Il Golf Club Cervino (par 69) di Cervinia ha ospitato i Campionati Nazionali Pulcini e Pulcine, che sono stati vinti rispettivamente da Giovanni Bernardi e Matilde Andreozzi. Su uno dei percorsi più alti d’Europa (a quota 2.050 metri sopra il livello del mare), si è disputata sia la gara maschile che quella femminile. Nella prima, il classe 2008 tesserato per il Golf Club Monticello si è imposto con un totale di 204 (64 70 70, -3) colpi davanti a Simone Cavaliere, secondo con 207 (69 71 67, par). In terza posizione Andrea Birolini con 209 (74 67 68, +2).
Nella competizione in rosa, la 14enne tesserata per il Royal Park I Roveri ha conquistato il titolo con uno score di 207 (68 64 75, par), precedendo Giulietta Bertero, seconda con 209 (69 68 72, +2). Guia Vittoria Acutis si è piazzata al terzo posto con 212 (72 72 68, +5).
Grazie al loro exploit, Matilde Andreozzi e Giovanni Bernardi hanno iscritto il proprio nome nell’albo d’oro al fianco, tra gli altri, di grandi campioni del golf tricolore (Stefania Croce, Silvia Cavalleri, Roberta Liti, Guido Migliozzi, Matteo Manassero e Andrea Pavan), succedendo nell’albo d’oro a Giorgia Scortichini e Bruno Frontero, vincitori nel 2021.
LA VIGILIA - I Campionati Nazionali Pulcini e Pulcine tornano, dopo tre anni, al Golf Club Cervino di Cervinia, uno dei percorsi più alti d’Europa a 2.050 metri sul livello del mare. Saranno in gara, dal 13 al 15 luglio, 144 concorrenti - 92 ragazzi e 52 ragazze - nati dal 1 gennaio 2008 in poi, che si confronteranno sulla distanza di 54 buche stroke play, 18 al giorno, con taglio dopo 36, che lascerà in gara i primi 54 classificati nel torneo maschile e le prime 30 in quello femminile, oltre ai pari merito con l’ultimo punteggio di qualifica.
Lo scorso anno si imposero Bruno Frontero, salito di categoria e che questa settimana partecipa in maglia azzurra al McGregor Trophy in Inghilterra, e Giorgia Scortichini, che invece difenderà il titolo.
In passato hanno firmato l’albo d’oro, tra gli altri, Guido Migliozzi, Matteo Manassero, Andrea Pavan, Massimo Scarpa, mentre si sono passati il titolo da padre in figlio Massimo Florioli (1985) e Marco Florioli (2019 proprio al GC Cervino). In campo femminile ricordiamo Stefania Croce, Silvia Cavalleri, Federica Piovano, Veronica Zorzi e Roberta Liti.
L’olandese Vince Van Veen ha vinto con 198 (-15) colpi il Fred Olsen Alps de La Gomera (Alps Tour) superando al playoff il dilettante francese Julien Sale con cui aveva terminato alla pari la gara dove Stefano Mazzoli, ottavo con 201 (67 65 69, -12), e stato il migliore tra gli italiani.
Sul percorso del Tecina Golf La Gomera (par 71), nell’arcipelago spagnolo delle Canarie, Van Veen (66 67 65), 26 anni, con un 65 (-6) nato da otto birdie, di cui quattro di fila decisivi nel finale, e due bogey, ha agganciato in extremis Sale (66 68 64), 24 anni, già da tempo leader in club house dopo una rimonta con un 64 (-7, sette birdie), poi ha avuto la meglio alla prima buca supplementare.
Per Van Veen, due piazzamenti tra i dieci in stagione, è stato il primo successo sul circuito per il quale ha ricevuto un assegno di 5.800 euro su un montepremi di 40.000 euro. Per Sale, che ha difeso i colori francesi nel recente Campionato Europeo a squadre insieme a Tom Vaillant, è il quarto secondo posto nel 2022, per un totale di nove top ten in tredici tornei disputati. Il transalpino è salito al secondo posto nell’ordine di merito (28.825 punti) alle spalle di Gregorio De Leo (p. 30.501). Mazzoli è sesto con p. 19.807 e Van Veen, ottavo (da 15°) con p. 18.669.
Sono rimasti fuori dallo spareggio per un colpo, terzi con 199 (-14), il portoghese Tomas Guimaraes Bessa, l’altro dilettante transalpino Tom Vaillant e l’olandese Lars Keunen, che ha gettato al vento una possibile vittoria nelle ultime buche dopo essere stato a lungo in vetta. In sesta posizione con 200 (-13) l’irlandese Jonathan Yates e lo svizzero Daniel Gurtner, mentre lo spagnolo Mario Galiano Aguilar ha affiancato Mazzoli.
Buona prova anche di Giacomo Fortini, 13° con 203 (-10), e di Davide Buchi, 16° con 204 (-9), seguiti in classifica da Michele Ortolani e Cristiano Terragni, 23.i con 206 (-7), e da Andrea Saracino, 27° con 207 (-6). Più indietro Gianmaria Rean Trinchero, 34° con 210 (-3), Ludovico Addabbo, 38° con 212 (-1), Jacopo Albertoni, 40° con 213 (par), Lorenzo Castelli, 47° con 216 (+3), e Riccardo Bregoli, 49° con 220 (+7).
LA VIGILIA - L’Alps Tour resta in Spagna, ma si trasferisce sull’isola di La Gomera, nell’arcipelago delle Canarie, dove al Tecina Golf La Gomera è in programma dal 14 al 16 luglio il Fred Olsen Alps de La Gomera.
Non molti i concorrenti, soltanto 81 in rappresentanza di undici nazioni, ma fanno comunque un field di qualità con otto tra i primi dieci dell’ordine di merito e dieci vincitori stagionali. Saranno quattordici gli italiani in gara con Stefano Mazzoli (suo l’Ein Bay Open), numero 5 del ranking che ha una buona occasione per migliorare la posizione, mentre Gregorio De Leo, leader della money list, si è concesso un turno di riposo dopo il successo nel precedente Open de Las Castillas. Al via, tra gli altri, Giacomo Fortini e Andrea Saracino, terzo e nono alle spalle di De Leo a Soria.
Oltre al numero uno, nella top ten dell’ordine di merito mancherà anche il numero 10, il francese Pierre Pineau. Ci saranno, insieme a Mazzoli, i dilettanti francesi, che rientrano dopo aver disputato il Campionato Europeo a squadre, Julien Sale (n. 3) e Tom Vaillant, numero 2 e due titoli, e altri vincitori nel 2022 quali gli olandesi Koen Kouvenaar (n. 4) e Davey Porsius (n. 9), lo svizzero Mathias Eggenberger (n. 6), l’irlandese Gary Hurley (n. 7) e il portoghese Tomas Guimaraes Bessa (n. 8).
Non figurano tra i top dieci, ma si sono imposti pure loro quest’anno e prenderanno il via, i transalpini Oihan Guillamoundeguy e Adrien Pendaries e lo spagnolo Manuel Morugan. Il montepremi è di 40.000 euro dei quali 5.800 euro andranno al vincitore.
ennifer Kupcho e Lizette Salas hanno dominato nel Dow Great Lakes Bay Invitational, unica gara a coppie del LPGA Tour. Sul percorso del Midland Country Club (par 70), a Midland nel Michigan, hanno concluso con 254 (68 61 64 61, -26) colpi, cinque di vantaggio sulla malese Kelly Tan e sulla finlandese Matilda Castren, seconde con 259 (-21), e sei su Stacy Lewis e sulla messicana Maria Fassi, terze con 260 (-20).
Le due vincitrici hanno scelto di giocare insieme dopo l’esperienza fatta alla Solheim Cup 2021, in cui nei doppi hanno disputato tre gare, vincendone due e pareggiandone una senza, però, poter evitare il successo del Team Europe (15-13). Jennifer Kupcho, 25enne di Littleton (Colorado), ha portato a tre i titoli (comprensivi di un major) in stagione e in carriera, e Lizette Salas, 32enne di Azusa (California), ha ottenuto il secondo successo dopo in primo nel 2014 (Kingsmill Championship) e in cinque occasioni ha difeso i colori statunitensi nella Solheim Cup.
Al quarto posto con 261 (-19) Cheyenne Knight/Elizabeth Szokol e la coreana Haeji Kang e Tiffany Chan di Hong Kong, al sesto con 262 (-18) le coreane Narin An e Hye-Jin Choi e la francese Pauline Roussin (che nel secondo round ha realizzato una “hole in one”) e l’olandese Dewi Weber. Solo all’ottavo con 263 (-17) le sorelle Nelly, numero tre mondiale, e Jessica Korda.
