tadini torna in campo nell’Asian Tour, dove ha ottenuto la ‘carta’ a inizio stagione, partecipando al Resorts World Manila Masters (10-13 novembre) sul percorso del Southwoods G&CC a Manila nelle Filippine. L’azzurro, che ultimamente ha gareggiato solo in Oriente saltando anche un paio di gare del Challenge Tour piuttosto importanti, sta confrontandosi con questa nuova realtà e ne ha le giuste qualità, ma naturalmente ha necessità di ambientarsi pienamente.
Difende il titolo il thailandese Natipong Srithong, che avrà tra gli avversari più agguerriti i connazionali Prom Meesawat e Chawalit Plaphol, gli indiani Gaganjeet Bhullar, vincitore a settembre in Corea, S.S.P Chawrasia, Shiv Kapur e Jeev Milkha Singh, lo spagnolo Carlos Pigem, che si sta costruendo una buona carriera e a segno in Cina. gli agguerriti giocatori di casa Juvic Pagunsan, Miguel Tabuena e Antonio Lascuna, il sudafricano Jbe Kruger e Siddikur Rahman del Bangladesh.
Ritorna a Manila il 49enne Mardan Mamat di Singapore: due anni fa aveva deciso di smettere a fine stagione e dedicarsi all’insegnamento, poi in extremis è cambiato tutto. Ha vinto infatti il torneo, nel 2015 si è ripetuto in Bangladesh e oggi è ancora uno dei più forti interpreti del circuito. Il montepremi è di un milione di dollari.
L’indiana Aditi Ashok ha ottenuto il primo titolo nel Ladies European Tour, dove quest’anno ha iniziato la carriera da proette, imponendosi con 213 colpi (72 69 72, -3) nell’Hero Women's Indian Open. Sul difficile percorso del DLF Golf &CC (par 72), a Gurgaon in India, dove solo quattro giocatrici hanno battuto il par, hanno perso posizioni nel giro finale Stefania Croce, da 27ª a 47ª con 229 (75 75 79, +13), Sophie Sandolo, da 44ª e 57ª con 231 (77 75 79, +15), e Diana Luna, da 60ª a 63ª con 237 (76 78 83, +21).
Aditi Ashok ha superato di un colpo la spagnola Belen Mozo e la statunitense Brittany Lincicome (214, -2), grande favorita ma penalizzata da una partenza lenta. In quarta posizione con 215 (-1) la thailandese Kanphanitnan Muangkhumsaku, in quinta con 216 (par) l’inglese Florentyna Parker e in nona con 218 (+2) la danese Emily Pedersen, campionessa uscente.
Ad Aditi Ashok, 18enne di Bangalore, ottima carriera da dilettante e l’esperienza delle Olimpiadi di Rio 2016 (41ª), è bastato il 72 del par, con tre birdie e tre bogey, per assicurarsi un assegno di 54.988 euro su un montepremi di 352.948 euro. Per Brittany Lincicome 69 (-3) colpi con tre birdie, uno di meno di quanti necessari almeno per il playoff. Per Stefania Croce 79 (+7) colpi con un birdie, sei bogey e un doppio bogey, altrettanti per Sophie Sandolo con cinque bogey e un doppio bogey e 83 (+11) per Diana Luna con due birdie, quattro bogey e un doppio, un triplo e un quadruplo bogey.
SECONDO GIRO - La neo pro indiana Aditi Ashok (141 - 72 69, -3) guida la classifica nell’Hero Women's Indian Open (Ladies European Tour). Sul difficile percorso del DLF Golf &CC (par 72), a Gurgaon in India, dove solo quattro giocatrici viaggiano sotto par, hanno guadagnato posizioni Stefania Croce, da 30ª a 27ª con 150 (75 75, +6), e Sophie Sandolo, da 52ª a 44ª con 152 (77 75, +8), e ne ha perse Diana Luna, da 41ª a 60ª con 154 (76 78. +10).
