Nicola Montanaro

Nicola Montanaro

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Evian: In Gee Chun vince solo major

Vince poco, ma sceglie bene la 22enne coreana In Gee Chun, che si è imposta con 263 colpi (63 66 65 69, -21) nel The Evian Championship, il quinto major stagionale femminile disputato all’Evian Golf Club di Evian Les Bains (par 71), in Francia. Infatti l’altra sola vittoria nel LPGA Tour l’ha ottenuta lo scorso anno in un altro major, l’US Women Open, due eventi che nobilitano un curriculum nel quale figurano anche nove titoli nel LPGA of Korea Tour e due nel circuito femminile giapponese.

Il torneo è stato dominato dalle orientali che hanno occupato i primi sei posti. In Gee Chun, dopo una corsa di testa, ha lasciato a quattro colpi le connazionali So Yeon Ryu e Sung Hyun Park (267, -17). Al quarto posto con 269 (-15) la cinese Shanshan Feng e altre due coreane dietro: Sei Young Kim, quinta con 270 (-14), e In-Kyung Kim, sesta con 272 (-12).

Poca gloria per le favorite: la thailandese Ariya Jutanugarn e la canadese Brooke M. Henderson sono terminate none con 277  (-7), la statunitense Lexi Thompson 22ª con 282 (-2) e la neozelandese Lydia Ko, numero uno mondiale e campionessa uscente, 43ª con 286 (+2). In bassa classifica la norvegese Suzann Pettersen e le americane Paula Creamer, Stacy Lewis e Michelle Wie, 55.e con 289 (+5). Alla vincitrice è andato un assegno di 487.500 dollari su un montepremi di 2.975.245 euro.

Francesco Molinari ha vinto con 262 colpi (65 68 64 65, -22) il 73° Open d’Italia, disputato sul percorso del Golf Club Milano (par 71). Di fronte a ai circa 16.000 spettatori entusiasti, ha superato di un colpo l’inglese Danny Willett (263, -21), campione Masters, dopo un acceso duello finale in cui entrambi hanno espresso un golf di altissimo livello. E’ il secondo successo nell’Open del torinese, che si era già imposto nel 2006 sul percorso del Castello Tolcinasco, e il quarto sull’European Tour. Da quando è nato il tour continentale (1972) è il primo italiano a fare doppietta, ma in precedenza la prodezza l’aveva compiuta anche Ugo Grappasonni (1950-1954). Con questo successo, ottenuto alla 292ª gara sul circuito, Molinari rientra tra i primi 50 del world ranking e sale anche dal 41° al 19° posto nella Race to Dubai.

Alle spalle dei due protagonisti si è potuto competere solo per il terzo posto appannaggio con 266 (-18) dello spagnolo Nacho Elvira e l’inglese Chris Paisley. Al quinto con 268 (-16) gli inglesi Richard Bland e David Horsey. Non hanno mai trovato il passo giusto lo spagnolo Rafael Cabrera Bello e lo svedese Rikard Karlberg, campione uscente, 12.i con 270 (-14), l’inglese Chris Wood e il tedesco Martin Kaymer 20.i con 272 (-12), e l’iberico Miguel Angel Jimenez, 38° con 276 (-8).

A metà classifica Nicolò Ravano, 30° con 273 (-11) e risalito con un 66 (-5), e più indietro Nino Bertasio, 45° con 277 (-7), Andrea Pavan, 61° con 280 (-4), e Renato Paratore, 71° con 282 (-2).

Francesco Molinari e Danny Willett, che disputerà la prossima Ryder Cup, hanno iniziato la volata finale appaiati al primo posto. L’azzurro ha avuto una partenza fulminea con un eagle e un birdie e ha subito messo in difficoltà l’avversario che poi è stato costretto a un vano inseguimento. Molinari ha portato il suo vantaggio fino a quattro colpi, poi tutto è ritornato in ballo alla buca 13 per un suo bogey che si è combinato con un birdie dell’inglese, il quale alla successiva si è portato a un colpo. Nel finale però Molinari ha mantenuto la calma e l’esiguo vantaggio.

Ha dichiarato a caldo il vincitore: "Sono state due giornate interminabili, ma non poteva esserci finale migliore. Sono felicissimo e stravolto. Nelle ultime buche non avevo più energia e nemmeno il controllo dei colpi. Ho concluso il torneo guidato dall’istinto. Contro un campione come Willett non ci si può mai rilassare e io ho sbagliato ad allentare la tensione alla 12ª buca, quando avevo quattro colpi di vantaggio. Con uno solo di margine ho vissuto le stesse sensazioni delle due Ryder Cup giocate. Non voglio che questa vittoria resti un episodio isolato e lavorerò per continuare il mio percorso di crescita".

Al torinese è andato un assegno di 500.000 euro su un montepremi di tre milioni di euro, il doppio rispetto alla precedente edizione, che diventeranno sette milioni dall'anno prossimo fino al 2027 nel quadro del Progetto Ryder Cup 2022. Ha ricevuto, inoltre, anche il trofeo e un orologio Rolex:

La premiazione - Alla premiazione, al termine della quale il pubblico ha intonato l’inno nazionale, sono intervenuti Franco Chimenti, presidente CONI Servizi e FIG, Roberto Maroni, Presidente Regione Lombardia, Roberto Scanagatti, Sindaco di Monza, Gianpaolo Marini, Amministratore Delegato Rolex Italia, Armando Borghi, presidente GC Milano, David Williams, Tournament Director European Tour, Alessandro Rogato e Barbara Zonchello, Presidente e Direttore del Comitato Organizzatore.

"Sono all’apice della gioia - ha detto Franco Chimenti - e voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere indimenticabile questo Open. Mi complimento con Francesco, grande patrimonio del golf e dello sport italiano, che ha avuto il merito di riuscire a superare un campione immenso come Willett. E’ stata una manifestazione unica, che ha messo in evidenza valori del golf come l’etica, la lealtà e il rispetto dell’avversario".

Le presenze: 47.000 mila spettatori nelle quattro giornate - Nonostante il maltempo abbia condizionato l’afflusso nelle prime due giornate, sono stati complessivamente 47.000 gli spettatori (soltanto 3.000 in meno del 2015) che hanno seguito l’Open: 3.000 nella prima giornata, 8.000 della seconda, 20.000 nella terza e 16.000 nella quarta. Con 20.000 spettatori è stato battuto il record di presenze in un solo giorno: il precedente nell’ultimo giro dello scorso anno con 16.000.

Gli sponsor - Il 73° Open d’Italia ha avuto l’apporto di un pool di qualificati sponsor. Major Sponsor: Rolex, Regione Lombardia, Mercedes Benz Italia. Title Sponsor Pro Am: CheBanca! del Gruppo Mediobanca. Sponsor: Emirates, Colmar, Lyoness, Frecciarossa. Media Partner: Sky Sport, Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, RTL, EURid. Partner istituzionali: FIG, CONI, European Tour, Race To Dubai, Golf Club Milano, Consorzio Villa Reale di Monza, Comune di Monza, Autodromo Nazionale di Monza. Fornitori ufficiali: Titleist, Konica Minolta, SIA, Maui Jim, Yamaha, PIC, ADS Group, KPMG, Noberasco, Cantine Ferrari, San Pellegrino, Caffè del Doge, Peviani. Charity Partner: ActionAid.