Al torneo, in cui si è giocato nel primo e nel terzo giro con formula foursome e nel secondo e nel quarto con formula fourball, hanno partecipato due icone del golf femminile, la svedese Annika Sorenstam, dominatrice della scena mondiale dalla fine degli anni Novanta al 2008, quando ha lasciatolo sport agonistico, e l’australiana Karrie Webb, l’unica in grado di contrastarla e batterla in più di un’occasione in quel lungo periodo. E’ andata meglio quest’ultima, che in coppia con Marina Alex, è giunta 15ª con 265 (-15), mentre la Sorenstam, insieme alla connazionale Madelene Sagstrom, si è classificata 28ª con 269 (-11).
Non hanno superato il taglio Giulia Molinaro e la spagnola Luna Sobron Galmes, 51.e con 138 (73 65, -2). Stessa sorte per le sorelle thailandesi Ariya e Moriya Jutanugarn, 45.e con 137 (-3), che difendevano il titolo.
TERZO GIRO - Jennifer Kupcho/Lizette Salas sono le nuove leader con 193 (68 61 64, -17) colpi nel Dow Great Lakes Bay Invitational, unica gara a coppie del LPGA Tour, che si sta svolgendo sul percorso del Midland Country Club (par 70), a Midland nel Michigan. Dopo il terzo round disputato con formula foursome, come il primo (nel quarto si giocherà con formula fourballs come nel secondo) sono in seconda posizione con 197 (-13) la finlandese Matilda Castren e la malese Kelly Tan.
Al terzo posto con 199 (-11) Tiffany Chan di Hong Kong e la coreana Haeji Kang e la francese Pauline Roussin e l’olandese Dewi Weber. coppia in vetta dopo due turni. In quinta posizione con 200 (-10), probabilmente troppo lontane dalla vetta per competere per il titolo, Cheyenne Knight/Elizabeth Szokol, Yealimi Noh e la coreana A Lim Kim e Marina Alex e l’australiana Karrie Web, quest’ultima grande campionessa e unica in grado di rendere la vita difficile alla svedese Annika Sorenstam, indiscussa dominatrice del golf mondiale tra la fine degli anni 90 e il 2008, quando si è ritirata. La Sorenstam, che gioca insieme alla connazionale Madelene Sagstrom, occupa la 18ª piazza con 203 (-7) dopo essere stata in vetta nel giro iniziale. Stesso score per le sorelle Nelly e Jessica Korda.
Sono uscite al taglio Giulia Molinaro e la spagnola Luna Sobron Galmes, 51.e con 138 (73 65, -2). Il montepremi è di 2.500.000 dollari.
SECONDO GIRO - La francese Pauline Roussin, che ha realizzato una “hole in one” alla buca 7 par 3, e l’olandese Dewi Weber sono rimaste da sole al comando con 126 (-14) colpi nel Dow Great Lakes Bay Invitational, unica gara a coppie del LPGA Tour. Sul percorso del Midland Country Club (par 70), a Midland nel Michigan, dopo il secondo giro disputato con formula fourballs (il primo foursome), sono uscite al taglio Giulia Molinaro e la spagnola Luna Sobron Galmes, 51.e con 138 (73 65, -2).
Sono risalite dal settimo al secondo posto con 129 (-11) Jennifer Kupcho/Lizette Salas e occupano la terza piazza con 130 (-10) la malese Kelly Tan e la finlandese Matilda Castren, l’australiana Sarah Kemp e la canadese Alena Sharp, la coreana Haeji Kang e Tiffany Chan di Hong Kong, le thailandesi Pornanong Phatlun e Pavarisa Yoktuan, l’inglese Jordi Ewart Shadoff e l’americana Emma Talley.
Si trovano al nono posto con 131 (-9) due icone del golf mondiale, la svedese Annika Sorenstam, che gioca con la connazionale Madelene Sagstrom, scesa dal primo, e l’australiana Karrie Webb, in coppia con Marina Alex, risalita dal 12°. La Sorentam, regina incontrastata per oltre un decennio e fino al 2008 quando ha lasciato le scene agonistiche, e la Webb, l’unica che sia stata in grado di contrastarla, anche lei ormai molto poco sui campi, hanno ancora offerto un saggio della loro immensa classe, dando nel round un contributo superiore a quello delle loro compagne.
Possono ancora recuperare, nei due prossimi giri rispettivamente con formula foursome e fourballs, le sorelle Nelly e Jessica Korda, 12.e con 132 (-8), mentre si è risolta in un fianco la difesa del titolo delle sorelle thailandesi Ariya e Moriya Jutanugarn, 45.e con 137 (-3), e fuori dall’evento. Il montepremi è di 2.500.000 dollari.
PRIMO GIRO - Trovare la svedese Annika Sorenstam, per oltre dieci anni dominatrice della scena mondiale, poi ritiratasi nel 2008 e ora in campo per divertimento, in vetta alla classifica di un torneo del LPGA Tour fa un certo effetto, magari tra la sorpresa e il nostalgico. E’ solo il primo giro del Dow Great Lakes Bay Invitational, l’unica gara a coppie del circuito, e tutto può cambiare, ma intanto Annika Sorenstam e la connazionale Madelene Sagstrom sono al vertice con 65 (-5, sei birdie, un bogey) colpi, dopo il turno foursome, con un 65 colpi (-5, sei birdie, un bogey) alla pari con la francese Pauline Roussin e l’olandese Dewi Weber (cinque birdie, senza bogey).
Sul percorso del Midland Country Club (par 70), a Midland nel Michigan, non sono state molto brillanti Giulia Molinaro e la spagnola Luna Sobron Galmes, solo 53.e con 73 (+3) dopo tre birdie, due bogey e due doppi bogey.
Al terzo posto con 66 (-4) le thailandesi Pornanong Phatlun e Pavarisa Yoktuan, Emma Talley e l’inglese Jordi Ewart Shadoff e Jillian Hollis e Lauren Stephenson e al 12° con 69 (-1)le sorelle Nelly e Jessica Korda e l’altra campionessa australiana Karrie Webb, anche lei in campo per divertimento e unica che sia riuscita a contrastare la Sorenstam nei suoi momenti migliori, la quale gioca in coppia con Marina Alex. Difficile che possano confermare il titolo le sorelle thailandesi Ariya e Moriya Jutanugarn, che hanno lo stesso score di Molinaro/Sobron Galmes. Il montepremi complessivo è di 2.500.000 dollari.
LA VIGILIA - E’ l’unica gara a coppie nel calendario del LPGA Tour. Il Dow Great Lakes Bay Invitational si gioca dal 13 al 16 luglio al Midland Country Club di Midland, nel Michigan, dove sarà presente Giulia Molinaro che farà squadra con la spagnola Luna Sobron Galmes.
E’ un evento un po’ particolare, che si svolge con formula foursome nel primo e nel terzo giro e con la fourballs nel secondo e nel quarto, dove la tensione non tocca mai i massimi livelli, ma in cui le partecipanti non ancora qualificate non dimenticano che hanno praticamente l’ultima opportunità per poter accedere ai prossimi tre importanti impegni in Europa, due major (Amundi Evian Championship, 21-24 luglio, e AIG Women’s Open, 4-7 agosto) e in mezzo il Trust Golf Women’s Scottish Open (28-31 luglio).
Sono le giocatrici stesse a decidere con quale compagna giocare, ma è apparsa scontata la coppia delle sorelle thailandesi Ariya e Moriya Jutanugarn, che difendono il titolo. E’ il team M&M, sigla presa dai loro nomignoli sul circuito, rispettivamente May e Mo. Non sono state da meno le sorelle Nelly e Jessica Korda (team Jelly), con la prima numero tre mondiale che sarà anche la giocatrice più in alto nel ranking in assenza della coreana Jin Young Ko, numero uno, e dell’australiana Minjee Lee, numero due.
Altre squadre sono nate dall’esperienza condivisa in Solheim Cup con quelle di Lizette Salas e Jennifer Kupcho, che sono state insieme all’Inverness Club nel 2021, di Lexi Thompson e Brittany Altomare e di Brittany Lang e Gerina Piller, ora Mendoza.
In gara anche due icone del golf mondiale, la svedese Annika Sorenstam, con la connazionale Madelene Sagstrom, e l’australiana Karrie Webb con Marina Alex. La Webb, le cui apparizioni sono rare, è stata l’unica in grado di contrastare la Sorenstam quando quest’ultima per oltre un decennio ha dominato la scena mondiale. Sarà, peraltro, la prima volta, dal 2008, che competeranno nello stesso evento due membri della World Golf Hall of Fame. Entrambe prenderanno parte nella prossima settimana al LPGA Senior Championship.
Altre squadre da seguire quelle della coreana Mi Hyang Lee e della giapponese Haru Nomura, delle thailandesi Pornanong Phatlum e Pavarisa Yoktuan, di Stacy Lewis e della messicana Maria Fassi e di Cydney Clanton e della thailandese Jasmine Suwannapura che si sono imposte nella prima delle due edizioni del torneo nel 2019, mentre nel 2020 non si è disputato.