La Ashok è seguita con 143 (-1) dall’austriaca Christine Wolf, dalla danese Emily Pedersen, campionessa uscente, e dalla spagnola Belen Mozo, in lotta per il successo come l’inglese Kiran Matharu, la francese Anne-Lise Caudal e la thailandese Kanphanitnan Muangkhumsaku quinte con 144 (par). Si giocherà le sue chances anche la statunitense Brittany Lincicome, da 30ª a ottava con 145 (+1), 31 anni e sei titoli, comprensivi di due major, nel LPGA Tour, partita con il ruolo di grande favorita.
Aditi Ashok, 18enne di Bangalore, è stata l’unica proette a scendere sotto il 70 (-2) nell’arco dei due giri. Nel suo parziale di 69 (-3) sei birdie, un bogey e un doppio bogey. Per Stefania Croce 75 (+3) colpi con due birdie e cinque bogey, stesso score per Sophie Sandolo con due birdie, tre bogey e un doppio bogey e 78 (+6) per Diana Luna con un birdie, quattro bogey e un triplo bogey. Il montepremi è di 352.948 euro.
PRIMO GIRO - Stefania Croce 30ª con 75 (+3) colpi, Diana Luna 42ª con 76 (+4) e Sophie Sandolo 52ª con 77 (+5) sono a metà classifica dopo il primo giro dell’Hero Women's Indian Open (Ladies European Tour) sul difficile percorso del DLF Golf &CC (par 72), a Gurgaon in India, dove solo otto giocatrici hanno concluso sotto par.
Quattro sono al comando con 70 (-2): l’emergente austriaca Christine Wolf, l’inglese Florentyna Parker, la finlandese Ursula Wikstrom e la francese Anne-Lise Caudal. Altre quattro inseguono con 71 (-1): le spagnole Nuria Iturrios e Patricia Sanz Barrio, l’inglese Kiran Matharu e la danese Emily Pedersen, campionessa uscente. Al nono posto con 72 (par) la transalpina Gwladys Nocera e la danese Malene Jorgensen, mentre ha lo stesso score della Croce anche la statunitense Brittany Lincicome, 31 anni e sei titoli, comprensivi di due major, nel LPGA Tour, partita con il ruolo di grande favorita.
Christine Wolf ha messo insieme cinque birdie e tre bogey, Florentyna Parker, vincitrice di un Open d’Italia femminile, sei birdie, due bogey e un doppio bogey, Ursula Wikstrom ha fissato lo score con quattro birdie e un doppio bogey e Anne-Lise Caudal con tre birdie e un bogey.
Stefania Croce è andata tre colpi sopra par con due birdie, tre bogey e un doppio bogey, Diana Luna ha segnato un birdie, tre bogey e un doppio bogey e Sophie Sandolo tre birdie, sei bogey e un doppio bogey. Il montepremi è di 352.948 euro.
LA VIGILIA - Il Ladies European Tour si trasferisce in India dove al DLF Golf &CC di Gurgaon è in programma l’Hero Women's Indian Open (11-13 novembre), terz’ultimo torneo della stagione che si concluderà a Dubai con l’Omega Masters (7-10 dicembre) dopo un passaggio in Qatar (23-26 novembre).
In campo Diana Luna, Stefania Croce e Sophie Sandolo. La prima sarà tra le favorite e pronta a riprendere l’ottimo cammino che l’aveva condotta all’ottavo posto nell’Open de España e al secondo nell’Open de France, prima del passo falso la scorsa settimana ad Abu Dhabi. L’esperienza, invece, sarà l’arma delle altre due per chiudere l’annata nel modo migliore.
Difende il titolo la giovane danese Emily Pedersen, ma la "stella" sarà l’americana Brittany Lincicome, 31 anni e sei titoli, comprensivi di due major, nel LPGA Tour. Tra le altre possibili protagoniste la svedese Caroline Hedwall, le tedesche Isi Gabsa e Ann-Kathrin Lindner, le francesi Gwladys Nocera, Anne-Lise Caudal e Jade Schaeffer, l’olandese Anne Van Dam, l’australiana Sarah Kemp e la statunitense Beth Allen, vincitrice del Fatima Bint Open ad Abu Dhabi. Il montepremi è di 352.948 euro.