Successo delle attività extra campo - Hanno avuto grande successo tutte le attività studiate ad hoc per il pubblico, prerogativa che distingue l’Open d’Italia dagli altri tornei dell’European Tour. Il Villaggio dello Sport CONI ha accolto tanti appassionati, sia di golf che di altre discipline. Per la prima volta il CONI Lombardia e il Comitato Organizzatore hanno creato una sinergia con tutte le Federazioni sportive all’interno di una grande manifestazione, come ha sottolineato il Presidente del CONI Giovanni Malagò nel corso della sua visita al GC Milano per l’inaugurazione del Villaggio stesso.

All’interno del Villaggio Commerciale sono state circa 4.500 le presenze nel Family Village sponsored by KPMG, dove i bambini sono stati accolti da personale qualificato della

 

US Kids Golf Italy e da istruttori del CONI e con servizio baby sitter. Sono state invece 1.200 le persone che hanno provato il golf, suddivise fra Practice Sessions con i tecnici PGAI e US Kids Golf Italy per i più piccoli.

 

 

 

 

 

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Abruzzo Open by Axa: Maccario in fuga

Federico Maccario, con 131 colpi (68 63 -11), ha preso il comando del 3° Abruzzo Open presented by Axa, penultimo torneo stagionale dell’Alps Tour in svolgimento sul percorso del Miglianico Golf & Country Club (par 71). È sceso al secondo posto con 133 (64 69 -9) il francese Raphael Marguery, mentre salgono in terza posizione con 134 (-8) Enrico Di Nitto (68 66) e lo spagnolo Daniel Berna (66 68). Sta tenendo un buon ritmo il francese Erwan Vieilledent, 5° con con 135 (-7). Ottima prova dell’amateur Andrea Romano, talentuoso 16enne che occupa la 15esima posizione con 138 (-4) in compagnia, fra gli altri, di Niccolò Quintarelli. Sta sfruttando bene il vantaggio di «giocare in casa» Luca D’Andreamatteo, 21° con 139 (-3), al pari di Stefano Pitoni e Jacopo Vecchi Fossa.

Ripartirà dal 40°posto con 141 (-1) Luca Cianchetti, amateur campione in carica, mentre non hanno superato il taglio, caduto a «meno» 1, fra gli altri,  Cristiano Terragni e Andrew Cooley, 51esimi con 142 (par) e l’amateur abruzzese Niccolò Capacchietti, 64° con 144 (+2).

Il rush finale- Il 3° Abruzzo Open presented by Axa (ingresso gratuito), penultimo evento dell’Italian Pro Tour 2016 e nono evento del Progetto Ryder Cup 2022, entra dunque nel vivo con la disputa dei due giri conclusivi. Il montepremi è di 45.000 euro, dei quali 6.525 andranno al vincitore. I risultati finali assumeranno ancora più rilevanza perchè decreteranno la composizione della money list. Soltanto i primi 50 dell’ordine di merito resteranno in Abruzzo per il Grand Final, tappa conclusiva dell’Alps Tour in programma dal 19 al 22 ottobre ancora al Miglianico Golf & Country Club.

Le interviste- Sesto nella money list, Federico Maccario ha sfoderato il miglior giro di giornata grazie a sei birdie e un eagle: «Mettere a segno un eagle alla prima buca ha indirizzato la gara sui binari giusti e mi ha dato grande fiducia. Affronterò le prossime 36 buche senza particolari strategie, mantenendo questa concentrazione e lucidità».

Sta destando un’ottima impressione Andrea Romano, amateur 16enne dell’Olgiata Golf Club alla prima gara tra i professionisti : «Sono molto soddisfatto di aver superato il taglio. Oggi ho giocato meglio rispetto al primo giro, seppur con qualche incertezza con il putter. Cosa mi colpisce di più dei professionisti? La capacità di restare concentrati per tutte le 18 buche, indipendentemente dall’andamento della gara».

Gli sponsor – Il torneo è supportato da Axa quale title sponsor e ha il contributo dei seguenti sponsor: Screen; Human Gest; Barbuscia; Agricola Cobra; Aon; Monte dei Paschi di Siena; Regione Abruzzo; Faggioli Scavi; Ecosaves; Cantina Miglianico; San Benedetto; Comune di Miglianico.

L’Italian Pro Tour ha il sostegno per tutta la stagione dei qualificati sponsor Konica Minolta, Franco Bosi Argenti, Frosecchi e Legea. Charity partner: ActionAid. Media partner: Sky Sport.

 

 

 

 

 

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Ryder Cup: dominio statunitense (17-11)

Gli Stati Uniti hanno vinto con largo margine sull’Europa (17-11) la 41ª Ryder Cup, sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. Il risultato ha premiato la squadra più meritevole e ha assecondato il desiderio di tutta una nazione, che chiedeva di cancellare le tre sconfitte subite prima di questo match. Sul campo è stato grande spettacolo, tecnico ed agonistico come raramente è dato a vedere, con alcuni incontri in cui il golf espresso è stato definito "stellare". Basta citare quelli nella giornata finale tra gli straordinari Patrick Reed e Rory McIlroy (1 up per l’americano) e tra Phil Mickelson e Sergio Garcia (pari).

Sulla formazione affidata al nordirlandese Darren Clarke ha pesato il devastante 0-4 nei foursomes d’apertura, forse anche dal punto di vista morale e nervoso. C’è comunque stata reazione nelle due successive frazioni in cui i continentali hanno quasi rimesso in piedi il punteggio (6,5-5,5 dopo un 3-1 nei fourballs e un 2,5-1,5 nei foursomes), ma il parziale favorevole agli americani negli ultimi fourballs (3-1 e 9,5-6,5) ha in pratica chiuso il conto. Prima dei singoli si è evocato il miracolo del Medinah CC (2012) in Illinois, quando gli europei si portarono via il trofeo partendo da un 6-10, ma quella era un’altra formazione, molto più forte, e trovò anche un team avversario più molle.

Era nei doppi che l’Europa doveva trovare quei tre o quattro punti di vantaggio che le avrebbero consentito di contrastare la superiorità nei singoli americana (parziale 7,5-4,5), ma è andata così, come si pensava tutto sommato alla vigilia. Dunque USA a godersi il successo e continentali a pensare alla rivincita di Parigi nel 2018.

Nelle prime buche della giornata finale l’Europa ha addirittura potenzialmente superato i 14 punti che le servivano almeno per pareggiare e conservare il trofeo come detentori, poi le cose poi sono rapidamente precipitate. Clarke aveva messo gli uomini migliori nella parte alta del tabellone, come del resto Love III, e i primi sei se la sono giocata, anzi l’Europa ha prevalso nel mini confronto con le tre vittorie di Henrik Stenson (3/2 su Jordan Spieth), del magnifico Thomas Pieters (3/2 su J.B. Holmes), di Rafael Cabrera Bello (3/2 su Jimmy Walker) e con il pari tra Garcia e Mickelson. Sull’altro fronte i due successi americani di Reed (1 up su McIlroy) e di Rickie Fowler (1 up su Justin Rose). Il punto debole continentale era tutto nella parte bassa del tabellone dove Ryan Moore, Brandt Snedeker, Dustin Johnson, Brooke Koepka e Zach Johnson non hanno lasciato alcuna chance rispettivamente a Lee Westwood, Andy Sullivan, Chris Wood, Danny Willett e a Matthew Fitzpatrick. Unica eccezione Martin Kaymer che, in rimonta, ha superato Matt Kuchar (1 up).