Alla vigilia lo sponsor ha annunciato che darà il suo supporto fino al 2029, una tra le più lunghe sponsorizzazioni per il LPGA Tour. Il montepremi complessivo è di 2.500.000 dollari.
Vittoria a sorpresa della thailandese Arpichaya Yubol con 206 (71 68 67, -10) colpi nel Trust Golf Links Series - The Musselburgh GC. Non era tra le favorite, ma con un gran 67 (-5, otto birdie, tre bogey) nel giro finale è risalita dalla seconda posizione e ha fatto letteralmente il vuoto lasciando a cinque colpi la tedesca Patricia Isabel Schmidt e la dilettante olandese Lauren Holmey (211, -5), quest’ultima già vincitrice in stagione.
Sul percorso del The Musselburgh GC, a Edimburgo in Scozia, hanno offerto buone prestazioni Clara Manzalini, ottava con 216 (71 72 73, par), Lucrezia Colombotto Rosso, 14ª con 220 (76 70 74, +4), e la neopro Sara Berselli, 25ª con 226 (78 74 74, +10), che hanno preceduto l’amateur Alessia Fornara, 34ª con 229 (78 77 74, +13), e Martina Flori, 43ª con 234 (76 79 79, +18). Si è ritirata l’altra dilettante Caterina Tatti.
Deluse la thailandese Chanettee Wannasaen, reduce dal successo nel Trust Golf Links Series - Ramside Hall GC in Inghilterra, quarta con 212 (-4), e soprattutto la tedesca Chiara Noja, quinta con 213 (-3), che in vetta al termine del secondo round sperava di cogliere il suo secondo titolo stagionale e di rafforzare la leadership nell’ordine di merito, che comunque ha conservato.
Clara Manzalini ha ottenuto il suo miglior piazzamento nelle quattro gare disputate da proette, con le precedenti terminate al 24°, 12° e 15° posto. Ha girato in 73 (-1) colpi con quattro birdie e cinque bogey.
Lucrezia Colombotto Rosso ha dato un altro segnale importante nell’ottica di accedere alle posizioni della money list che portano sul Ladies European Tour. Con il 74 (+2) a chiudere (due birdie, quattro bogey) è andata a premio per l’ottava volta in altrettante gare disputate. E’ il secondo miglior risultato dopo il successo nel Terre Blanche Ladies Open Open, mentre nelle altre occasioni è terminata tra il 23° e il 41° posto. Un 74 (+2) anche per Sara Berselli con un birdie e tre bogey. Arpichaya Yubol è stata gratificata con un assegno di 6.400 euro su un montepremi di 40.000 euro.
LA VIGILIA - Il LET Access si trasferisce dall’Inghilterra alla Scozia per il Trust Golf Links Series - The Musselburgh GC dove competeranno, dal 14 al 16 luglio, sei italiane, Lucrezia Colombotto Rosso, Clara Manzalini, alla quarta gara da proette, Martina Flori, Sara Berselli, passata di categoria, e le dilettanti Caterina Tatti e Alessia Fornara.
Sul percorso del The Musselburgh GC, a Edimburgo in Scozia, fari puntati sulla tedesca Chiara Noja, a segno nell’Amundi Czech Open e numero uno dell’ordine di merito, ma non avrà vita facile in un contesto che comprende altre sette giocatrici tra le top ten della money list e altre quattro vincitrici stagionali. Seguono la Noja nella graduatoria la dilettante olandese Lauren Holmey (n. 3, suo il Flumserberg Ladies Open), l’inglese Gemma Clews (n. 4), l’australiana Kristalle Blum (n. 6, vincitrice del Golf Vlaanderen LETAS Trophy), l’austriaca Katharina Muehlbauer (n. 7), l’altra tedesca Patricia Isabel Schmidt (n. 8), Lucrezia Colombotto Rosso (n. 9, che si è imposta nel Terre Blanche Ladies Open) e la scozzese Hannah McCook (n. 10). In campo anche la thailandese Chanettee Wannasaen, reduce dal successo nel precedente Trust Golf Links Series - Ramside Hall GC. Il montepremi è di 40.000 euro con prima moneta di 6.400 euro.
Marc Hammer ha conquistato la quinta edizione dell'Euram Bank Open, unico appuntamento austriaco del Challenge Tour che si è disputato a Ramsau, sul percorso del GC Adamstal (par 70). Il tedesco ha vinto con un totale di 270 (68 70 66 66, -10) colpi davanti al francese Pierre Pineau, secondo con 272 (-8). Ottima prova di Jacopo Vecchi Fossa, il migliore tra gli otto italiani in gara, che si è piazzato in 9/a posizione con 275 (70 66 72 67, -5). Per il 28enne emiliano, che ha festeggiato il compleanno il 14 luglio, si tratta della seconda top ten stagionale dopo il 7/o posto ottenuto all'SDC Open.
Edoardo Raffaele Lipparelli ha chiuso 28/o con 279 (68 70 68 73, -1), Lorenzo Scalise 37/o con 280 (67 71 73 69, par), Filippo Bergamaschi 44/o con 281 (72 66 75 68, +1) e Federico Maccario 50/o con 282 (71 69 72 70, +2). Mentre non hanno superato il taglio Aron Zemmer, 67/o con 141 (71 70, +1), Enrico Di Nitto, 95/o con 144 (74 70, +4) e Andrea Romano, 109/o con 145 (78 67, +5).
Grazie a questo successo, il primo in carriera sul Challenge Tour, Marc Hammer ha incassato un assegno di 40.000 euro su un montepremi complessivo di 250.000 succedendo nell'albo d'oro al gallese Stuart Manley, vincitore nel 2021 ma che quest'anno non è andato oltre il 95/o posto con 144 (+4).
LA VIGILIA - Unica tappa del Challenge Tour in Austria dove a Ramsau va in scena la quinta edizione dell’Euram Bank Open. Sul percorso del GC Adamstal, otto gli italiani al via. Con Lorenzo Scalise, il più in alto nell’ordine di merito (22°), vi saranno Aron Zemmer, Jacopo Vecchi Fossa, Federico Maccario, Enrico Di Nitto, Filippo Bergamaschi, Edoardo Raffaele Lipparelli e Andrea Romano, mentre rimarrà a riposo Matteo Manassero.
Molte le defezioni e, in particolare, mancheranno otto dei primi dieci della Road To Mallorca (la money list). Presenti solamente lo svizzero Jeremy Freiburghaus, numero otto, e il danese Nicolai Kristensen, numero dieci. Nel field, però, figurano tanti altri giocatori di buon livello come i tedeschi Freddy Schott e Bernd Ritthammer, l’inglese Max Orrin, lo svedese Jens Fahrbring, il ceco Ondrej Lieser, il polacco Mateusz Gradecki, gli spagnoli Eduard Rousaud e Borja Virto, il francese Damien Perrier e il sudafricano Jacques Blaauw, per citarne alcuni.
Difende uno dei tre titoli raccolti in una lunga carriera con pochi acuti sul Challenge Tour il gallese Stuart Manley, 43enne di Mountain Ash, che in stagione è andato a premio otto volte in undici tornei, ma con piazzamenti di media classifica a parte un ottavo posto (Magical Kenya Open).
Sicuramente ben motivato Lorenzo Scalise, teso a rientrare tra i primi venti dell’ordine di merito - da cui è uscito per il taglio subito la scorsa settimana in Francia - ai quali a fine stagione andrà una ‘carta’ per l’European Tour 2023, Il montepremi è di 250.000 euro dei quali 40.000 gratificheranno il vincitore.
Anna Nordqvist ha vinto il Big Green Egg Open, torneo del Ladies European Tour che si è disputato sul percorso del Rosendaelsche Golf Club (par 72), ad Arnhem in Olanda. La svedese si è imposta con un totale di 281 (72 70 67 72, -7) colpi davanti all'austriaca Sarah Schober, seconda con 282 (67 70 73 72, -6). Virginia Elena Carta, unica italiana in gara, dopo un inizio difficile e un primo giro chiuso all'80/o posto è riuscita a compiere una grande rimonta fino a chiudere in 8/a posizione con uno score di 286 (76 71 70 69, -2).
Per Anna Nordqvist si tratta del primo titolo stagionale sul LET, che va ad aggiungersi ad un palmarès ricco di trofei (tra cui tre major). Grazie a questo exploit, la 35enne scandinava ha incassato un assegno di 37.500 euro su un montepremi complessivo di 250.000.
LA VIGILIA - Virginia Elena Carta riprende il suo cammino sul Ladies European Tour, dopo un turno di riposo, partecipando al Big Green Egg Open (14-17 luglio) in programma sul percorso del Rosendaelsche Golf Club, ad Arnhem in Olanda.
In un field dove mancano quasi tutte le protagoniste stagionali si prendono la scena due giocatrici di peso quali la svedese Anna Nordqvist, 35enne di Eskilstuna, nove titoli sul LPGA Tour con tre major e due sul LET, e la scozzese Catriona Matthew, 52enne di Edinburgo, quattro successi con un major sul LPGA Tour e cinque sul LET al netto del major stesso.