Renato Paratore, 25° con 290 colpi (71 73 73 73, +2) nel Nedbank Golf Challenge, è rimasto tra i primi 60 classificati nell’ordine di merito (59°) e andrà la settimana prossima a disputare, insieme a Francesco Molinari, il DP World Tour Championship (17-20 novembre) a Dubai. il gran finale dell’European Tour in cui tra montepremi ($ 8.000.000) e bonus ($ 5.000.000) saranno in ballo 13 milioni di dollari. Matteo Manassero, 55° con 298 (73 74 76 75, +10), è invece rimasto fuori.
Sul percorso del Gary Player CC (par 72), a Sun City in Sudafrica, capolavoro dello svedese Alex Noren (274 - 69 67 75 63, -14) che con un eccellente giro finale in 63 (-9) colpi ha rimontato dalla quarta posizione sorpassando il coreano Jeunghun Wang (280, -8). Questi, leader dopo tre turni, aveva sei colpi di vantaggio sul vincitore e alla fine ne ha accusati sei di ritardo, travolto da un 75 (+3) e dalla pressione. Affollata la terza piazza occupata con 281 (-7) dallo spagnolo Alejandro Cañizares, dal sudafricano Branden Grace, dall’inglese Andy Sullivan, dal portoghese Ricardo Gouveia e dal francese Victor Dubuisson, con gli ultimi due che hanno conquistato il pass per Dubai pur essendo ben lontani dal 60° posto della money list (rispettivamente 83° e 73°). Ottavo con 282 (-6) lo svedese Henrik Stenson, leader dell’ordine di merito, che nell’ultimo atto dovrà difendere la posizione dagli attacchi dell’inglese Danny Willett (2° OM), autore di un buon recupero (11° con 285, -3) dopo una brutta partenza, e del nordirlandese Rory McIlroy (3° OM), assente nell’occasione e numero uno d’Europa lo scorso anno. Deluso il sudafricano Louis Oosthuizen, da secondo a nono con 283 (-5), che puntava al titolo, e probabilmente felice il connazionale Jaco Van Zyl, da sesto a decimo con 284 (-4), però con il tasca il biglietto per Dubai, guadagnato in extremis.
Mai in partita il thailandese Thongchai Jaidee, 16° con 288 (par), il belga Thomas Pieters, 34° con 292 (+4), l’altro thailandese Kiradech Aphibarnrat, 39° con 294 (+6), il tedesco Martin Kaymer, 44° con 295 (+7) e nei primi due giri ultimo in graduatoria, e l’irlandese Padraig Harrington, alla pari con Manassero.
Alex Noren, 34enne di Stoccolma, ha siglato il quarto titolo stagionale, exploit di pochi eletti nella storia del tour, e l’ottavo in carriera con undici buche devastanti per gli avversari in cui ha messo a segno un eagle e sette birdie, poi ha mantenuto il "meno 9" con un bogey e un birdie in un finale senza patemi. Per lui 1.048.523 euro su un montepremi di 6.360.000 euro.
Renato Paratore è partito molto bene con due birdie, ma nelle successive sei buche con tre bogey e un doppio bogey ha messo a rischio la qualificazione. Ha dato però grande prova di maturità e saldezza di nervi, pur avendo solo 19 anni, e ha rimesso in piedi score e classifica con tre birdie e un bogey tra la 10ª e la 14ª buca. Per Matteo Manassero, che dopo il terzo turno non aveva più l’obiettivo di raggiungere l’Emirato, 75 (+3) colpi con due birdie, un bogey e due doppi bogey.
TERZO GIRO - Renato Paratore, 20° con 217 colpi (71 73 73, +1), ha guadagnato una posizione e Matteo Manassero, 47° con 223 (73 74 76, +7) ne ha prese otto nel terzo giro del Nedbank Golf Challenge, penultimo torneo stagionale dell’European Tour che dovrà esprimere i primi 60 classificati nell’ordine di merito ammessi a partecipare al DP World Tour Championship (17-20 novembre) a Dubai. il gran finale in cui tra montepremi ($ 8.000.000) e bonus ($ 5.000.000) saranno in ballo 13 milioni di dollari.