Tra gli europei i migliori sono stati Thomas Pieters (4 vittorie, una sconfitta), che ha stabilito il record di punti raccolti (4) da un debuttante, Rory McIlroy (3 vittorie tutte con Pieters in doppio e due sconfitte) e Rafael Cabrera Bello, altro debuttante e unico imbattuto del team (2 vittorie e un pari), troppo frettolosamente messo da parte nei doppi da Clarke. Hanno lottato con alterne fortune Stenson, Garcia e Rose e sono mancati alle attese le due wild card Kaymer (in forma precaria) e Westwood (tre sconfitte) e i debuttanti Andy Sullivam Danny Willett e Matthew Fitzpatrick (nessun punto conquistato). Un po’ meglio Chris Wood (una vittoria in doppio e sconfitta nel singolo), che forse meritava miglior attenzione.

Gli statunitensi hanno avuto in Patrick Reed il trascinatore, implacabile nel gioco corto e autore di una serie di putt al limite dell’incredibile. Tutti, comunque, si sono espressi ad altissimo livello e, in particolare, hanno vinto per distacco il confronto nel putting con gli europei. Forse per la prima volta nella storia gli USA, individualisti per natura, hanno fatto squadra. Nessuno è rimasto a zero nella casella dei punti conquistati e solo Brandt Snedeker ha terminato da imbattuto con tre vittorie su tre match. Note di merito per Mickelson, autentico collante del team, per Koepka, debuttante senza timori (3 vittorie su 4 incontri) e per Ryan Moore, che ha firmato il 15° punto (1 up su Westwood), quello della vittoria, e sarà ricordato soprattutto per tale motivo. Ampia sufficienza per tutti gli altri.

Le interviste - Raggiante Davis Love III, che ha potuto anche riscattare il rovescio del Medinah GC, dove era stato capitano: "Sono orgoglioso di questi ragazzi. Su di loro c’era la pressione maturata in due anni, ma hanno saputo sopportarla e hanno giocato benissimo. Siamo stati sempre compatti, uniti ed è stato eseguito un grande lavoro di squadra. Sul campo si è visto eccellente spettacolo e anche gli europei vi hanno contribuito in maniera sostanziale. E’ stata una grande Ryder Cup, di alto contenuto tecnico, combattuta e io sono stato certo di averla vinta solo quando abbiamo ottenuto il quindicesimo punto"

Ovviamente diverso l’umore di Darren Clarke: "Sono amareggiato, deluso, ma non potevo chiedere di più ai miei, Tutti si sono battuti al massimo delle loro possibilità, hanno fatto quanto avevo chiesto, ma la compagine di Davis Love III è stata impeccabile".

E’ rimasto costantemente dietro le quinte Tiger Woods, uno dei vice capitani USA, lui di solito primo attore: "Non è stato importante aver partecipato all’evento in maniera diversa dal mio solito - ha detto - ma ho fatto parte di una formazione che ha vinto. Non fa differenza giocare per il solo orgoglio in Ryder Cup oppure quando ci sono dei dollari in palio: in realtà si è sempre, in primo luogo, motivati dall’orgoglio. Il mio ruolo? Era quello di aiutare il team nel miglior modo possibile e spero di averlo fatto". Prossimo il suo ritorno alle gare.

Il pubblico - La Ryder Cup, è noto, cancella il fair play e l’etichetta che sono tra le bandiere del golf. Dunque tifo da stadio, giocatori disturbati mentre stavano per eseguire dei colpi, americani compresi, e qualche offesa. Il pubblico americano, come di consueto, si è dimostrato un po’ più "caldo", diciamo così, di quanto lo sia solitamente quello europeo.

Per come sono andate le cose in alcuni momenti, a qualcuno in sala stampa è venuta l’idea di chiedere come si comporteranno gli spettatori europei a Parigi. Alla domanda ha risposto Rory McIlroy, che ha subito le intemperanze forse più degli altri: "Non ci saranno ripercussioni nel prossimo incontro in Francia. Penseremo solo a giocare come lo faranno i nostri avversari. In campo noi giocatori di entrambi i team abbiamo tenuto una condotta esemplare. Dovrebbe essere così anche fuori delle corde, tuttavia pochi che si comportano male non possono rovinare una grande festa e vanno isolati".

SECONDA GIORNATA - Gli Stati Uniti hanno preso un vantaggio di tre punti (9,5-6,5) sull’Europa al termine di una seconda emozionante giornata di doppi nella 41ª Ryder Cup, sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. I continentali, affidati al nordirlandese Darren Clarke, con un parziale di 2,5-1,5 nei foursomes mattutini avevano ridotto a un solo punto il divario, rimontando pazientemente dal devastante 0-4 nei foursomes di partenza, passando attraverso il 3-1 nei successivi fourballs. Nel pomeriggio, però, gli statunitensi di Davis Love III hanno vinto tre match contro uno e si sono portati a soli cinque punti dal successo. Non può considerarsi un margine di assoluta sicurezza, perché proprio nell’ultima sfida giocata in casa, al Medinah CC in Illinois, gli americani, guidati dallo stesso Love III. non riuscirono a gestire un 10-6 subendo una clamorosa sconfitta, ma i miracoli non sono particolarmente frequenti.

Per la giornata finale i due capitani hanno seguito la stessa linea: in testa alle due liste i migliori con i primi sei match che promettono spettacolo e ed emozioni forti. In particolare il primo vedrà di fronte i due giocatori più in palla del lotto, Patrick Reed contro Rory McIlroy, ma non sarà male neanche Jordan Spieth-Henrik Stenson, Gli europei dovranno fare più punti possibili in questa fase, perché poi nella seconda parte della lista ci sono quasi tutti debuttanti e coloro che hanno convinto meno degli altri e forse, soprattutto lì, gli americani confidano di raccogliere con più facilità i cinque punti necessari, o quanti ancora ne mancheranno, per  cancellare, almeno parzialmente, le tre sconfitte di fila subite nelle tre edizioni precedenti della Ryder Cup.

La prima parte della seconda giornata aveva aperto belle prospettive alla selezione continentale, poi però si sono in parte richiuse, anche perché Darren Clarke ha lasciato qualche dubbio nella composizione delle coppie, come era accaduto in avvio di torneo. Ha confermato giustamente il duo Rory McIlroy/Thomas Pieters, con il debuttante belga capace di ottime cose supportato dall’esperienza del nordirlandese, e sono stati due punti contro Rickie Fowler/Phil Mickelson (4/2 nel foursome) e contro Brooks Koepka/Dustin Johnson (3/1 nel fourball), in un match di rara intensità. Nei foursome l’altro punto pieno era arrivato da Justin Rose e dal convincente debuttante di Chris Wood (1 up su Jimmy Walker/Zach Johnson), mentre Henrik Stenson/Matthew Fitzpatrick si erano arresi a Brandt Snedeker/Brooks Koepka (3/2). Fondamentale in tale frangente il mezzo punto ottenuto dagli spagnoli Sergio Garcia/Rafael Cabrera Bello rimontando da un 4 dowm dopo 12 buche contro Jordan Spieth/Patrick Reed, ossia la miglior coppia statunitense. Un gran recupero maturato in cinque buche spettacolari e mantenuto con i denti sull’ultima.