Da seguire anche le spagnole Nuria Iturrioz, Carmen Alonso e Paz Marta Sans, le inglesi Cloe Frankish e Alice Hewson, la tedesca Karolin Lampert, le svedesi Elin Arvidsson e Lisa Pettersson, la scozzese Gabrielle MacDonald, l’indiana Diksha Dagar e la ceca Jana Melichova, che dopo essersi imposta da dilettante nel Tipsport Czech Ladies Open è passata di categoria. Occasione per la neozelandese Momoka Kobori, che dopo aver vinto due gare sul LET Access, prova a testare le sue capacità a livello superiore.
Virginia Elena Carta, in una stagione al momento sicuramente positiva, è uscita al taglio nell’Amundi German Masters, l’ultimo torneo che ha disputato, dopo essere andata sempre a premio nei primi quattordici eventi giocati (due a squadre). Il montepremi è di 250.000 euro.
Chez Reavie ha rallentato notevolmente nel giro finale, ma è riuscito a vincere con 43 (9-19-9-6) punti il Barracuda Championship, uno di vantaggio sullo svedese Alex Noren (42). Il torneo, organizzato in collaborazione tra PGA Tour e DP World Tour, si è svolto con una formula stableford modificata. Si assegnavano otto punti per un albatross, cinque per un eagle, due per un birdie, nessuno per il par, mentre venivano tolti un punto per il bogey e tre per il doppio bogey o altro.
Dei quattro italiani in gara, Nino Bertasio si è classificato 20° con 25 punti e Francesco Laporta 39° con 20, mentre è uscito al taglio dopo 36 buche Andrea Pavan con “meno 3” (3, -6) e si è ritirato nel primo round per problemi al polso Renato Paratore.
Chez Reavie, 40enne di Wichita (Kansas), ha firmato il terzo titolo sul PGA Tour dopo quelli nel RBC Canadian Open (2008) e nel Travelers Championship (2019) per un palmarés che comprende anche due successi nel Web.com (oggi Korn Ferry) Tour. In 361 presenze sul circuito ha ottenuto altre 26 top ten in una carriera di poche soddisfazioni, ma che comunque gli ha permesso una vita tranquilla. Nel turno conclusivo ha raccolto solo sei punti, tuttavia con il quarto e ultimo birdie (contro due bogey) alla buca 16 ha reso vana la rincorsa di Noren, che pure ha segnato con 14 punti (otto birdie, due bogey) il miglior score di giornata.
Con il titolo Reavie ha ricevuto un assegno di 666.000 dollari su un montepremi di 3.700.000 dollari e la possibilità di giocare fino al 2024 senza la necessità di dover mantenere la ‘carta’ attraverso l’ordine di merito.
Lo scozzese Martin Laird è terminato terzo con 38 punti, seguito da Mark Hubbard, quarto con 37, da Scott Gutschewski, quinto con 35, e dall’australiano Cameron Davis, sesto con 34.
Nino Bertasio (7-10-3-5) ha mantenuto il 20° posto acquisito dopo il terzo round con un parziale di 5 punti frutto di tre birdie e di un bogey e Francesco Laporta (6-3-7-4) ha segnato quattro punti con tre birdie e due bogey.
TERZO GIRO - Chez Reavie ha rallentato raccogliendo nove punti nel “moving day”, ma con il totale di 37 (9-19-9) ha mantenuto la leadership nel Barracuda Championship e affronterà il giro finale con un margine di sei sullo scozzese Martin Laird (31). Il torneo, organizzato in collaborazione tra PGA Tour e DP World Tour, si svolge con una formula stableford modificata. Sono assegnati otto punti per un albatross, cinque per un eagle, due per un birdie, nessuno per il par, mentre vengono tolti un punto per il bogey e tre per il doppio bogey o altro.
Al Tahoe Mt. Club (Old Greenwood, par 71) di Truckee in California, ha perso terreno Nino Bertasio, da ottavo a 20° con 20 punti (7-10-3) che ne ha assommati al totale solo tre frutto di cinque birdie, quattro bogey e un doppio bogey. E’ risalito dalla 46ª alla 40ª piazza Francesco Laporta con 16 (6-3-7), che di punti ne ha fatti sette con cinque birdie e tre bogey.
Chez Reavie, 40enne di Wichita (Kansas), ha trascorso una vita sul PGA Tour con due soli successi, uno nel 2008 e l’altro nel 2019, insieme ad altri due nel Web.com (oggi Korn Ferry) Tour. Un buon impiegato del circuito dove si è guadagnato, in 360 presenze con 28 top ten, tanto da non aver problemi esistenziali. Ha totalizzato nove punti con cinque birdie e un bogey e ora spera nel terzo successo confidando nei sei punti che lo separano da Laird. Non sono molti in una stableford, ma abbastanza per cullare il sogno.
Sono in ottima posizione di classifica, ma piuttosto lontani della vetta, lo svedese Ale Noren e l’australiano Cameron Davis, terzi con 28, Brice Garnett e l’altro svedese Henrik Norlander, quinti con 27. Ha recuperato 47 posizioni con un 18 (nove birdie senza bogey), miglior score di giornata equivalente a un 62 (-9) in una medal, Michael Thompson, settimo con 26 insieme ad Harry Higgs, Maverick McNealy e a Joshua Creel. E’ uscito al taglio Andrea Pavan con “meno 3” (3, -6) e si è ritirato nel primo round per problemi al polso Renato Paratore.
La gara, in cui sono stati ammessi 44 golfisti del circuito europeo, ha un montepremi di 3.700.000 dollari, con prima moneta di 666.000 dollari, notevolmente più basso della media statunitense, ma è l’unica differenza con gli altri eventi in calendario, perché in caso di successo i benefici saranno gli stessi con, in particolare, l’esenzione su entrambi i tour.
SECONDO GIRO - Nino Bertasio è risalito dal 29° all’ottavo posto con 17 punti (7, 10) nel secondo giro del Barracuda Championship al Tahoe Mt. Club (Old Greenwood, par 71) di Truckee in California dove il torneo, organizzato in collaborazione tra PGA Tour e DP World Tour, si svolge con una formula stableford modificata. Sono assegnati otto punti per un albatross, cinque per un eagle, due per un birdie, nessuno per il par, mentre vengono tolti un punto per il bogey e tre per il doppio bogey o altro. E’ in 46ª posizione con 9 (6, 3) Francesco Laporta ed è uscito al taglio, caduto a 7 punti, Andrea Pavan con “meno 3” (3, -6).
Guida la graduatoria con 28 punti, dopo un ottimo 19, punteggio più alto di giornata (un eagle, sette birdie), Chez Reavie, 40enne di Wichita (Kansas), una vita sul PGA Tour con due successi, uno nel 2008 e l’altro nel 2019, insieme ad altri due nel Web.com (oggi Korn Ferry) Tour e il resto praticamente nell’anonimato. E’ seguito a tre punti da Mark Hubbard e dallo svedese Henrik Norlander (25). Al quarto posto con 21 Kevin Tway e al quinto con 18 Maverick McNealy e Martin Trainer.
Bertasio ha segnato dieci punti con sei birdie e due bogey, Laporta ne ha totalizzati 3 con cinque birdie, quattro bogey e un doppio bogey e Pavan ne ha persi sei con due birdie, quattro bogey e due doppi bogey. Si è ritirato nel primo round per problemi al polso Renato Paratore.
La gara, in cui sono stati ammessi 44 golfisti del circuito europeo, ha un montepremi di 3.700.000 dollari, con prima moneta di 666.000 dollari, notevolmente più basso della media statunitense, ma è l’unica differenza con gli altri eventi in calendario, perché in caso di successo i benefici saranno gli stessi con, in particolare, l’esenzione su entrambi i tour.
PRIMO GIRO - Mark Hubbard e Charley Hoffman in vetta con “+13” punti e Nino Bertasio, primo tra gli italiani, 29° con “+7” nel Barracuda Championship al Tahoe Mt. Club (Old Greenwood, par 71) di Truckee in California. ll torneo, organizzato in collaborazione tra PGA Tour e DP World Tour, si svolge con una formula stableford modificata. Sono assegnati otto punti per un albatross, cinque per un eagle, due per un birdie, nessuno per il par, mentre vengono tolti un punto per il bogey e tre per il doppio bogey o altro.
Degli altri tre azzurri in campo, Francesco Laporta è 38° con “+6”, Andrea Pavan 72° con “+3”, mentre Renato Paratore è stato costretto al ritiro per un infortunio al polso.
Hubbard e Hoffman, che hanno marciato di pari passo con sette birdie e un bogey, precedono di un punto Brice Garnett, Sean Crocker e il canadese Aaron Cockerill, secondi con “+12”. Al sesto posto con “+11” si trovano Jim Knous, Maverick McNealy, il canadese Michael Gligic, l’inglese Callum Tarren e lo svedese Henrik Norlander.