Sul percorso del Gary Player CC (par 72), a Sun City in Sudafrica, nuovo leader è Jeunghun Wang (205 - 68 73 64, -11), 21enne coreano di Seoul autore di un gran 64 (-8, con un eagle e sei birdie), che affronterà il giro finale con tre colpi di vantaggio sul sudafricano Louis Oosthuizen (208, -8) e con concrete speranze di cogliere il terzo titolo stagionale e in carriera nel circuito. In risalita l’inglese Andy Sullivan, terzo con 209 (-7) e in grado di insidiare i primi due, mentre sei colpi da recuperare sembrano troppi anche per giocatori di gran classe quali il sudafricano Branden Grace e lo svedese Alex Noren, quarti con 211 (-5). Peraltro Noren, che sembrava il favorito dopo il secondo turno condotto al comando, ha ceduto con un 75 (+3).
E’ rinvenuto anche Henrik Stenson, sesto con 212 (-4) insieme al sudafricano Jaco Van Zyl. Lo svedese, numero uno dell’ordine di merito, ha quasi sicuramente perso l’occasione di assicurarsi la Race to Dubai con un turno di anticipo. Gli sarebbe stata necessaria una vittoria che appare ormai del tutto improbabile. In ottava posizione con 213 (-3) l’inglese Chris Woods e il francese Victor Dubuisson, che cerca un posto tra i 60, e salto in altro spinto dall’orgoglio dell’inglese Danny Willett, secondo nella money list, da 54° a 16° con 216 (par), grazie a un 67 (-5). Passi avanti pure del belga Thomas Pieters, 32° con 219 (+3), che comunque appare piuttosto affaticato da un’ottima ma impegnativa stagione, e vita da metà classifica per il sudafricano George Coetzee e per il thailandese Kiradech Aphibarnrat, 35.i con 220 (+4), e da bassa per lo spagnolo Rafael Cabrera Bello e per il tedesco Martin Kaymer, che ha abbandonato l’ultimo posto, 52.i con 225 (+9), per l’irlandese Padraig Harrington, 59° con 226 (+10), e per il danese Thorbjorn Olesen, 62° con 227 (+11).
Renato Paratore è stato impeccabile per nove buche, con tre birdie, poi ha perso il bandolo del gioco e nel rientro ha prodotto solo un birdie a fronte di tre bogey e di un doppio bogey per il 73 (+1). Il romano, attualmente 60° nell’ordine di merito, con questa classifica andrebbe a Dubai perché consoliderebbe la sua posizione in quanto supererebbe quattro giocatori che lo precedono: l’australiano Nathan Holman, che si è ritirato, l’inglese James Morrison, 62° nel torneo, il cileno Felipe Aguilar, squalificato, e il nordirlandese Graeme McDowell, assente. Ininfluente il fatto di essere sorpassato da Jaco Van Zyl e da Victor Dubuisson.
Matteo Manassero, partito dalla buca 10, ha segnato par sulle prime undici, poi quattro bogey hanno fatto 76 (+6). Per recuperare dal 68° posto della money list dovrebbe arrivare almeno tra 10° e 15° e con qualche opzione favorevole rispetto ad altri concorrenti. Il montepremi è di sette milioni di dollari (circa 6.360.000 euro) con prima moneta di 1.166.660 dollari (euro 1.048.523).
SECONDO GIRO - Renato Paratore, da 14° a 21° con 144 (71 73, par) colpi, e Matteo Manassero, da 27° a 39° con 147 (73 74, +3), hanno perso posizioni nel Nedbank Golf Challenge, penultimo torneo stagionale dell’European Tour che dovrà esprimere i primi 60 classificati nell’ordine di merito ammessi a partecipare al DP World Tour Championship (17-20 novembre) a Dubai. il gran finale in cui tra montepremi ($ 8.000.000) e bonus ($ 5.000.000) saranno in ballo 13 milioni di dollari.
Sul percorso del Gary Player CC (par 72), a Sun City in Sudafrica, lo svedese Alex Noren (136 - 69 67, -8) ha preso il comando sorpassando nelle ultime buche il paraguaiano Fabrizio Zanotti (138, -6), andato in vantaggio con l’ausilio di una "hole in one" (buca 4, par 3, yards 213, ferro 7). Chiudendo con due bogey Zanotti è stato anche agganciato dall’inglese Chris Wood e dai sudafricani George Coetzee, Louis Oosthuizen e Jaco Van Zyl.