Ebbene per i fourballs Darren Clarke ha sciolto la coppia, reduce da due successi di fila, e ha messo insieme Garcia e Martin Kaymer. Poi ha rispolverato Lee Westwood per un improbabile duo con Danny Willett. Sono state due sconfitte, perché Garcia ha praticamente giocato da solo rendendo solo onorevole il rovescio contro Mickelson/Kuchar (2/1) e Westwood, dopo aver tenuto un bel po’, ha ceduto nel finale, dove anche Willett ci ha messo del suo, e ha sbagliato un putt di un metro per pareggiare in extremis contro J.B. Holmes/Ryan Moore (1 up). Un mezzo punto perso pesantissimo, perché avrebbe permesso agli europei (se conquistato) di andare ai singoli con due sole lunghezze da recuperare. Hanno ceduto anche Rose/Stenson per 2/1 contro Spieth/Reed. Si sono incontrati per la terza volta con bilancio favorevole agli americani per due vittorie a una, nell’occasione però non c’è stato nulla da fare contro un irresistibile Reed che ha messo a segno un eagle, con un colpo da circa 100 metri, e sei birdie e che ha veramente imbucato l’impossibile.

Le interviste - Patrick Reed ha spiegato così la sua performance, in un contesto di quattro prove tutte ad alto livello: "Ho potuto eseguire quei putt perché ho avuto un compagno di squadra che era sempre in grado di rimediare alla situazione e questo mi ha permesso di essere molto aggressivo. Noi dovevamo fare più birdie possibili e, arrivati i primi due e presa fiducia, praticamente i cancelli si sono aperti."

Davis Love III ha detto: "Abbiamo avuto una grande partenza ieri e un ottimo finale oggi e questo ha fatto la differenza nel punteggio. Le due squadre stanno giocando ad altissimo livello e ho assistito a più birdie di quanti ne abbia mai visti prima. Nel nostro gruppo sta avendo molta importanza il lavoro dei vice capitani, che sono a fianco dei ragazzi, così che ogni coppia ha la giusta assistenza". Poi, sicuramente memore di quanto avvenuto al Medinah CC, non si sbilanciato sul futuro.

Darren Clarke, dispiaciuto per la situazione, comunque ha sparso speranze:, "Sono molto deluso del risultato pomeridiano, ma entrambi i team hanno espresso un gioco di estrema qualità. Eravamo molto vicini ai nostri avversari e ora il distacco è importante. Abbiamo mancato alcuni putt decisivi e perso un paio di occasioni che potevano fare la differenza, ma questa è la Ryder Cup. Però l’Europa in passato ha operato una rimonta in condizioni peggiori: abbiamo un compito difficile, ma la mia squadra è in grado di svolgerlo".

Questi i dodici incontri di singolo: Rory McIlroy-Patrick Reed; Henrik Stenson-Jordan Spieth; Thomas Pieters- J.B. Holmes; Justin Rose-Rickie Fowler; Rafael Cabrera Bello-Jimmy Walker; Sergio Garcia-Phil Mickelson; Lee Westwodd-Ryan Moore; Andy Sullivan-Brandt Snedeker; Chris Wood-Dustin Johnson; Danny Willett-Brooks Koepka; Martin Kaymer-Matt Kuchar; Matthew Fitzpatrick-Zach Johnson.

Il pubblico -  Si sentito un po’ di tutto da parte del pubblico, come sempre accade in questi casi, e l’antisportività è regnata sovrana con gli applausi e le grida per gli errori degli avversari (su tutti e due i fronti), calpestando lo spirito del golf. Questo però è lo spirito della Ryder Cup, che sfugge a ogni più sano principio dell’etichetta e del fair play golfistico. Disturbati i giocatori e non solo gli europei. Spieth in un bunker è stato bloccato dalle grida di un esaltato, peraltro americano, nel silenzio generale. Si è lamentato con veemenza, poi ha proseguito, ma visibilmente infastidito e meno preciso di quanto avrebbe dovuto. Nel pomeriggio, mentre Stenson era sul punto di eseguire un putt molto delicato per il bridie alla buca 11, è stato fermato dalle urla di uno spettatore, rivoltosi a Rose che aveva già tirato. Molto sportivamente sono intervenuti gli stessi giocatori americani, Spieth e Reed, e i loro caddie, biasimando il comportamento. Però, poi, tornata la calma, Stenson ha sbagliato il colpo,

PRIMA GIORNATA - Gli Stati Uniti sono in vantaggio sull’Europa per 5-3 dopo la prima giornata della 41ª Ryder Cup sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. Il team affidato al nordirlandese Darren Clarke non poteva avere partenza peggiore (0-4 nei foursomes) e non poteva avere reazione migliore (parziale di 3-1 nei fourballs), cambiando atteggiamento e rimettendo in piedi un match, che stava prendendo una brutta piega. Era dal 1975 che non si registrava un 4-0 a danni dei continentali nella prima sessione di gioco (all’epoca la selezione era di Gran Bretagna & Irlanda) e, in questo, c’è stata anche qualche scelta non proprio indovinata di Clarke, per certi versi tradito da Lee Westwood e Martin Kaymer, due dei tre suoi giocatori gratificati con la wild card.

Nei fourballs, a parte il gran gioco europeo, c’è stato anche un calo di tensione statunitense, e forse fisico, nelle due coppie americane chiamate a disputare 36 buche, quelle formate da Jordan Spieth/Patrick Reed e da Dustin Johnson/Matt Kuchar. Al contrario gli europei hanno aumentato i giri con il passar del tempo e con l’avanzare della fatica. La dimostrazione nel duo Justin Rose/Henrik Stenson, oro e argento olimpico, per due volte a confronto con Spieth/Reed, prima travolti nel foursome (3/2) e poi travolgenti (5/4) nei fourball. E Rory McIlroy e Thomas Pieters, terza wild card, che non avevano giocato insieme al mattino, hanno comunque cambiato marcia nel pomeriggio contro l’altro duo impiegato due volte, ossia D. Johnson/Kuchar, prima quasi a spasso contro Westwood e lo stesso Pieters (5/4 nel foursome, ma con match chiuso sul 5 up in otto buche) e poi capaci solo di una reazione d’orgoglio, ma niente più, quando erano sull’orlo del baratro con un 4 down alla 13ª trasformato in un 3/2 per i continentali.

Nel 4-0 mattutino anche i successi americani di Phil Mickelson/Rickie Fowler, mix di esperienza e freschezza, in rimonta da un 2 up alla 14ª su McIlroy e un dignitoso Andy Sullivan, infilando tre buche in chiusura (1 up), e quello di Jimmy Walker/Zach Johnson,. Anche in questo caso recupero finale statunitense contro Sergio Garcia/Marin Kaymer con cinque buche consecutive a favore (4/2).