La gara, in cui sono stati ammessi 44 golfisti del circuito europeo, ha un montepremi di 3.700.000 dollari, con prima moneta di 666.000 dollari, notevolmente più basso della media statunitense, ma è l’unica differenza con gli altri eventi in calendario, perché in caso di successo i benefici saranno gli stessi con, in particolare, l’esenzione su entrambi i tour.
LA VIGILIA - Quattro italiani al Barracuda Championship. Sono Renato Paratore, Nino Bertasio, Francesco Laporta e Andrea Pavan, in gara dal 14 al 17 luglio al Tahoe Mt. Club (Old Greenwood) di Truckee in California. Un fatto inusuale che nasce dalla collaborazione iniziata tra PGA Tour e DP World Tour e che apre scenari nuovi soprattutto ai giocatori del circuito continentale con 44 nel field in tale occasione. Insieme agli azzurri, tra gli altri, lo svedese Alex Noren, il danese Rasmus Hojgaard, il cinese Ashun Wu, il sudafricano Justin Walters, il portoghese Ricardo Gouveia e i tedeschi Matti Schmid e Hurly Long.
Tra i golfisti del tour americano ve ne sono alcuni con un buon palmarès come Brandt Snedeker e Jay Haas (per entrambi una FedEx Cup) e Jason Dufner (un major). Con loro Sean O’Hair, Charles Howell III, Kevin Tway, Trey Mullinax, vincitore del precedente Barbasol Championship, il canadese David Hearn e i coreani Sangmoon Bae e Sung Kang.
Nel torneo giunto alla 24ª edizione il primo a firmare l’albo d’oro nel 1999 è stato Notah Begay III, noto soprattutto per essere di origine navajo, poi nel 2019 Collin Morikawa ha siglato il primo successo in carriera. E’ assente il sudafricano Erik van Rooyen, campione in carica e impegnato nel 150° The Open, ma vi saranno nove past winner: Richy Werenski (2020), Andrew Putnam (2018), Chris Stroud (2017), gli australiani Greg Chalmers (2016) e Geoff Ogilvy (2014), J.J. Henry (2012-2015), che ha ricevuto un invito dello sponsor, Scott Piercy (2011), Parker McLachlin (2008) e Vaughn Taylor (2004-2005, unica doppietta consecutiva).
Paratore proverà a riscattare l’uscita al taglio della scorsa settimana. Ha già fatto apparizioni negli Stati Uniti, in particolare in due US Open (31° nel 2020 e out nel 2019), così come ha partecipato ad altri eventi Andrea Pavan. Sarà, comunque, una bella esperienza per Nino Bertasio e Francesco Laporta.
Il torneo si svolge con una formula stableford modificata. Saranno assegnati otto punti per un albatross, cinque punti per un eagle, due per un birdie, nessuno per il par, mentre verranno tolti un punto per il bogey e tre per il doppio bogey o altro.
Il montepremi è di 3.700.000 dollari, con prima moneta di 666.000 dollari, notevolmente più basso della media statunitense, ma è l’unica differenza con le altre gare, perché in caso di successo i benefici saranno gli stessi con, in particolare, l’esenzione su entrambi i tour.
Il torneo in diretta su GOLFTV e su Eurosport 2 – Il Barracuda Championship verrà trasmesso in diretta su GOLFTV e su Eurosport 2 per tutte le giornate di gara dalle ore 24:00 alle 3:00. Commento di Alessandro Bellicini e di Matteo Delpodio.
L’australiano Cameron Smith, prima con una rimonta incredibile e poi con un finale in cui ha respinto ogni tentativo di recupero degli avversari, ha vinto con 268 (67 64 73 64, -20) colpi il 150° The Open disputato per la 30° volta sul percorso dell’Old Course (par 72) di St. Andrews, in Scozia. Il 28enne di Brisbane, al suo primo exploit in un major, ha superato di misura Cameron Young, secondo con 269 (-19), e il nordirlandese Rory McIlroy, terzo con 270 (-18).
Grande soddisfazione in casa azzurra per la prova di Filippo Celli che ha ottenuto la Silver Medal, riservata al miglior dilettante, terminando 47° con 283 (74 67 71 71, -5), e per la risalita nei due round conclusivi dal 66° al 15° posto di Francesco Molinari (278 - 73 71 66 68, -10).
Cameron Smith, cinque titoli sul PGA Tour, tre conquistati al playoff, e due sul DP World Tour (uno allo spareggio), vincitore a marzo del prestigioso The Players Championship, ha cambiato le sorti del torneo, che sembravano dopo nove buche in mano a McIlroy avanti di due colpi, realizzando cinque birdie consecutivi dalla decima buca alla 14ª e ponendosi al comando. Subito in ritardo il norvegese Viktor Hovland, leader con McIlroy dopo il “moving day”, e con quest’ultimo che dopo i due birdie in dieci buche non è stato più capace di segnarne altri (70, -2 finale), è stato Cameron Young a dare l’ultimo brivido con un eagle alla buca 18 (65, -7 con in precedenza sette birdie e due bogey). Smith, però, ha evitato il playoff con l’ottavo birdie di giornata per il 64 (-8) vincente e miglior score del turno, ottenuto anche da Sam Burns, che non ci ha fatto molto (42° con 282, -6). Per il successo Cameron Smith ha ricevuto un assegno di 2.500.000 dollari su un montepremi di 14 milioni di dollari, il più alto nella storia dell’evento.
Hovland si è classificato al quarto posto con 274 (.14), agganciato dall’inglese Tommy Fleetwood, e sono terminati tra i top ten alcuni ritenuti alla vigilia autorevoli candidati al titolo come Dustin Johnson, sesto con 273 (-13) alla pari con Brian Harman, quindi Bryson DeChambeau, risalito dalla 18ª piazza, Jordan Spieth e Patrick Cantlay, ottavi con 276 (-12).
Molinari, un bel finale – Una partenza lenta, poi due giri finali al suo livello. Francesco Molinari, primo italiano a vincere il The Open nel 2018, dopo un 73 (+1) e un 71 (-1), è risalito dal 66° posto per approdare al 15° passando per il 18°.
Prime 36 buche concluse in par, poi sette birdie e un bogey nel terzo round e cinque birdie e un bogey nel quarto, con ben dieci colpi strappati al campo. Abbastanza per giustificare qualche rimpianto, ma probabilmente utili per dargli la consapevolezza di poter dire ancora molto in questa seconda parte di stagione.
A Celli la Silver Medal – Ha impiegato un giro per superare l’emozione, poi Filippo Celli, 21enne romano, ha acquisito la tranquillità tradotta subito in un 67 (-5) nel secondo giro con cui ha capito che poteva puntare alla Silver Medal, avendo recuperato tre dei sei colpi di svantaggio che aveva da Barclay Brown. Poi due 71 (-1), il primo per il sorpasso sull’inglese e il secondo per cogliere il prestigioso riconoscimento.
Nove buche in par e in altalena con tre birdie e altrettanti bogey, poi un bogey alla buca 11, che gli ha dato solo una minima apprensione perché i suoi avversari erano già in club house e in coda alla classifica, quindi l’eagle della certezza e infine un bogey e un birdie solo per completare i numeri. E per lasciare a debita distanza gli altri tre amateur Aaron Jarvis, 76° con 289 (+1), Barclay Brown, 79° con 290 (+2) e Sam Bairstrow, 81° con 292 (+4). E’ divenuto il secondo azzurro, dopo Matteo Manassero nel 2009, a fregiarsi della Silver Medal istituita nel 1949, e vinta in passato da grandi campioni quali Tiger Woods (1996), Justin Rose (1998), Rory McIlroy (2007) e Matthew Fitzpatrick (2013). Un mese fantastico per l’azzurro che a giugno si era imposto nell’European Amateur Championship a Valencia, in Spagna.
Celli, che ha avuto quale caddie il suo coach e Commissario Tecnico della Nazionale dilettanti italiana Alberto Binaghi, ha detto al termine: “Mi sento veramente felice e sono contento di aver condiviso questi momenti con Alberto, che aveva seguito anche Manassero nel 2009 e che mi ha molto aiutato durante la settimana con la sua notevole esperienza. Questa mattina mi sembrava incredibile di avere l’occasione per aggiungere nell’albo d’oro il mio nome a quello di tanti grandi campioni che hanno vinto la Silver Medal. Non mi sono emozionato, ma mi sono detto solo da andare in campo sereno e vedere cosa sarebbe successo. Ora la Silver Medal è una realtà e spero sia solo l’inizio per raggiungere altri traguardi importanti. E per questo ringrazio la Federazione Italiana Golf per il prezioso supporto che ho sempre ricevuto”.