Ha ceduto nettamente lo svedese Henrik Stenson che con un inatteso 74 (+2) è scivolato dal quarto al 17° posto con 143 (-1) e forse ha perso l’opportunità di chiudere la Race to Dubai con un turno di anticipo in caso di successo. Lo precede il danese Lasse Jensen, 13° con 142 (-2), che nel parziale di 69 (-3) ha inserito un rarissimo "albatross", chiudendo in due colpi la buca 14, un par 5 di 601 yards.
Navigano a metà classifica l’inglese Tyrrell Hatton (4° ordine di merito), il danese Thorbjorn Olesen (9° OM) e il thailandese Kiradech Aphibarnrat, 32.i con 146 (+2), l’altro thailandese Thongchai Jaidee, stesso score di Manassero, mentre sembrano accusare il peso di una lunga e logorante stagione, peraltro dagli ottimi risultati, lo spagnolo Rafael Cabrera Bello (6° OM), 49° con 148 (+4), il belga Thomas Pieters, quarto alle Olimpiadi, e l’inglese Danny Willett, campione Masters e secondo nell’ordine di merito, 54.i con 149 (+5). E’ rimasto all’ultimo posto, anche se in compagnia, il tedesco Martin Kaymer, 70° con 156 (+12).
Alex Noren, a caccia del quarto titolo stagionale. ha girato in 67 (-5) colpi con sei birdie e un bogey. Le buche finali hanno pesantemente penalizzato Renato Paratore e Matteo Manassero. Il romano ha perso tre colpi nelle ultime quattro con un doppio bogey e un bogey (totale 73, +1), dopo essere salito fino al nono posto con un eagle e due birdie, contro due bogey sulle prime 14 (parziale di meno 2). Manassero è sceso un colpo sotto par a metà tracciato con due birdie e un bogey, poi ha lasciato tre colpi nel rientro (tre bogey) per il 74 (+2). Paratore, 60° nell’ordine di merito, è bene che risalga qualche posizione per non dipendere dai risultati degli altri. Manassero (68°) per avere chances di andare a Dubai deve classificarsi almeno 20°, ma con combinazioni favorevoli rispetto a chi lo precede.
A causa delle pessime condizioni atmosferiche previste nel pomeriggio, le partenze del terzo giro avverranno da due tee e non solo dalla buca 1 per anticipare la chiusura. Il montepremi è di sette milioni di dollari (circa 6.360.000 euro) con prima moneta di 1.166.660 dollari (euro 1.048.523).
PRIMO GIRO - Renato Paratore, 14° con 71 (-1) colpi, e Matteo Manassero, 27° con 73 (+1), dopo il giro iniziale del Nedbank Golf Challenge, penultimo torneo stagionale dell’European Tour che dovrà esprimere i primi 60 classificati nell’ordine di merito ammessi a partecipare al DP World Tour Championship (17-20 novembre) a Dubai. il gran finale in cui tra montepremi ($ 8.000.000) e bonus ($ 5.000.000) saranno in ballo 13 milioni di dollari.
Sul percorso del Gary Player CC (par 72), a Sun City in Sudafrica, sono in vetta con 68 (-4) il cileno Felipe Aguilar, l’inglese Ross Fisher e il coreano Jeunghun Wang. Subito dietro, con 69 (-3) il francese Victor Dubuisson, lo scozzese Richie Ramsay, i sudafricani Jaco Van Zyl e George Coetzee, l’inglese Chris Wood e gli svedesi Alex Noren ed Henrik Stenson. Quest’ultimo, leader della money list, se vincesse il torneo si assicurerebbe anche la Race to Dubai qualora Danny Willett, 47° con 75 (+3), non terminasse tra i primi 20, togliendo un bel po’ di suspense all’atto conclusivo.