Grande impatto nei fourballs di Rafael Cabrera Bello, quanto mai brillante e che ha rivitalizzato Garcia. Questi aveva provato invano a tenere in piedi da solo il match con Walker/Z. Johnson, quando si è reso conto che Kaymer non collaborava. E anche nel fourball il tedesco ha dimostrato di non essere in palla trascinando a fondo Danny Willett. Per la verità ci hanno messo molto del loro Brandt Snedeker/Brooks Koepka, e in particolare il primo implacabile con il putter in mano (5/4).

Davis Love III, capitano statunitense, si attendeva forse un altro esito dai fourballs, ma ha guardato giustamente al risultato complessivo: "E’ stato un buon inizio. Sono orgoglioso dei miei giocatori. Anche nelle partite che abbiamo perso, sono stati in gara fino alle ultime battute. Hanno allungato alcuni match con decisione, e pazienza se poi sono stati persi lo stesso. E’ stato importante lo spirito con cui hanno lottato. Tutti hanno eseguito quello che avevo chiesto: tenere sempre sotto pressione gli avversari. Bisogna continuare così: ci sono ancora venti punti in ballo e può accadere di tutto".

Darren Clarke ha focalizzato l’attenzione su quanto accaduto nel pomeriggio: "La mia squadra non ha trovato il passo giusto nei foursome e gli americani ne hanno approfittato. Poi nei fourballs c’è stata la vera Europa, quella che sono onorato di guidare e che ha avuto la giusta reazione. Ha mostrato qualità, desiderio di rimontare e tanta grinta. Per i foursomes della seconda giornata ho apportato alcuni cambiamenti e mi attendo parecchio". Ha risposto con fair play, ma non ha molto gradito la domanda sul mancato impiego di Matthew Fitzpatrick e di Chris Wood. Per due  debuttanti, secondo alcuni, sarebbe stato meglio l’approccio in un fourball. "Li mando in campo nei foursomes  - ha spiegato - perché hanno le caratteristiche se servono in questo tipo di gara. Sono rimasti fuori il primo giorno e, per tale motivo, hanno una gran voglia di giocare e sono caricati al massimo".

Nei foursomes del mattino, strategie diverse dei due capitani. Davis Love III è andato sull’usato sicuro, nel senso che ha scelto tre coppie vincenti nelle prime due sessioni e con una sola gara disputata, quindi puntando anche su una possibile miglior brillantezza fisica (Mickelson/Fowler, Snedeker/Koepka, Walker/Z. Johnson) e ha confermato gli inamovibili Spieth/Reed.

Clarke è stato condizionato dalla necessità di far giocare Fitzpatrick (con Stenson) e Wood (con Rose) e ha messo fuori sia Kaymer che Westwood, sconfessando almeno per ora due delle sue wild card, mentre ha confermato McIlroy-Pieters e Garcia/Cabrera Bello.

Questi i match: Fowler/Mickelson-McIlroy/Pieters; Snedeker/Koepka-Stenson/Fitzpatrick; Walker/Z. Johnson-Rose/Wood; Spieth/Reed-Garcia/Cabrera Bello.

PROLOGO - Inizia sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota, la 41ª edizione della Ryder Cup (30-settembre-2 ottobre) la sfida tra l’Europa, che proverà a cogliere il quarto successo consecutivo, e gli Stati Uniti, che dovranno interrompere la serie negativa di tre rovesci, quasi a furor di popolo.

Si parte con l’assegnazione dei primi otto punti, quattro nei foursome del mattino e altrettanti nel fourballs del pomeriggio, in un clima che sarà sicuramente caldo e in condizioni che sembrano favorire gli americani. Il campo piuttosto difficile è più vicino alle loro caratteristiche; la squadra ha i dodici componenti entro i primi 31 del world ranking contro i sei degli  europei, con gli altri che sono tra i 42° e il 50° posto escluso Chris Wood (32°). Inoltre, i continentali hanno sei debuttanti, sia pure alcuni di lusso, che potrebbero pesare sul rendimento del team e il pubblico ha già comunicato a lanciare il grido di battaglia "U-S-A" da oltre un mese. Durante i quattro Playoffs che hanno assegnato la FedEx Cup, lo hanno intonato ogni volta che un giocatore statunitense si è trovato a competere contro uno europeo. Infine la grinta, la voglia di rivincita degli americani spinti dall’intera nazione e forse anche il bruciore, in particolare della sconfitta al Medinah GC (2012), il precedente match giocato in casa, quanto, capitano lo stesso Davis Love III, furono travolti nei singoli che avevano iniziato in vantaggio per 10-6.

Il capitano statunitense è rimasto soddisfatto dell’ultimo allenamento: "Ho cambiato gli orari di gioco per poter lavorare in serenità con meno pubblico, ma poi ci hanno trovati lo stesso. Tutti hanno mostrato massima concentrazione, hanno colpito bene la palla e si sono mossi in campo nel modo giusto. Merito loro, ma anche di tutto lo staff che li sta seguendo. Era l’ultimo allenamento vero, perché con la Cerimonia d’apertura e con gli obblighi verso i media si potrà fare poco alla vigilia". In sostanza grande fiducia, come ne aveva dimostrata il capitato europeo Darren Clarke il giorno prima.

Come era prevedibile nell’Upper Midland fa freddo e il percorso si presta molto a rendere arduo il compito europeo. Anche a dispetto delle dichiarazioni che spargono serenità, il clima di tensione è evidente. L’Europa aspira, come detto, al quarto successo di fila, e sarebbe un record perché non è mai andata oltre i tre. Probabilmente rimarrà inarrivabile la sequenza di 13 vittorie consecutive a stelle e strisce (1959-1993), ma era un’altra Ryder Cup. Nell’era "moderna" iniziata nel 1979 la massina sequenza è proprio di tre, ottenuta tre volte dall’Europa e una dagli USA.

Sul campo e attorno ad esso è prevedibile che etichetta e fair play saranno degli optional occasionali, ma è certo che non si ricorrerà più, come nel 1949 al Ganton GC in Inghilterra, al trucco dell’americano Ben Hogan, capitano costretto in quel momento su una sedia a rotelle convalescente dopo il pauroso incidente automobilistico che ne frenò la carriera. Con i suoi in svantaggio per 3-1 prese pretesto che le scanalature dei bastoni degli avversari erano irregolari e pretese che fossero esaminati in piena notte. Non fu trovato nulla di anormale, ma i padroni di casa si innervosirono a tal punto da favorire l’insperata rimonta statunitense (7-5). 

Le squadre - Gli Stati Uniti, guidati da Davis Love III, schierano: Dustin Johnson, Jordan Spieth, Phil Mickelson, Patrick Reed, Jimmy Walker, Brooks Koepka, Brandt Snedeker, Zach Johnson, Rickie Fowler, J.B. Holmes, Matt Kuchar e Ryan Moore, gli ultimi quattro beneficiari di una wild card.

 

Vice capitani Tiger Woods, Bubba Watson, Jim Furyk, Tom Lehman e Steve Stricker.