Grande soddisfazione, naturalmente, per il prestigioso risultato da parte della Federazione Italiana Golf, presente a St. Andrews con il Presidente Franco Chimenti e con il Segretario Generale Marta Maestroni.
I delusi – Sicuramente non si attendeva un finale così deludente Scottie Scheffler, numero uno mondiale, che invece di lottare per il titolo dall’alto del quinto posto che occupava dopo 54 buche, è finito nell’anonimato del 21° con 279 (-9) come l’inglese Matthew Fitzpatrick.
Il torneo non ha riservato soddisfazioni neanche a Xander Schauffele, stesso score di Molinari, allo spagnolo Jon Rahm, 34° con 281 (-7), e a Justin Thomas, 53° con 284 (-4). Bilancio assolutamente in rosso per Collin Morikawa, che difendeva il titolo, 84° con 145 (+1) e uscito al taglio. Stessa sorte per Tiger Woods, 148° con 153 (78 75, +9), e per il terzo italiano in campo, Guido Migliozzi, 107° con 147 (73 74, +3).
TERZO GIRO - E’ stato un “moving day” del 150° The Open emozionante e ricco di colpi di scena dove hanno preso il comando con 200 (-16) colpi il nordirlandese Rory McIlroy, numero due mondiale, particolarmente ispirato e il norvegese Viktor Hovland, numero 9, che gli ha tenuto testa con grande personalità, entrambi autori di un 66 (-6).
Sul percorso dell’Old Course (par 72) di St. Andrews, in Scozia, che ospita per la 30ª volta l’evento, ha rimontato con molta determinazione Francesco Molinari, da 66° a 18° con 210 (-6), e ha tenuto il dilettante Filippo Celli, 35° con 212 (-4), che è in piena corsa per la Silver Medal, riservata al miglior amateur.
Rory McIlroy (66 68 66), 33enne di Holywood, 21 titoli sul PGA Tour e sette sul DP World Tour, al netto di quattro major e di tre WGC, ha l’occasione per replicare il successo firmato in questo major nel 2014 che si è procurata nel contesto di una prova in cui spicca la perla di un eagle alla buca 10, con palla imbucata dal bunker, a cui ha aggiunto cinque birdie e un bogey. Viktor Hovland, 24enne di Oslo, tre vittorie sul PGA Tour e due sul DP World Tour, proverà a far suo il primo major dopo aver dato prova della sua ottima condizione mettendo insieme sei birdie senza bogey.
La corsa finale per il titolo potrebbe ridursi a una sorta di match play tra i due leader, la cui andatura ha lasciato il segno. Infatti accusano quattro colpi di ritardo l’australiano Cameron Smith, in vetta dopo due round, e Cameron Young, terzi con 204 (-12), e sono a cinque lunghezze Scottie Scheffler, n. 1 del World Ranking, e il coreano Si Woo Kim, quinti con 205 (-11). Forse troppi sei colpi da recuperare anche per un campione come Dustin Johnson, sesto con 206 (-10), e probabilmente fuori gioco gli inglesi Tommy Fleetwood e Matthew Fitzpatrick e l’australiano Adam Scott, ottavi con 207 (-9).
Gli azzurri: sale Molinari, Celli per la Silver Medal – Una rimonta cercata con determinazione da Francesco Molinari e avallata da un 66 (-6), secondo score di giornata in comproprietà con altri quattro giocatori, compresi i leader, dopo il 65 (-7) di Kevin Kisner (13° con 209, -7). Un giro iniziato molto forte dal torinese, primo italiano a vincere il The Open nel 2018, con cinque birdie sulle prime dieci buche, poi una sbavatura con un colpo perso alla 11ª e altri due birdie in quella parte finale del tracciato tra la 13ª e la 18ª dove nei due round precedenti aveva lasciato quattro colpi al campo. E ora la top ten non è poi così lontana.
Filippo Celli (74 67 71) sta conducendo il suo primo major con molta autorità e accortezza. Ha guadagnato una posizione dopo un 71 (-1) in cui ha attaccato (due birdie sulle prime dieci buche) e poi ha reagito a tre bogey con altri due birdie che gli hanno permesso di rimanere in attivo nei confronti dell’Old Course. E con il cedimento dell’inglese Barclay Brown, da 12° a 64° con 215 (-1), e con gli altri due dilettanti ancora più indietro (Aaron Jarvis 69° con 216, par, e Sam Bairstow 83° con 223, +7) ha concrete possibilità di prevalere nella corsa verso la prestigiosa Silver Medal.
Rimonta Jordan Spieth – Si è portato dal 25° all’11° posto con 208 (-8) Jordan Spieth, autore di un 68 (-4), ma l’orgoglio ha prodotto solamente una rimonta tardiva buona comunque per provare a rimanere tra i primi dieci classificati, cosa che tenterà di fare anche Patrick Cantlay (n. 4 del World Ranking), che l’affianca. Obiettivo che invece non è più alla portata di altri big dai quali si attendeva una risposta diversa, come Bryson DeChambeau, anche se risalito dal 55° al 18° posto a fianco di Molinari, Xander Schauffele (n. 5) e lo spagnolo Jon Rahm (n. 3), 24.i con 211 (-5), e Justin Thomas, 55° con 214 (-2). Sono usciti al taglio, tra gli altri, Tiger Woods, 148° con 153 (78 75, +9), e il terzo italiano in campo, Guido Migliozzi, 107° con 147 (73 74, +3).
Il montepremi è di 14 milioni di dollari, il più alto nella storia dell’evento, dei quali 2.500.000 andranno al vincitore insieme alla Claret Jug, simbolo del torneo.
SECONDO GIRO - L’australiano Cameron Smith, numero sei mondiale, ha realizzato un 64 (-8), miglior score di giornata, e con un totale di 131 (67 64, -11) colpi ha sorpassato Cameron Young, secondo con 133 (-11), nel 150° The Open, il quarto major stagionale che si sta svolgendo per la 30ª volta nella storia sull’Old Course (par 72) di St. Andrews in Scozia. Non ha potuto evitare il taglio Tiger Woods, 148° con 153 (78 75, +9), che non poteva fare molto dopo il pesante 78 (+6) d’apertura, ma di sicuro non dimenticherà mai gli applausi e l’affetto riservatigli da un pubblico da record.
Prodezze di Celli – Tra gli azzurri splendida prova del dilettante Filippo Celli, volato dal 101° al 36° posto con 141 (74 67, -3). Entrato nel field per essersi imposto nell’European Amateur Championship a Valencia, in Spagna, il 21enne romano ha realizzato un gran 67 (-5), bogey free, con cinque birdie distribuiti tra la quinta e la 18ª buca. Una gara molto attenta che gli ha permesso di recuperare tre colpi sull’amateur inglese Barclay Brown (12° con 138, -6), mettendosi in corsa per giocarsi il primato tra i dilettanti e conquistare la Silver Medal.
Ha rimontato undici posizioni Francesco Molinari, 66° con 144 (73 71, par), sufficienti per rimanere in gara, ma con un po’ di rammarico per i due bogey nel finale, che hanno fatto 71 (-1), dopo quattro birdie e un bogey sulle prime 15 buche. E’ invece uscito al taglio Guido Migliozzi, 107° con 147 (73 74, +3), autore di un 74 (+2). Ha tenuto fino alla 12ª buca (tre birdie, due bogey), poi le cose sono precipitate con tre bogey.
Tributo a Woods – E’ uscito di scena commosso e tra le lacrime. Tiger Woods è stato salutato con un’autentica ovazione dal pubblico, che ha seguito in piedi e con un lunghissimo applauso la conclusione del giro e della gara del campione, il quale non ha resistito a una simile dimostrazione di stima e d’affetto. Così ha salutato togliendosi il cappello e ha dato spazio alla commozione, lui che in carriera non aveva mai mostrato segni di debolezza o cedimento. Lacrime che hanno significato tante cose e, magari, anche il timore di aver giocato per l’ultima volta nel tempio del golf, come poi ha affermato.
“Vengo a St. Andrews dal 1995 e penso che il prossimo The Open lo ospiteranno qui nel 2030. Non so se sarò ancora in grado fisicamente di giocare. E’ stato tutto molto emozionante. L’ovazione, il calore dei tifosi e la loro comprensione mi hanno regalato una sensazione davvero incredibile. Sono stato fortunato nella mia carriera e, ancora di più, per aver vinto due volte il torneo su questo percorso”.
McIlroy e Hovland a tre colpi dalla vetta – Cameron Smith, 28enne di Brisbane, cinque titoli sul PGA Tour, tre conquistati al playoff, e due sul DP World Tour (uno allo spareggio), vincitore a marzo del prestigioso The Players Championship, è risalito dal terzo posto mettendo a segno un eagle e sei birdie, dei quali cinque nelle prime nove buche, e ha allungato la classifica. Infatti Cameron Young con un parziale di 69 (-3, cinque birdie, due bogey) ha limitato i danni a due colpi, ma al leader gliene rendono tre il nordirlandese Rory McIlroy, numero due del World Ranking, e il norvegese Viktor Hovland, terzi con 134 (-10), e quattro Dustin Johnson, quinto con 135 (-9).