A metà graduatoria il sudafricano Louis Oosthuizen, 21° con 72 (par), il suo connazionale Charl Schwartzel e il thailandese Kiradech Aphibarnrat, 32.i con 74 (+2), e molti problemi per l’irlandese Padraig Harrington, il belga Thomas Pieters, il thailandese Thongchai Jaidee e per lo spagnolo Rafael Cabrera Bello, 55.i, con 76 (+4). Autentico flop del tedesco Martin Kaymer, 72° e ultimo con 81 (+9).
Felipe Aguilar, Jeunghun Wang e Ross Fisher hanno tenuto la stessa andatura con cinque birdie e un bogey. Renato Paratore, che deve difendere e possibilmente migliorare il 60° posto nell’ordine di merito per andare a Dubai, ha iniziato male con due bogey in quattro buche, ma ha cambiato marcia ed è sceso sotto par con quattro birdie e un bogey. Matteo Manassero, che ha l’obiettivo di entrare tra i 60 (attualmente 68°), è partito forte con due birdie in sei buche, poi sono arrivati tre bogey nel resto del tracciato. Il montepremi è di sette milioni di dollari (circa 6.360.000 euro) con prima moneta di 1.166.660 dollari (euro 1.048.523).
LA VIGILIA - Renato Paratore e Matteo Manassero saranno di scena nel Nedbank Golf Challenge (10-13 novembre), penultimo torneo stagionale dell’European Tour dove si delineeranno di migliori 60 dell’ordine di merito che saranno ammessi a partecipare al DP World Tour Championship (17-20 novembre) a Dubai. il gran finale in cui tra montepremi ($ 8.000.000) e bonus ($ 5.000.000) saranno in ballo 13 milioni di dollari.
Sul percorso del Gary Player CC, a Sun City in Sudafrica, si lotterà su due fronti: coloro che occupano la parte alta del ranking punteranno a giungere nell’Emirato in condizioni, economiche comprese, più vantaggiose e chi staziona nella parte bassa proverà a entrare in extremis tra i 60. L’esclusione dalla money list di Patrick Reed, che non aveva i requisiti, hanno fatto avanzare di un posto sia Paratore (da 61° a 60°), importantissimo perché ora è nel gruppo dei promossi, che Manassero (68°). Hanno bisogno entrambi di un risultato di peso, che sono in grado di ottenere, il romano per rimanere almeno ancorato alla posizione e il veronese per recuperare, dopo aver perso l’occasione nell’ultimo giro in Turchia. C’è naturalmente parecchio ottimismo che deriva dal buon gioco espresso e dalla determinazione con cui si sono battuti la scorsa settimana.
Field ai altissimo livello con dodici dei primi quindici della money list in campo, compresi lo svedese Henrik Stenson, numero uno, e l’inglese Danny Willett, numero due. Attraversano un gran momento lo svedese Alex Noren (5°), lo spagnolo Rafael Cabrera Bello (6°) e il danese Thorbjorn Olesen (9°), a segno domenica scorsa del Turkish Open. Assente il nordirlandese Rory McIlroy (3°), vincitore dell’ordine di merito 2015, che evidentemente ritiene possa bastargli l’ultima prova per riconfermarsi. A patto che a Sun City non vinca Stenson. Sono rimasti a casa anche l’austriaco Bernd Wiesberger (11°) e l’inglese Lee Westwood (12°).
Oltre ai migliori dell’ordine di merito, attesi alla prova i sudafricani Louis Oosthuizen, Branden Grace, Charl Schwartzel e George Coetzee, il tedesco Martin Kaymer, i thailandesi Thongchai Jaidee e Kiradech Aphibarnrat, gli inglesi Andy Sullivan e Matthew Fitzpatrick, l’irlandese Padraig Harrington e lo svedese David Lingmerth, che frequenta il circuito americano.
Al torneo sono stati ammessi 72 concorrenti, i primi 64 dell’ordine di merito dell’European Tour, al netto delle defezioni, e otto invitati. Il montepremi è di sette milioni di dollari (circa 6.360.000 euro) con prima moneta di 1.166.660 dollari (euro 1.048.523).