L’Europa, diretta dal nordirlandese Darren Clarke, di affida agli inglesi Danny Willett, campione Masters, Justin Rose, oro olimpico, Chris Wood, Andy Sullivan e Matthew Fitzpatrick, al nordirlandese Rory McIlroy, allo svedese Henrik Stenson, agli spagnoli Sergio Garcia e Rafael Cabrera Bello e ai tre scelti con wild card, il tedesco Martin Kaymer, l’inglese Lee Westwood e il belga Thomas Pieters, Vice capitani: Thomas Bjorn, Padraig Harrington, Paul Lawrie, Ian Poulter e Sam Torrance

La formula - Il torneo si svolge con formula match play. Nelle prime due giornate si disputano due sessioni di quattro incontri di doppio, foursome al mattino e fourballs nel pomeriggio, poi il gran finale con dodici singoli. Si assegna un punto per ogni match vinto e mezzo punto per la parità. In palio 28 punti. In caso di pareggio nel conto finale la Ryder Cup rimarrà all’Europa quale defender.

L’attuale formula è in vigore dal 1979, anno della svolta per la Ryder Cup. Poiché gli statunitensi esercitavano sulla selezione costituita solo da giocatori britannici una costante superiorità (18 vittorie e un pari da detentori contro tre sconfitte nelle prime 22 sfide) con un calo di interesse per la manifestazione da parte di sponsor, TV e spettatori, i responsabili europei decisero di aprire le porte anche ai giocatori del continente. Da quel momento le cose sono cambiate e il bilancio è di 10 vittorie e un pari da detentori per l’Europa contro sette successi USA.

L’album dei ricordi - La Ryder Cup, che nel 2022 è stata assegnata all’Italia e si disputerà a Roma sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club,  è nata ufficialmente nel 1927, ma ad ispirarla furono due incontri non ufficiali tra giocatori britannici e statunitensi, il primo nel 1921 a Gleneagles. Tra i partecipanti c’era l’americano Walter Hagen, uno dei più forti professionisti dell’epoca, che rimase affascinato dall’evento e fece in modo che si ripetesse nel 1926 a Wentworth, la settimana prima dell’Open Championship. Nel team britannico, che s’impose come a Gleneagles, c’era Abe Mitchell, maestro del ricco commerciante Samuel Ryder, il quale lo sosteneva nella sua attività. Il fatto più importante accadde alla fine del match, in club house, quando Walter Hagen si incontrò con Ryder e Mitchell. Dopo una lunga discussione e analizzato ogni dettaglio, fu varata la sfida. Decisiva la promessa di Samuel Ryder: avrebbe messo in palio un trofeo in oro massiccio. Qualcuno si chiederà quale sia stata l’importanza del ruolo svolto da Mitchell, a parte i consigli dati nell’occasione, essendo il suo nome rimasto legato a filo doppio alla Ryder Cup. Nella coppa dalle linee piuttosto sobrie che Ryder fece approntare, sul coperchio c’è un golfista per la cui realizzazione ci si ispirò allo stance di Mitchell, il quale fu molto fiero della scelta. Il trofeo costò 250 sterline dell’epoca.

Diretta su Sky - Quasi trenta ore di diretta su Sky per la Ryder Cup, con collegamenti dal campo di gara, con lo Studio Ryder Cup ipertecnologico condotto da Alessandro Bonan, dove vi saranno diversi ospiti tra i quali Matteo Manassero, e con aggiornamenti su Sky Sport 24 HD 24 con Francesca Piantanida. Tutto in esclusiva e in alta definizione. Questi gli orari:

giovedì 29 settembre: dalle ore 23 alle ore 24, Cerimonia d’Apertura (Sky Sport 2 HD); venerdì 30: prima giornata dalle ore 14,30 alle ore 1,30 (Sky Sport 2 HD e Sky Sport Mix HD); sabato 1 ottobre: seconda giornata, dalle ore 14,30 alle ore 1,30 (Sky Sport 2 HD); domenica 2 ottobre: terza giornata, dalle ore 18 alle ore 24 e Cerimonia di chiusura dalle ore 0,15 alle ore 0,30. (Sky Sport 2 HD).

Le dirette saranno precedute di 30 minuti da Studio Ryder Cup, che andrà in onda anche domenica 2 ottobre dalle ore 0,00 alle ore 0,15. Commento di Silvio Grappasonni, Nicola Pomponi, Roberto Zappa, Massimo Scarpa e di Donato Di Ponziano

 

 

 

 

 

Dustin Johnson (265 - 67 63 68 67, -23) ha vinto il BMW Championship, terzo dei quattro tornei di Playoffs, ed è passato al comando della FedEx Cup. Sul percorso del Crooked Stick GC, a Carmel nell’Indiana, Johnson ha superato l’inglese Paul Casey (268, -20) e Roberto Castro (271, -17), che sono stati gli unici a tentare di contrastarlo. A ben undici colpi Ryan Palmer, Matt Kuchar, J.B. Holmes, il sudafricano Charl Schwartzel e l’australiano Adam Scott (276, -12) e a dodici Jordan Spieth, nono con 277 (-11). Al 13° posto con 279 (-9) Patrick Reed, leader FedEx prima di questo evento, al 17° con 280 (-8) il sudafricano Louis Oosthuizen, al 24° con 282 (-6) Phil Mickelson e l’inglese Justin Rose, al 39° con 284 (-4) l’altro inglese Luke Donald, al 42° con 285 (-3) Zach Johnson e i nordirlandesi Rory McIlroy e Graeme McDowell, al 47° con 286 (-2) lo spagnolo Sergio Garcia e al 59° con 289 (+1) Rickie Fowler. Nel quarto giro si è ritirato l’australiano Jason Day, numero uno mondiale, per un problema alla schiena.

Sono partiti 69 dei 70 aventi diritto, ma al termine della gara solo i primi 30 in FedEx sono stati ammessi al Tour Championship (22-25 settembre), che chiuderà i Playoffs e il PGA Tour statunitense 2015/2016. Dopo il BMW Championship i punti FedEx sono stati resettati. E’ rimasto ovviamente lo stesso ordine di graduatoria, ma per la volata finale Dustin Johnson partirà con 2.000 punti (ne aveva assommati 5.189), seguito da Patrick Reed (p. 1.800), Adam Scott (p.1.600), Jason Day (p. 1.440). Paul Casey (p. 1.280), Rory McIlroy (p. 1.120) e da Jordan Spieth (p. 960). Con punteggi minori Phil Mickelson, 13° con 352, Bubba Watson, 24° con 216, e Charl Schwartzel, 30° con 168. Al vincitore dell’ultima prova andranno 2.000 punti e al secondo 1.200, pertanto i primi cinque in classifica con un successo avranno la certezza di vincere i 10.000.000 di dollari. Il reset concede peraltro a tutti e 30 i finalisti la possibilità di conquistare il jackpot, ma per gli ultimi con una serie di combinazioni piuttosto difficili dal verificarsi. Sono comunque appetibili anche i premi che spetteranno ai piazzati della FedEx Cup: tre milioni di dollari al secondo, due al terzo, 1,5 al quarto e uno al quinto.

Il salto fino al quarto posto di Charl Schwartzel, con un 64 (-8), oltre ad averlo qualificato ha messo fuori gioco Rickie Fowler (31°). Sono usciti, tra gli altri, Sergio Garcia, Henrik Stenson, che non ha partecipato a questo torneo autoeliminandosi, Louis Oosthuizen, Graeme McDowell, Justin Rose, Zach Johnson e Luke Donald.