Sono a cinque lunghezze, sesti con 136 (-8), Scottie Scheffler, leader mondiale, e l’inglese Tyrrell Hatton, mentre occupano l’ottavo posto con 137 (-7) Patrick Cantlay (n. 4), Talor Gooch, Sahith Theegala e l’australiano Adam Scott.
Giornata di rimonte per l’inglese Matthew Fitzpatrick, da 55° a 12° con 138 (-6), per lo spagnolo Jon Rahm (n. 3) e per Jordan Spieth, 25.i con 140 (-4), risaliti rispettivamente dalla 77ª e dalla 35ª piazza. Hanno perso terreno Xander Schauffele (n. 5), da 13° a 18° con 139 (-5), e Bryson DeChambeau, da 13° a 55° con 143 (-1), dopo un 74 (+2). Nove passi in avanti per Justin Thomas, 46° con 142 (-2).
Fuori, tra gli altri, al taglio, caduto a 144 (par) e che ha lasciato in gara 83 concorrenti, Collin Morikawa (145, +1), campione in carica, che ha iniziato la stagione con cinque top ten, prima che il rendimento divenisse abbastanza altalenante, Brooks Koepka (148, +4) e Phil Mickelson (150, +6).
Il montepremi è di 14 milioni di dollari, il più alto nella storia dell’evento, dei quali 2.500.000 andranno al vincitore insieme alla Claret Jug, simbolo del torneo.
PRIMO GIRO - Lo statunitense Cameron Young si è preso la scena con un 64 (-8) nel primo giro del 150° The Open, il quarto major stagionale e il più longevo che si sta disputando per la 30ª volta sull’Old Course (par 72) di St. Andrews, tempio del golf mondiale, in Scozia. Tre gli azzurri in campo con Francesco Molinari, primo italiano a vincere la gara nel 2018 a Carnoustie, e Guido Migliozzi, 77.i con 73 (+1) colpi, e con il dilettante Filippo Celli, 101° con 74 (+2), entrato nel field per essersi imposto nell’European Amateur Championship a Valencia, in Spagna. E’ già finito il sogno di Tiger Woods di conquistare il quarto The Open dopo un round concluso al 146° posto con 78 (+6). Ha perso sei colpi sulle prime sette buche (due bogey e due doppi bogey), poi sono arrivati tre birdie, ma insieme ad altri tre bogey. Woods ha eguagliato così il suo peggior round al The Open, con lo stesso punteggio firmato nel 1995 quando ancora era un dilettante.
Cameron Young, 25enne di Scarborough (New York), promosso sul PGA Tour a fine 2021 dal Korn Ferry Tour grazie anche alle sue due uniche vittorie, ha disputato cinque major con un terzo posto quest’anno nel PGA Championship e quattro tagli. Ha giocato di mattina scendendo di otto colpi sotto il par con cinque birdie sulle prime nove buche e altri tre sulle seconde, senza bogey.
Buona partenza, come spesso gli è accaduto negli ultimi tempi, del nordirlandese Rory McIlroy, numero due mondiale, secondo con 66 (-6) colpi, dell’australiano Cameron Smith (n. 6) e dell’inglese Robert Dinwiddie, terzi con 67 (-5). Ritmo alto anche per Scottie Scheffler, leader del World Ranking e uno dei tre vincitori dei precedenti major (The Masters), e per Dustin Johnson, che si trovano nel gruppo al quinto posto con 68 (-4) dove figurano, tra gli altri, il norvegese Viktor Hovland e gli inglesi Lee Westwood e Barclay Brown, quest’ultimo dilettante. Non sono lontani dalla vetta, 13.i con 69 (-3), Bryson DeChambeau e, a conferma dell’ottimo momento che attraversa, Xander Schauffele (n. 5), reduce dai successi in meno di un mese nel Travelers Championship e nello Scottish Open.
Distacchi rimediabili per Patrick Cantlay (n. 4), 27° con 70 (-2), e per Jordan Spieth, 35° con 71 (-1), e poco brillanti Justin Thomas (suo il PGA Championship), Collin Morikawa, campione in carica, e l’inglese Matt Fitzpatrick, a segno nell’US Open, 55.i con 72 (par). Un colpo in più per lo spagnolo Jon Rahm (n. 3), 77° come Molinari e Migliozzi.
Hanno marciato di pari passo Francesco Molinari e Guido Migliozzi, il primo con un birdie al giro di boa e con due bogey nel finale e il vicentino con un birdie e due bogey, ma nella seconda parte del campo. Filippo Celli si è mantenuto in par per nove buche (un bogey, un birdie), poi ha proseguito con tre birdie, tre bogey e un doppio bogey.
Non sono partiti l’inglese Justin Rose, per un infortunio alla schiena, e il sudafricano Erik Van Rooyen, per problemi al collo, rispettivamente sostituiti dal giapponese Rikuya Hoshino e dall’inglese Aaron Rai.
Il montepremi è di 14 milioni di dollari, il più alto nella storia dell’evento, dei quali 2.500.000 dollari andranno al vincitore insieme alla Claret Jug, simbolo del torneo.
LA VIGILIA - E’ tutto pronto all’Old Course di St. Andrews per la 150esima edizione del The Open, in programma in Scozia dal 14 al 17 luglio. In gara tutti i migliori al mondo che si contenderanno un montepremi di 14 milioni di dollari (il più alto nella storia della competizione, di cui 2.500.000 andranno al vincitore) e la Claret Jug, simbolo del torneo. Da Scottie Scheffler, numero 1 mondiale, a Tiger Woods, da Jon Rahm a Collin Morikawa, campione in carica. Nell’élite anche tre azzurri: Francesco Molinari, primo italiano a vincere nel 2018 il The Open a Carnoustie, Guido Migliozzi e l’amateur Filippo Celli, che s’è guadagnato la possibilità di partecipare all’ambito torneo dopo aver fatto suo l’European Amateur Championship a Valencia, in Spagna.
Nella casa del golf, St. Andrews, l’attesa è altissima. Saranno infatti 290.000 gli spettatori che affolleranno l’Old Course per il Major (il quarto e ultimo del 2022) più longevo della disciplina (la prima edizione si giocò nel 1860). Un primato che supera quello del 2000 (239.000 i presenti), anno del primo successo di Woods nella competizione. Con il The Open che, per la 30esima volta, si giocherà sull’Old Course, il campo più antico al mondo.
F.Molinari, Migliozzi e Celli. L’Italia ne schiera tre in Scozia - Chicco Molinari guida gli azzurri in Scozia. Nel 2018 il torinese ha scritto la storia affermandosi quale primo italiano a imporsi in un Major nel suo anno d’oro. A secco di successi dal marzo 2019 (Arnold Palmer, PGA Tour), il piemontese ha ottenuto quale secondo miglior risultato nell’evento un 9/o posto nel 2013 (si classificò invece 11/o nel 2019). Seconda apparizione al The Open per Migliozzi, miglior azzurro nel world ranking, che lo scorso anno – proprio come Molinari – non superò il taglio. Debutto speciale per Celli, 21enne romano. Un amateur italiano torna così a giocare il The Open, cinque anni dopo l’ultima volta (Luca Cianchetti). Nel 1995 a sfiorare l’impresa fu Costantino Rocca, sconfitto poi allo spareggio da John Daly dopo un leggendario putt imbucato da una distanza impossibile proprio a St. Andrews.
Scheffler per la storia, Woods per la leggenda. Il field è stellare – All’Old Course hanno vinto il The Open campionissimi della disciplina come, tra gli altri, Sam Snead (1946), Jack Nicklaus (1970 e 1978), Severiano Ballesteros (1984), Nick Faldo (1990) e Woods (2000 e 2005). Con quest’ultimo che proverà a realizzare l’impresa di diventare il primo a vincere per tre volte il The Open a St Andrews, firmando così la quarta affermazione nella storia del torneo (vinto da Tiger anche nel 2006 al Royal Liverpool Golf Club). Tra i favoriti della vigilia ecco il nordirlandese Rory McIlroy (secondo nel world ranking) e l’americano Scheffler che sogna di emulare Woods. Tiger è stato infatti l’ultimo a vincere il The Masters e il The Open (a St. Andrews) nel 2005. Mentre Morikawa cercherà di diventare il primo (dal 2007-2008, Padraig Harrington) a conquistare consecutivamente il The Open. Riflettori puntati inoltre su Xander Schauffele, in un momento di forma super e reduce dagli exploit al Travelers Championship e allo Scottish Open.
Il record di successi (sei) appartiene a Harry Vardon, mentre quello di più giovane vincitore spetta ancora oggi a Young Tom Morris che, nel 1868, trionfò per la prima volta all’età di 17 anni e 156 giorni (succedendo nell’albo d’oro al papà), conquistando poi consecutivamente il torneo per quattro volte.