Il torneo su Sky - Il Nedbank Golf Challenge andrà in onda in diretta, in esclusiva e in alta definizione su Sky con collegamenti ai seguenti orari: giovedì 10 novembre dalle 12 alle 16 (Sky Sport 2 HD e Sky Sport Mix HD); venerdì 11, dalle ore 12 alle ore 16 (Sky Sport 3 HD); sabato 12, dalle ore 12 alle ore 16 (Sky Sport 2 HD); domenica 13, dalle ore 12 alle ore 16 (Sky Sport 3 HD). Commento di Silvio Grappasonni e di Nicola Pomponi.
La thailandese Ariya Jutanugarn e la coreana Soo-Yun Kang guidano la graduatoria con 66 (-6) colpi nel Toto Japan Classic, torneo in combinata tra LPGA Tour e JAPAN LPGA Tour, che si sta svolgendo sul Taiheiyo Club (Minori Course, par 72) a Ibaraki in Giappone e che conclude la serie di sei gare consecutive del circuito femminile statunitense in Oriente.
Classifica subito interessante con molte giocatrici in grado di vincere nelle prime posizioni, oltre alle due leader: Stacy Lewis e la coreana Jenny Shin, terze con 67 (-5), la tedesca Sandra Gal e la coreana Ha Na Jang, quinte con 68 (-4), Cristie Kerr, la cinese Shanshan Feng, le coreane Jiyai Shin, So Yeon Ryu e Mi-Jeong Jeon, l’australiana Minjee Lee, la nipponica Kotone Hori e la norvegese Suzann Pettersen, settime con 69 (-3).
Poche le voci fuori dal coro: la coreana Sun-Ju Ahn, 22 titoli nel tour giapponese e campionessa uscente, 26ª con 71 (-1), insieme all’australiana Karrie Webb e, soprattutto, la neozelandese Lydia Ko, numero uno mondiale, 57ª con 74 (+2), posizione da cui difficilmente potrà proporsi per il titolo, malgrado la sua grande classe. Il torneo a invito è riservato a 78 concorrenti, senza taglio e con un montepremi di 1.500.000 dollari.
LA VIGILIA - Sesta e ultima gara consecutiva del LPGA Tour in Oriente, che poi si concluderà con gli ultimi due eventi in Messico e in Florida. Si disputa il Toto Japan Classic (4-6 novembre) al Taiheiyo Club (Minori Course) a Ibaraki in Giappone, torneo a invito riservato a 78 concorrenti, senza taglio e con un montepremi di 1.500.000 dollari.
Difende il suo unico titolo nel circuito la 29enne coreana Sun-Ju Ahn che alle lusinghe del LPGA Tour preferisce il Japan Tour dove dal 2010 a oggi ha ottenuto 22 successi. oltre ad altri sette in quello di casa. Si confronterà con la neozelandese Lydia Ko, numero uno mondiale, con la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due, e con altre giocatrici importanti quali le statunitensi Lexi Thompson, Stacy Lewis, Jessica Korda e Paula Creamer, la cinese Shanshan Feng, vincitrice la sorsa settimana del Sime Darby Malaysia, la norvegese Suzann Pettersen, e le altre nipponiche Haru Nomura, Hiroko Fukushima e Shiho Oyama.
Dai successi alle difficoltà e ritorno. Dopo anni di purgatorio Renato Paratore ha ritrovato la vittoria. Negli Emirati Arabi Uniti ha dominato l’UAE Challenge, evento dell’HotelPlanner Tour, tornando a festeggiare una impresa a distanza di 1.723 giorni dall’ultima volta (British Masters sul DP World Tour nel luglio 2020). “Sono davvero felice. È stato un exploit importante perché non riuscivo ad affermarmi da molto tempo. Ho avuto dei dubbi e mi sono chiesto: ‘Ma riuscirò a tornare a vincere’? Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. E adesso, l’obiettivo del 2025, è quello di riconquistare la ‘carta’ per il massimo circuito continentale”, spiega Paratore in una intervista a cuore aperto sui canali federali. È la storia di un predestinato, quella di Paratore. Nato il 14 dicembre del 1996 a Roma, da dilettante ha conquistato prima lo Junior Orange Bowl nel 2013 a Miami (Usa), poi, nel 2014, il Portuguese International Amateur Championship a Palmela.
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Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925 che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano.
Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open. La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta
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