A Dustin Johnson, 32enne di Columbia (South Carolina) il terzo titolo stagionale (un major compreso, US Open) e il 12° in carriera ha fruttato un assegno di 1.530.000 dollari su un montepremi di 8.500.000 dollari.

Matteo Delpodio ha ottenuto un bel quarto posto con 285 colpi (73 72 67 73, -3) nel Volopa Irish Challenge (Challenge Tour) disputato sul percorso del Mount Wolseley Hotel Spa&GC (par 72) a Carlow in Irlanda, dove Andrea Maestroni si è classificato 27° con 290 (71 74 74 71, +2).

Ha vinto con 278 (72 70 66 70, -10) il tedesco Bernd Ritthammer con cinque colpi di margine sugli inglesi Marcus Armitage e Sam Walker (283, -5), mentre Delpodio è stato affiancato dal danese Martin Ovesen e dagli svedesi Steven Jeppesen e Anton Karlsson.

Bernd Ritthammer, 29enne di Monaco di Baviera, ha colto il secondo titolo stagionale e in carriera con un 70 (-2) a chiudere dovuto a quattro birdie e a due bogey e ha intascato un assegno di 28.800 euro su un montepremi di 180.000 euro. Per  Matteo Delpodio 73 (+1) colpi con due birdie e tre bogey e per Andrea Maestroni 71 (-1) con tre birdie e due bogey.

Non hanno superato il taglio, caduto a 148 (+4), Lorenzo Gagli, 71° con 150 (69 81, +6), Federico Colombo, 122° con 155 (72 83), Andrea Pavan (77 79) e Marco Crespi (71 85), 131.i con 156 (+12), Leonardo Motta, 135° con 157 (75 82, +13), Andrea Perrino, 139° con 159 (74 85, +15), e Filippo Bergamaschi, 144° con 153 (80 83, +19).

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LET: in Germania brilla In-Kyung Kim

La coreana In-Kyung Kim (271 - 67 70 71 63, -17) ha superato nell’ultimo giro la spagnola Belen Mozo (276, -12) e ha vinto con largo margine l’ISPS Handa European Masters (Ladies European Tour) al GC Hubbelrath (par 72) di Düsseldorf in Germania.

In terza posizione con 277 (-11) la svedese Camilla Lennarth e la tedesca Sandra Gal, in quinta con 278 (-10) la sudafricana Lee-Anne Pace, e in sesta con 279 (-9) la statunitense Beth Allen e la finlandese Ursula Wikstrom.

In-Kyung Kim, 28enne che gioca nel LPGA Tour statunitense, ha condotto il giro finale in 63 (-9) colpi con nove birdie. Ha ottenuto la seconda vittoria nel LET,  in tre apparizioni a iniziare dal 2014, che le ha fruttato 75.000 euro su un montepremi di 500.000 euro.

Sono uscite al taglio, caduto a 148 (+4), le cinque italiane in campo: Stefania Croce, 66ª con 149 (72 77, +5), Giulia Sergas, che ha lasciato il LPGA Tour per proseguire la carriera nel LET, e Veronica Zorzi, tornata in campo dopo molti mesi, entrambe 87.e con 151 (+7) e gli stessi parziali (76 75), Sophie Sandolo, 120ª con 154 (75 79, +10) e Diana Luna, 126ª con 156 (79 77, +12).

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Eurotour: Joost Luiten profeta in patria

L’olandese Joost Luiten (265 - 69 64 69 63, -19) si è imposto con una gran volata finale in 63 (-8) colpi, miglior score di giornata, nell’Open di casa, il KLM Open, al The Dutch (par 71) di Spijk. Ha ceduto Nino Bertasio, protagonista per tre giri e 24° al termine con 277 (66 67 67 77, -7). Al 34° posto Edoardo Molinari con (279 - 75 65 70 69, -5), al 45° Matteo Manassero con 280 (67 70 72 71, -4) e al 68° Francesco Laporta con 285 (71 69 74 71, +1).

Luiten, iscritto al 73° Open d’Italia (GC Milano, 15-18 settembre), ha ottenuto il quinto titolo nel circuito, il secondo in questa gara, superando l’austriaco Bernd Wiesberger (268, -16) e il coreano Byeong Hun An (271, -13), altro protagonista a Milano. In quarta posizione con 272 (-12) l’australiano Scott Hend, leader dopo 54 buche, lo spagnolo Alejandro Cañizares e gli inglesi David Horsey e Ben Evans. In 20ª con 276 (-8) l’iberico Pablo Larrazabal e in 24ª con 277 (-7) il belga Nicolas Colsaerts.

Joost Luiten, 30enne di Bleiswijk, ha fatto il profeta in patria con dieci birdie, contro due bogey. Nino Bertasio, in giornata negativa, ha assommato 77 (+6) colpi con un birdie, tre bogey e due doppi bogey. Per Edoardo Molinari un parziale di 69 (-2) con quattro birdie e due bogey e 71 del par per Matteo Manassero, con quattro birdie e quattro bogey, e per Francesco Laporta con tre birdie e tre bogey.

Sono usciti al taglio Renato Paratore, 73° con 142 (par), e Nicolò Ravano, 103° con 144 (+2). Per Luiten un assegno di 300.000 euro su un montepremi di 1.800.000 euro.

Federico Maccario (277 - 74 66 66 71, -11), ha vinto il Citadelle Trophy International - Preisch (Alps Tour) al Golf Chateau de Preisch (par 72) di Basse-Rentgen in Francia. Il 22enne azzurro ha ottenuto il secondo titolo nel circuito superando con un par alla seconda buca di spareggio Niccolò Quintarelli  (69 69 68 71) e il francese Alexandre Daydou (73 66 69 69) con i quali aveva terminato alla pari la gara.

E’ stato un dominio degli italiani, al proscenio per tutto il torneo,  con il quarto posto di Enrico Di Nitto (278 - 68 71 72 67,  -10), affiancato dall’inglese Matt Wallace, cinque successi  quest’anno e leader della money list, e con il sesto di Alessandro Grammatica (280 - 72 68 72 68, -8).

A una buca dal termine Maccario e Quintarelli avevano un colpo di vantaggio sul francese, ma entrambi hanno segnato un bogey ed è stato playoff a tre. Quintarelli è uscito alla prima buca con un bogey e Daydou ha alzato bandiera bianca alla seconda quando ha mandato una palla in acqua. Per Maccario 71 (-1) conclusivo con un eagle, tre birdie e quattro bogey, stesso score con cinque birdie e quattro bogey per Quintarelli, secondo anche nel precedente Castello Tolcinasco Open, e parziale di 69 (-3) con sei birdie e tre bogey per Daydou.

E’ stato il terzo successo stagionale azzurro nel tour, dopo i due di Stefano Pitoni, per il quale Maccario  ha ricevuto un assegno di 6.960 euro su un montepremi di 48.000 euro.