I tee times – Nei primi due round, Francesco Molinari giocherà al fianco degli inglesi Tommy Fleetwood (con cui nel 2018 alla Ryder Cup di Parigi formò una coppia d’oro) e Justin Rose (runner up nell’anno del trionfo del piemontese). Mentre Guido Migliozzi troverà il britannico Ian Poulter e il gallese Jamie Donaldson. Celli sarà affiancato invece dal nordirlandese Darren Clarke (campione nel 2011) e dall’inglese Richard Bland.
Verso la Ryder Cup 2023. Tra i past winner del The Open anche Henrik Stenson e Zach Johnson – In campo, tra i past winner della competizione, ci saranno anche Henrik Stenson e Zach Johnson, rispettivamente alla guida del team Europe e Usa alla Ryder Cup 2023 che si disputerà per la prima volta nella sua storia in Italia e sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio (Roma). Johnson si affermò al The Open nel 2015 (l’ultimo anno in cui l’evento fu deciso al play-off), Stenson conquistò il titolo nel 2016.
Il The Open in diretta su Sky Sport – La 150esima edizione del The Open verrà trasmessa in diretta su Sky Sport e in streaming su NOW. La prima giornata, giovedì 14 luglio, dalle ore 11:00 alle 21:00 su Sky Sport Action e dalle ore 11:00 alle 14:00 su Sky Sport Uno. Seconda giornata; venerdì 15 luglio, dalle ore 11:00 alle 21:00 su Sky Sport Action e dalle ore 11:00 alle 18:00 su Sky Sport Uno. Terza giornata; sabato 16 luglio, dalle ore 11:00 alle 21:00 su Sky Sport (canale 254) e su Sky Sport Uno dalle ore 11:00 alle 14:45. Quarta giornata; domenica 17 luglio, su Sky Sport (canale 254) dalle ore 10:00 alle 20:00 e su Sky Sport Uno dalle 10:00 alle 11:45. Commento tecnico di Alessandro Lupi, Michele Gallerani, Massimo Scarpa, Roberto Zappa e Marco Cogliati. L’approfondimento in studio sarà condotto da Francesca Piantanida all’interno del tg di Sky Sport 24 con la seguente programmazione: giovedì, venerdì e sabato alle ore 14:30, 17:00 e 21:00; domenica alle 12:30, 15:30 e alle 20:00.
A Lasne, in Belgio, è andato in scena sul percorso del Royal Waterloo Golf Club (par 72) il Belgian International Golf Championship for Boys & Girls U14. Nel torneo maschile si è imposto il tedesco Moritz Küls con un totale di 210 (72 69 69, -6) colpi davanti al francese Raphael Turcaud e all’olandese Youp Orsel, secondi con 213 (-3). Tra la squadra azzurra, seguita dall’Allenatore Federale Giovanni Magni e composta da Giovanni Bernardi, Simone Cavaliere, Giampaolo Gagliardi, Paolo Perrino ed Edoardo Spluga, il migliore è stato Giampaolo Gagliardi che ha chiuso in 4/a posizione con 218 (77 69 72, +2).
In Top ten anche Simone Cavaliere, 6/o con 221 (75 70 76, +5). Hanno chiuso tra i migliori venti pure Giovanni Bernardi, 15/o con 225 (74 72 79, +9), ed Edoardo Spluga, 18/o con 226 (75 75 76, +10). Paolo Perrino, invece, si è piazzato 33/o con 230 (79 75 76, +14). Hanno partecipato a titolo individuale anche Pietro Imperlati, 24/o con 228 (75 76 77, +12), Filippo Bonomi, 41/o con 233 (75 76 82, +17), Emanuele Galeppini, 45/o con 234 (81 81 72, +18), e Daniel Corapi, 79/o con 250 (82 82 86, +34).
Nella gara femminile successo per la francese Alice Kong, 1/a con 216 (72 73 71, par) davanti alla spagnola Liz Siyu Hao Zhang, 2/a con 220 (+4). Ottima prestazione per Matilde Modesti, unica azzurra presente nella competizione in rosa, 5/a con 226 (75 73 78, +10).
In Belgio la Nations-League Cup è stata dominata dal team Netherlands II con 647 (220 213 214, -1) davanti al team Italy I, formato da Gagliardi, Spluga, Bernardi e Perrino, 2/o con 666 (226 216 224, +18). Italy II, composto da Simone Cavaliere, Filippo Bonomi, Emanuele Galeppini e Pietro Imperlati, si è piazzato 4/o con 672 (225 222 225, +24).
LA VIGILIA - A Lasne, in Belgio, inizia il Belgian international Golf Championship for Boys & Girls U14 dove al torneo maschile prende parte la squadra azzurra composta da Giovanni Bernardi, Simone Cavaliere, Giampaolo Gagliardi, Paolo Perrino ed Edoardo Spluga, team seguito dall’Allenatore Federale Giovanni Magni.
Sul percorso del Royal Waterloo Golf Club, nell’evento che si disputa dal 7 al 9 luglio sulla distanza di 54 buche, saranno in campo a titolo personale anche Filippo Bonomi, Daniel Corapi, Emanuele Galeppini e Pietro Imperlati e, nella gara femminile, Matilde Modesti, in un contesto che comprende giovanissimi in rappresentanza, oltre che dell’Italia, anche di Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Olanda, Spagna, Danimarca, Polonia, Lussemburgo, Lituania, Gran Bretagna e Repubblica Ceca.
Si svolgerà anche la Nations-League Cup, con compagini di tre e di quattro elementi, sempre sulla distanza di 54 buche, dove per la classifica saranno validi i migliori tre score su quattro giornalieri. Nel quartetto azzurro Gagliardi, Spluga, Bernardi e Perrino.
Nel torneo, giunto alla decima edizione, l’Italia ha vinto per quattro volte tra i team (2015, 2017, 2018, 2019) e in altrettante occasioni ha fatto suo il titolo individuale con Marco Florioli (2019), Alessio Battista (2017), Andrea Ferraris (2013) e con il compianto Teodoro Soldati (2012).
Prossimo servizio al termine del torneo
LA VIGILIA - Roberta Liti prende parte al Twin Bridges Championship, la sua dodicesima gara stagionale sull’Epson Tour, il secondo circuito femminile statunitense, che si svolge dall’8 al 10 luglio al Pinehaven Country Club di Albany, nello Stato di New York. L’azzurra cercherà di riprendere il cammino interrotto da due tagli nelle ultime due uscite, nel contesto di sei eventi conclusi a premio, con miglior risultato l’11° posto nello IOA Championship, e altri tre tagli.
Ottimo il field con sette delle prime dieci classificate nell’ordine di merito e con fari puntati sulla leader Lucy Li, 19enne di Stanford (California), una delle giocatrici più attese tra le nuove leve che a giugno ha firmato il suo primo titolo (Carolina Golf Classic) superando al playoff Alexa Pano, quinta nel ranking, l’altra promessa del golf femminile statunitense. A recitare un ruolo di rilievo sono chiamate anche le altre cinque nella Top 10 della money list: la svedese Linnea Strom (n. 2), l’australiana Grace Kim (n. 4), la finlandese Kiira Riihijarvi (n. 6), la filippina Dottie Ardina (n. 9), di recente in buona evidenza, e la paraguaiana Sofia Garcia (n. 10).
Altre possibili protagoniste Gigi Stoll, Laura Wearn, Kim Kaufman, Bailey Tardy, la spagnola Marta Sanz Barrio, la messicana Maria Fassi. la svedese Daniela Holmqvist e le australiane Gabriela Ruffels e Stephanie Na. Il montepremi è di 200.000 dollari dei quali 30.000 gratificheranno la vincitrice.
Dai successi alle difficoltà e ritorno. Dopo anni di purgatorio Renato Paratore ha ritrovato la vittoria. Negli Emirati Arabi Uniti ha dominato l’UAE Challenge, evento dell’HotelPlanner Tour, tornando a festeggiare una impresa a distanza di 1.723 giorni dall’ultima volta (British Masters sul DP World Tour nel luglio 2020). “Sono davvero felice. È stato un exploit importante perché non riuscivo ad affermarmi da molto tempo. Ho avuto dei dubbi e mi sono chiesto: ‘Ma riuscirò a tornare a vincere’? Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. E adesso, l’obiettivo del 2025, è quello di riconquistare la ‘carta’ per il massimo circuito continentale”, spiega Paratore in una intervista a cuore aperto sui canali federali. È la storia di un predestinato, quella di Paratore. Nato il 14 dicembre del 1996 a Roma, da dilettante ha conquistato prima lo Junior Orange Bowl nel 2013 a Miami (Usa), poi, nel 2014, il Portuguese International Amateur Championship a Palmela.
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Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925 che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano.
Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open. La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta
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