 

Sono andati a premio anche Joon Kim, 15° con 282 (72 72 68 70, -6), Lorenzo Scotto (71 70 74 69) e Cesare Turchi (74 70 67 73), 20.i con 284 (-4), Gregory Molteni, 27° con 286 (75 69 74 68, -2), e Lorenzo Magini, 31° con 287 (69 73 74 72, -1)

Non hanno superato il taglio: Guglielmo Bravetti, Michele Ortolani e Aron Zemmer, 45.i con 145 (+1), Nunzio Lombardi, Corrado De Stefani e Alberto Campanile, 55.i con 146 (+2), Stefano Pitoni, 64° con 147 (+3), Federico Ranelletti, 84° con 150 (+6), Valerio Pelliccia, 93° con 152 (81 71, +8), Leonardo Sbarigia, 108° con 156 (+12), e Alberto Fisco, 116° con 159 (81 78, +15).

 

 

 

 

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LPGA: Ciganda al playoff su Lee

La spagnola Carlota Ciganda (278 - 69 70 69 70, -10) ha ottenuto il primo titolo nel LPGA Tour imponendosi nel KEB Hana Bank Championship, disputato allo Sky 72 Golf Club (Ocean Course, par 72) a Incheon nella Corea del Sud. Ha battuto con un birdie alla prima buca di spareggio Alison Lee (278 - 65 70 68 75) con la quale aveva chiuso alla pari le 72 buche regolamentari.

Al terzo posto con 280 (-8) la cinese Shanshan Feng e la coreana Min-Sun Kim e al quinto con 281 (-7) Brittany Lang e l’altra coreana Mi Jung Hur. Ha rimontato nel finale la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due mondiale, da 32ª a 13ª con 284 (-4) alla pari con Lexi Thompson, e prestazione da dimenticare per la neozelandese Lydia Ko, numero uno del Rolex ranking, 51ª con 291 (+3), e per la canadese Brooke M. Henderson, 56ª con 293 (+5).

Carlota Ciganda, che all’inizio del giro rendeva cinque colpi alla leader Alison Lee, ne ha assommati cinque di vantaggio alla decima buca dopo sei birdie contro quattro bogey dell’avversaria. Poi è subentrata la paura di vincere e l’iberica ha favorito la rimonta dalla Lee con un doppio bogey e due bogey. L’americana l’ha raggiunta con due birdie contro un bogey, ma poi ha ceduto nello spareggio. La Ciganda, in precedenza, aveva perso i due playoff per il titolo a cui aveva partecipato. L’impresa le ha fruttato 300.000 dollari su un montepremi di 2.000.000 di dollari.

 

TERZO GIRO - Alison Lee (203 - 65 70 68, -13) si è ripresa la leadership, operando il contro sorpasso ai danni di Brittany Lang (206 - 69 65 72, -10) nel KEB Hana Bank Championship, uno dei tornei finali a invito del LPGA Tour che si sta disputando allo Sky 72 Golf Club (Ocean Course, par 72) a Incheon nella Corea del Sud.

Proveranno a insidiare la Lee  anche la coreana In-Kyung Kim, terza con 207 (-9) la spagnola Carlota Ciganda, quarta con 208 (-8), e il terzetto al quinto posto con 209 (-7) formato da Cristie Kerr, dalla taiwanese Candie Kung e dalla coreana Min-Sun Kim. Ha rimontato, ma tardivamente, la cinese Shanshan Feng, ottava con 210 (-6), è rimasta sostanzialmente stabile Lexi Thompson, 11ª con 211 (-5), e non hanno più nulla da chiedere alla gara la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due mondiale, 32ª con 215 (-1), Lydia Ko, numero uno, 45ª con 217 (+1), e la canadese Brooke M. Henderson, 60ª con 221 (+5). Il montepremi è di 2.000.000 di dollari.

SECONDO GIRO - Brittany Lang (134 - 69 65, -10) ha rilevato Alison Lee (134 - 65 70, -9) in vetta alla classifica del KEB Hana Bank Championship, uno dei tornei finali a invito del LPGA Tour che si sta disputando allo Sky 72 Golf Club (Ocean Course, par 72) a Incheon nella Corea del Sud.

In terza posizione con 137 (-7) Cristie Kerr, da tempo assente dall’alta graduatoria, e la coreana Sung Hyun Park e in quinta con 138 (-6) la francese Karine Icher e la coreana In-Kyung Kim. Hanno recuperato qualcosa Lexi Thompson, settima con 139 (-5), e la cinese Shanshan Feng, 18ª con 142 (-2), mentre non decollano la canadese Brooke M. Henderson, 24ª con 143 (-1), la neozelandese Lydia Ko, nymero uno mondiale, 33ª con 144 (par) e la thailandese Ariya Jutanugarn, 47ª con 146 (+2). Il montepremi è di 2.000.000 di dollari.

PRIMO GIO - Alison Lee è al comando con 65 (-7) colpi nel KEB Hana Bank Championship, uno dei tornei finali a invito del LPGA Tour che si sta disputando allo Sky 72 Golf Club (Ocean Course, par 72) a Incheon nella Corea del Sud.

Ha preso un buon vantaggio di tre colpi su Lizette Salas, sulla svedese Anna Nordqvist, sulle coreane Jeong Min Cho e In-Kyung Kim e sulla francese Karine Icher. Al settimo posto con 69 (-3) Brittany Lang, la giapponese Haru Nomura. l’australiana Minjee Lee, la coreana Eun-Hee Ji e la spagnola Carlota Ciganda.

Poco dietro Lexi Thompson e la canadese Brooke M. Henderson, 12.e con 70 (-2), la coreana Na Yeon Choi e la norvegese Suzann Pettersen, 17.e con 71 (-1). In ritardo la thailandese Ariya Jutanugarn, numero due mondiale, 43ª con 73 (+1), e la neozelandese Lydia Ko, 63ª con 75 (+3). Il montepremi è di 2.000.000 di dollari. La classifica

 

 

 

 

 

 

 

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Primo piano

  • Il ritorno al successo
    di Paratore: “Bisogna
    crederci, sempre”
    Il ritorno al successo di Paratore: “Bisogna crederci, sempre” 14/04/2025

    Dai successi alle difficoltà e ritorno. Dopo anni di purgatorio Renato Paratore ha ritrovato la vittoria. Negli Emirati Arabi Uniti ha dominato l’UAE Challenge, evento dell’HotelPlanner Tour, tornando a festeggiare una impresa a distanza di 1.723 giorni dall’ultima volta (British Masters sul DP World Tour nel luglio 2020). “Sono davvero felice. È stato un exploit importante perché non riuscivo ad affermarmi da molto tempo. Ho avuto dei dubbi e mi sono chiesto: ‘Ma riuscirò a tornare a vincere’? Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. E adesso, l’obiettivo del 2025, è quello di riconquistare la ‘carta’ per il massimo circuito continentale”, spiega Paratore in una intervista a cuore aperto sui canali federali. È la storia di un predestinato, quella di Paratore. Nato il 14 dicembre del 1996 a Roma, da dilettante ha conquistato prima lo Junior Orange Bowl nel 2013 a Miami (Usa), poi, nel 2014, il Portuguese International Amateur Championship a Palmela.

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Golf Story

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    I "tre moschettieri" e il super maestro del golf italiano 15/04/2021

    Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925  che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano. 

    Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open.  La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta

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